"Con il vostro irridente silenzio": al Teatro Galli Fabrizio Gifuni corpo e voce di Aldo Moro

Giovedì 13 marzo in scena al Teatro Galli lo studio sulle lettere dalla prigionia del politico ucciso nel 1978

Data di pubblicazione

Anno 1978. Aldo Moro durante la prigionia – tra il 16 marzo e il 9 maggio - parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta: scrive lettere, si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni. Annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale - il cosiddetto memoriale - partendo dalle domande poste dai suoi carcerieri. Si basa sul volume filologicamente aggiornato nel 2019 del carteggio dell’allora presidente della Democrazia Cristiana lo spettacolo Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro  ideato e portato in scena da Fabrizio Gifuni , per la prima volta al Teatro Galli di Rimini giovedì 13 marzo (ore 21) , nell’ultimo atteso appuntamento del turno D della Stagione di prosa riminese.

 

Il titolo prende spunto da una delle lettere più forti che si trovano rileggendo il memoriale, quell’insieme di carte scritte nei 55 giorni della sua prigionia ad opera delle Brigate Rosse e pervenute fino a noi, che di fatto rappresentano l’ultimo lascito Aldo Moro. Un fiume di parole inarrestabile, in un’alternanza di registri che spazia dalle frasi più intime rivolte ai famigliari a quelle più forti, aspre, rabbiose rivolte alla classe politica. “ Un fiume di parole che si cercò subito di arginare, silenziare, mistificare, irridere – si legge nelle note di regia  - A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. I corpi a cui non riusciamo a dare degna sepoltura tornano però periodicamente a far sentire la propria voce. Le lettere e il memoriale sono oggi due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre ”.

 

A dare corpo e voce al carteggio della prigionia, riempiendo da solo il palcoscenico con una scenografia minimale a fare da sfondo, è Fabrizio Gifuni  che si immerge nel personaggio e quindi nella Storia del Paese, abitando il testo e il linguaggio. Dopo aver lavorato sui testi pubblici e privati di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini in due spettacoli struggenti e feroci, riannodando una lacerante antibiografia della nazione , Gifuni - tra i più stimati e apprezzati artisti della sua generazione - attraverso questo doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d'Italia.

 

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Ultimo aggiornamento

11/03/2025, 12:20