Conferimento della cittadinanza onoraria al Vescovo di Rimini S.E. Monsignor Mariano De Nicolò

I documenti e le immagini della prolusione ufficiale che si è tenuta il 9 novembre 2006
Data di pubblicazione

In data 9 novembre 2006 si è svolta la cerimonia di conferimento della cittadinanza onoraria al Vescovo di Rimini, S.E. Monsignor Mariano De Nicolò.

Su proposta del Sindaco Alberto Ravaioli,  la prolusione ufficiale è stata tenuta da Stefano Zamagni, Sigismondo d'Oro 1997 e Professore ordinario di Economia Politica presso l'Università degli Studi di Bologna:

Mons. De Nicolò cittadino onorario di Rimini
 
di Stefano Zamagni
 
 
"L'attribuzione di un riconoscimento importante come quello della cittadinanza onoraria porta con sé un duplice significato. Per un verso, quello di onorare la persona che l'istituzione  comunale ha scelto come particolarmente meritevole. Per l'altro verso, scegliendo una tale persona, l'istituzione onora se stessa. Congratulazioni vivissime, dunque, a S.E. Mons. Mariano De Nicolò e al Comune di Rimini, nella persona del sindaco, il prof. Alberto Ravaioli.

Di tre aspetti peculiari della ricca biografia di Mons. De Nicolò desidero qui dire, in breve. Il primo concerne il rapporto tra Mons. De Nicolò e la bellezza. Nei 17 anni spesi alla guida della diocesi di Rimini, il Vescovo Mariano ha dedicato un'attenzione tutta particolare alla cura del bello come via per il recupero sia del vero sia del bene. Il restauro completo del Tempio Malatestiano, insignito del titolo di Basilica Minore il 26 giugno 2002, è soltanto una delle sue molteplici iniziative, sia pure la più rilevante. Mons. De Nicolò ha fatto sua, traducendola in opere, la celebre affermazione di Hans von Balthasar: "In un mondo senza bellezza...anche il bene ha perduto la sua forza di attrazione...In un mondo che non si crede più capace di affermare il bello, gli argomenti in favore della verità hanno esaurito la loro forza di conclusione logica" (Gloria. La percezione della forma, Milano, Jaca Book, 1975, p.11)

Proprio perché persuaso che solo ciò che è bello attira l'amore, il Vescovo Mariano mai ha perso l'occasione, nei tanti interventi del suo lungo magistero, di ricordarci, con Agostino, "non possumus amare nisi pulchre". Si rilegga la sua intervista al Carlino del 10 ottobre 2005 per averne una recente conferma. Ciò aiuta a comprendere perché il nostro abbia dedicato così tante energie per porci in guardia da uno dei rischi più inquietanti della nostra civiltà, il rischio che il bello venga ridotto a bene di consumo cui chiedere una fruibilità immediata. Certe sue prese di posizione - talvolta causa di laceranti incomprensioni - nei confronti del modello di sviluppo turistico della nostra città vanno lette su tale orizzonte di senso. La filocalia di Mons. De Nicolò non è dunque frutto di un vago senso estetico, ma espressione della passione, tutta cristiana, dell'annuncio della Parola.

Il secondo aspetto ha a che vedere con il rapporto tra Mons. De Nicolò e la cultura. Quella del vescovo Mariano è stata una presenza forte a
Rimini. Non è stata la presenza di un pur saggio amministratore e di un pur efficiente organizzatore, ma quella di un intellettuale che ha compreso cosa significhi, nel concreto, promuovere cultura. Mons. De Nicolò ci ha fatto capire che la cultura è come un albero, qualcosa, cioè, che deve crescere.

Come ammoniva Thomas Eliot, non si può costruire un albero; lo si può piantare e curare e attendere che germogli nel tempo dovuto. Si spiega così il paziente e costante interessamento del Nostro alle vicende del polo universitario di Rimini. E l'Alma Mater gli ha espresso gratitudine attribuendogli, nell'ottobre 2004, il Sigillum Magnum dell'Ateneo bolognese per la cooperazione fattiva con le autorità accademiche nel consolidamento delle iniziative locali.

Per Mons. De Nicolò una comunità universitaria è, al fondo, una comunità educante. C'è chi parla oggi di fine dell'educazione la quale sarebbe, al più, una forma sui generis di socializzazione, donde l'insistenza ossessiva sulla sola formazione. Educare si può - ha sempre insistito nei suoi scritti il Nostro. A condizione che si tenga presente che un progetto educativo scade dal suo ruolo se si limita a conservare e non si preoccupa di ricercare il nuovo. Ma scade anche quando esso non riesce ad alimentare, soprattutto nel giovane, una nuova speranza. Sulla scia di Ambrogio, Mons. De Nicolò vede nella cultura due movimenti: nova semper quaerere (cercare sempre il nuovo) e parta custodire (conservare ciò che si è conseguito). Questo il senso di iniziative quali l'erezione dell'Istituto di Scienze Religiose A. Marvelli; lo straordinario impegno nelle comunicazioni sociali; le numerose attività di carattere culturale per il laicato.

Passo, infine, al terzo tratto caratteristico del pensiero e dell'opera di Mons. De Nicolò: il suo rapporto con la città e più in generale con la
società civile. Una sorta di affinità elettiva ha unito e unisce il Vescovo Mariano a Rimini. Trovo assai pertinente, per interpretare il modo di
intervento di Mons. De Nicolò nella polis, la profezia del Card. Newman quando scriveva: "E' venuto il tempo in cui i cattolici, che vivono di fede, per essere tali devono difendere la ragione. E proprio la ragione ci dice che è venuto il tempo in cui i cattolici, che vogliono vivere di più
società, devono difendere lo Stato, però non uno Stato qualunque, ma quello della nostra convivenza civile". Se si rileggono con attenzione le omelie del Vescovo Mariano nell'occasione delle annuali feste patronali è agevole rintracciare una sorta di filo rosso che le attraversa tutte e questo è l'insistenza sul bene comune come cifra dell'agire socio-politico.

Invero, se il proprium della politica è il prendersi cura del bene umano, allora il suo fondamento va cercato nell'idea dello "stare con". Riallacciandosi al pensiero di Giovanni Paolo II - che lo scelse come Vescovo di Rimini  e di San Marino Montefeltro l'8 luglio 1989 - Mons. De
Nicolò ha sempre insistito sul fatto che per poter cogliere l'identità dell'agire umano occorre collocarsi nella prospettiva della persona che
agisce e non nella prospettiva neutra della terza persona - come fa il giusnaturalismo - oppure in quella dello spettatore imparziale - come fanno le diverse versioni del contrattualismo. Già l'Aquinate aveva osservato che il bene morale, essendo una realtà pratica, lo conosce primariamente non chi lo teorizza, ma chi lo attua: è lui che sa individuarlo e quindi sceglierlo con certezza tutte le volte in cui è in discussione.

Ecco perché per il Vescovo Mariano l'azione politica non può essere riduttivamente concepita nei termini di tutto ciò che serve ad assicurare la
convivenza sociale; piuttosto, essa deve mirare alla vita in comune. Come Aristotele aveva ben compreso, la vita in comune tra esseri umani è cosa ben diversa dalla mera comunanza del pascolo propria degli animali. Nel pascolo, che pure realizza una forma di convivenza, ogni animale mangia per proprio conto e cerca, se gli riesce, di sottrarre cibo agli altri. Nella società umana, invece, il bene di ognuno può essere raggiunto solo con l'opera di tutti. Ma soprattutto, il bene di ognuno non può essere fruito se non lo è anche dagli altri. E' su tale impianto di pensiero che Mons. De Nicolò ha voluto avviare la Scuola Diocesana di formazione sociale e politica, alla quale auguriamo il migliore successo, convinti come siamo che è il lavoro del seminare ad aprire lo spazio alla possibilità del germogliare.

Vado a chiudere. Il 19 giugno 1929, Emmanuel Mounier così scriveva a sua sorella: "Il nostro grande privilegio di creature umane, la nostra luce
interiore è che noi stessi possiamo decidere di non invecchiare". Ecco, Mons. De Nicolò ha deciso di non invecchiare in questo preciso senso. Gliene siamo profondamente grati, perché continuerà a non farci mancare il pungolo della sua parola e l'aiuto del suo amore fraterno. C'è un bellissimo pensiero di Seneca che dice: non ci sono venti favorevoli per il navigatore che non sa dove andare. Il Vescovo Mariano sa dove andare e dunque avrà sempre venti favorevoli - ne ho la certezza."

L’intervento del Sindaco di Rimini Alberto Ravaioli

"Eccellenza, gentili ospiti

Per definizione è cittadino chi non si limita ad abitare nella città ma di essa coglie il respiro più profondo. Non basta dunque possedere un indirizzo, un numero civico; essere cittadino vuol dire non alzare le spalle davanti a ciò che accade.

Al di là delle articolate motivazioni che poi leggerò, il vescovo Mariano De Nicolò è riminese perché risponde a questo assunto.

Eccellenza, lungo l’intero arco temporale del suo mandato pastorale- quasi 20 anni- Lei non è mai venuto meno alla sua funzione di riferimento della comunità ecclesiale riminese. Soprattutto non ne ha mai dato un’accezione chiusa ermeticamente sulle prerogative dell’istituto o, di converso, invasiva delle altrui competenze.

E’ pensiero condiviso che la delimitazione degli ambiti rafforzi la capacità delle autorità laiche e delle autorità religiose di svolgere appieno le rispettive missioni e di collaborare per il bene comune. Scriveva l’ex Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi: “Abbiamo in comune valori fondamentali: il rispetto della dignità e dei diritti di ogni essere umano, la famiglia, la solidarietà, la pace.”

Se negli ultimi due decenni il tessuto sociale e morale di Rimini si è rafforzato di fronte alle complesse sfide della modernità, lo si deve allora anche alla capacità del nostro Vescovo di esaltare la componente Persona nel rapporto e nel dialogo con la città. Il volontariato che è principio attivo dell’impegno cattolico e laico; il rispetto dei diritti di chi lavora; la cultura dell’accoglienza mirata alla concretezza dell’azione quotidiana; l’educazione come strumento per la conoscenza del mondo; la valorizzazione e la tutela del patrimonio storico-artistico; sono orditi necessari a quell’ampio, complesso tessuto chiamato città. E in questo luogo vive ed è al centro l’uomo responsabile, che considera compito primario l’empatia verso il prossimo. Rimini è questo luogo; qui il vento dell’egoismo e del menefreghismo non si è lasciato dietro devastazioni.

In questi anni il richiamo civile alla coesione, all’unità e al bene comune da parte del vescovo Mariano De Nicolò si è rivelato forte, incessante. E’ vero, questo richiamo non è solo da intendere rivolto alla comunità ecclesiale ma, più latamente, alla società civile e politica. In ogni caso esso non va considerato come privazione del confronto nel nome di una indistinta intesa, piuttosto nell’individuazione di quel bene comune che è sintesi della dialettica caratterizzante la societas politica.

La democrazia come il Vangelo non è comoda o silenziosa; ma è su questo percorso accidentato che un uomo e una comunità trovano il senso del proprio cammino. Comunque ci muoviamo, stare fermi non è la nostra prospettiva. Eccellenza, come cittadino di Rimini Lei continuerà insieme a noi questo cammino.

Voglio ricordare in questa occasione anche gli altri cittadini onorari di Rimini: Margherita Zoebeli, Arduino Olivieri, Sergio Zavoli, Emilio Biancheri, Augusto Campana, Giulietta Masina, Tenzin Gyatso,Chiara Lubich, Tonino Guerra, Arnaldo Pomodoro, Gerardo Filiberto Dasi, Alfredo Speranza, Andrea Riccardi, Vincenzo Bellavista."

Il ringraziameto del Vescovo De Nicolò

"Con animo veramente grato e commosso accolgo la cittadinanza onoraria che il consiglio comunale ha benevolmente voluto conferirmi.
E’ un gesto che, al di là della mia persona, onora tutta la Chiesa riminese.
Ringrazio di cuore il consiglio comunale che mi ha conferito questo prestigioso riconoscimento, ringrazio il signor sindaco e il presidente del consiglio comunale, ringrazio tutti coloro che con spirito di amicizia sono intervenuti a questo momento di festa, in questa solenne e storica sede.
Uno speciale ringraziamento rivolgo al professor Stefano Zamagni che con cuore di amico ha pronunciato parole che mi hanno confuso e commosso.
L’animo mi corre con affetto memore al vescovo che prima di me è stato insignito dello stesso riconoscimento: monsignor Emilio Biancheri, l’amato vescovo della mia ordinazione sacerdotale.
Alla città di Rimini mi lega un affetto profondo. E’ la sede nella quale sono vescovo: può un vescovo non amare la sua città e i suoi cittadini? Prima ancora, Rimini è città sede vescovile della Diocesi nella quale sono nato e sono stato educato alla fede cristiana; dove ho mosso i primi passi del mio ministero sacerdotale, tra l’altro insegnando religione nel ginnasio-liceo classico cittadino.
Ho amato e amo questa città da vescovo. Ho cercato e cerco di svolgere il ministero episcopale - nel magistero e nella guida pastorale - con attenzione al bene di tutti, a quel bene comune che è la suprema legge del vivere civile. Come ho cercato di guardare con simpatia a tutti coloro che rivestono cariche di pubbliche responsabilità, quale che sia il loro orientamento politico o ideologico. Rispettoso della loro responsabilità, volentieri, con la Chiesa, la presento e la offro al Padre di tutti nella preghiera personale e liturgica.
Voglia il Signore benedire questa nostra cara e amata città di Rimini.
Grazie di nuovo a tutti e a ciascuno."

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:13