Quando si parla di Rimini ha scritto il Sindaco Andrea Gnassi nellintroduzione del folder realizzato da poste italiane per loccasione - balzano subito alla mente alcune immagini: il mare, la spiaggia, Federico Fellini, lArco dAugusto, porta dingresso al centro storico. E il Ponte di Tiberio. Si tratta senza dubbio di uno dei simboli di Rimini, uno dei pezzi di storia che caratterizzano la nostra città. Da duemila anni fa bella mostra di sé, possente e fiero, punto strategico da cui prendono inizio le vie per il Nord, che si aprono allEuropa centrale e orientale.
E per questo il Ponte di Tiberio incarna alla perfezione lo spirito di una terra che vive di relazioni, aperta verso il lontano e lo sconosciuto, quindi curiosa. Per questo motivo abbiamo deciso di festeggiare con tutti gli onori il bimillenario della sua costruzione, ascoltando con delicatezza il suo racconto, col desiderio che diventi sempre più patrimonio condiviso dei riminesi e dellItalia intera.
Sarà quindi sotto una tenda della XIII Legio, presidiata da due legionari e montata nel giardinetto lato borgo San Giuliano, che dalle ore 15,30 alle 19 di venerdì 2 maggio sarà possibile acquistare il nuovo francobollo e farlo annullare con lo speciale annullo realizzato da Filatelia di Poste Italiane nel giorno di emissione su una speciale cartolina, tratta da una foto storica del ponte, fatta stampare per loccasione dal Comune di Rimini.
Il francobollo dedicato al Ponte di Tiberio in Rimini, dal valore di 1,90 (bozzettista ed incisore Rita Fantini), è stato stampato dallIstituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in calcografia su carta patinata gommata, fluorescente; grammatura: 100 g/mq; formato carta: mm 48 x 40; formato stampa: mm 44 x 36; dentellatura: 13½ x 13; colore: uno; tiratura: due milioni di francobolli: foglio: venticinque esemplari, valore 47,50.
La vignetta raffigura una veduta prospettica del Ponte di Tiberio sul fiume Marecchia in Rimini, la cui costruzione venne avviata da Augusto nel 14 d.C. e completata da Tiberio nel 21 d.C., un gioiello architettonico che testimonia la perfezione delle infrastrutture di epoca romana.
Il Ponte di Tiberio di Rimini
(scheda storica realizzata da Angela Fontemaggi e Orietta Piolanti dei Musei Comunali di Rimini)
Perfetto esempio di sintesi tra funzionalità e intento celebrativo, il ponte romano sul fiume Marecchia (lAriminus da cui aveva preso nome la città) interpreta il gusto monumentale delletà di Augusto, limperatore che nel 14 avviò i lavori di costruzione, proseguiti e portati a termine nel 21 da Tiberio.
Il ponte nei pressi dellapprodo di foce, univa il decumano massimo (oggi corso di Augusto) al suburbio di Ariminum (Rimini), garantendo il passaggio già assicurato da una struttura probabilmente in materiale deperibile. Posto allinizio delle vie consolari dirette a Nord, lAemilia e la Popillia, il ponte costituiva, sul versante Adriatico, il perno di collegamento fra Italia peninsulare e settentrionale.
Il monumento conserva tuttora forme e funzione originarie, collegando il borgo, intitolato dal Medioevo a San Giuliano, e il centro urbano.
La possente architettura si impone nel candore della pietra dIstria che riveste lanima di calcestruzzo e nel rincorrersi delle cinque arcate. Diverse nelle dimensioni (min m 8,30; max m 10,70) e nel profilo (ora a tutto sesto, ora policentrico, ora rialzato, ora quasi acuto), le arcate conferiscono alla struttura un ritmo mosso e nellinsieme armonico. Un ritmo sottolineato dalle grandi nicchie a pseudoedicola disegnate sui piloni, profonde appena una ventina di centimetri, così come dalla robusta cornice a dentelli, aggettante, che corre sotto il parapetto in lastre di pietra. Ma anche dai rilievi scolpiti nelle chiavi delle arcate: su quella centrale, a valle una corona di quercia e a monte un grande scudo; su quelle laterali si conservano, a valle, i vasi per il rito (lurceo e la patera), a monte, il bastone ricurvo dei sacerdoti e dei magistrati (lituo). Sopra larcata centrale le lastre del parapetto si fanno più alte e spesse per ospitare liscrizione ripetuta su entrambi i lati della carreggiata: il testo restituisce i nomi dei due imperatori e, attraverso le loro titolature, le datazioni di inizio e fine lavori. Il piano stradale, lastricato con i tradizionali basoli di trachite, aveva una larghezza di m. 4,80 ed era fiancheggiato da marciapiedi sopraelevati di ca. 30 cm e ampi ca.60 cm. In origine più lungo degli attuali 74 m per la presenza delle due spalle di cui oggi è superstite solo quella verso la città, il ponte ha piloni con speroni frangiflutti disposti in obliquo rispetto allasse stradale, al fine di assecondare la corrente per attenuarne lurto.
La deviazione del Marecchia prima e quindi i lavori per lattuale bacino, hanno messo in luce i resti di banchine in pietra a protezione dei fianchi delle testate di sponda; i sondaggi hanno poi rivelato che la struttura poggia su un sistema di pali di legno, perfettamente isolati.
Paradigma di architettura e ingegneria idraulica, il ponte è anche un manifesto della propaganda politica della prima età imperiale attraverso liscrizione e il sobrio apparato decorativo. Il richiamo allautorità civile nella corona dalloro e nello scudo, ma soprattutto religiosa nel lituo, nellurceo e nella patera per i sacrifici, connota il princeps come uomo di pace, interprete della pietas, e nel contempo sigla la continuità del potere da Augusto a Tiberio.
Il ponte è sopravvissuto a tante vicessitudini: dai terremoti alle piene del fiume, dallusura agli episodi bellici. Tra questi ultimini ricordiamo la guerra fra Goti e Bizantini che, nel 552, vide il comandante goto Usdrila ordinare labbattimento dellultima arcata verso il borgo per impedire lingresso dellesercito nemico e, nel secolo scorso, la Seconda Guerra Mondiale con il tentativo, da parte dei Tedeschi in ritirata, di far saltare le arcate millenarie, tentativo fallito grazie alla sensibilità di un loro ufficiale.
Il ponte gode di fama internazionale per essere stato assunto nel Rinascimento a modello nellintera Europa, grazie soprattutto al Palladio che lo definì il più bello et il più degno di considerazione, sì per la fortezza come per il compartimento.