Per questo motivo il Comune di Rimini si presenterà al tavolo di confronto promosso dalla Regione per la definizione del regolamento attuativo con spirito positivo, propositivo, partendo dai tanti elementi interessanti che la proposta contiene, ma con paletti ben precisi, con l’obiettivo di impedire che quasi 15mila camere oggi dedicate all’accoglienza alberghiera, cioè quella ‘misura del 40 per cento’, possano trasformarsi in appartamenti ad uso residenziale esclusivo, con un evidente effetto negativo sull’intero sistema della nostra offerta turistica, in una fase peraltro di forte dinamismo e rilancio della sua qualità complessiva grazie agli investimenti sulla parte culturale, ambientale e sul waterfront. L’attività alberghiera di Rimini e della riviera di Rimini rappresenta uno dei principali ‘motori’ dell’offerta turistica e non può essere messa in pericolo in nessun modo.
Le idee con cui l’Amministrazione Comunale si siederà al tavolo per offrire il proprio contributo al regolamento sui Condhotel vanno proprio in questa direzione: far sì che il prodotto turistico-ricettivo sia al centro del provvedimento, che dovrà fornire una visione d’insieme tenendo in considerazione anche le peculiarità e le pianificazioni urbanistiche dei diversi territori. L’intervento regionale dovrà prevedere un esplicito rinvio alla Pianificazione Comunale in modo che sia ogni singolo ente ad individuare gli ambiti dove sarà sostenibile l'applicazione della normativa dei Condhotel. Crediamo fortemente che vada garantita la potestà comunale nel pianificare in modo puntuale l’applicazione di questa opportunità. E’ chiaro che nell’ambito di programmi basati su obiettivi chiari e dichiarati di riqualificazione dell’offerta in fascia turistica, pensiamo al Parco del Mare, i Condhotel potrebbero avere un senso. Nessuna possibilità invece per operazioni immobiliari e/o che non abbiano al centro l’impresa turistica.
L’Amministrazione chiederà che venga introdotto un tassativo divieto della possibilità di separare l'attività di condominio da quella dell'hotel al fine di creare evidenti operazioni speculative mirate solo ed esclusivamente ad aumentare la rendita fondiaria senza alcun beneficio per la riqualificazione del sistema turistico. Altro aspetto collegato è il vincolo sull’erogazione dei servizi comuni ricettivi del Condhotel: a parere nostro, comporta troppi rischi in prospettiva quel minimo di dieci anni fissato adesso dal decreto. Sarebbe più opportuno, per evitare scappatoie o furbate, un vincolo permanente.
Rispetto ai criteri dei Condhotel, si ritiene che i servizi comuni debbano avere standard qualitativi elevati, in linea con un albergo almeno 4 o 5 stelle, con l’obbligatorietà dell’adeguamento sismico o sostanziale miglioramento sismico. Per ciò che riguarda le unità immobiliari, a nostro avviso sarebbe opportuno un obbligo di apertura annuale dei servizi comuni per gli hotel a gestione stagionale e un divieto di frazionamento catastale della singola unità immobiliare.
Si tratta di una serie di indicazioni puntuali che vanno nella direzione di far sì che questa importante opportunità sia davvero una leva di sviluppo economico e di riqualificazione urbana per i Comuni, che dia uno stimolo concreto agli investimenti pubblici e privati e che arricchisca in maniera significativa l’offerta turistica della nostra Regione. Non possiamo permetterci che la necessità non rinviabile di riqualificare il patrimonio alberghiero diventi la scusa per dare il fianco a speculazioni immobiliari insostenibili e inaccettabili”.