Una risposta più puntuale alle esigenze delle famiglie
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Sono terminati nei giorni scorsi gli incontri fra l’Assessore alle politiche abitative Anna Maria Fiori e i singoli assegnatari di alloggi di edilizia residenziale pubblica interessati dalle nuove norme del regolamento ERP (in particolare quelle relative al rapporto tra superficie abitabile e componenti del nucleo familiare). Gli incontri individuali, così come promesso durante l’assemblea pubblica del 29 gennaio, hanno consentito di valutare insieme agli assegnatari le effettive esigenze e la reale situazione di ciascuna famiglia.

La disponibilità, a breve, degli 80 nuovi appartamenti di edilizia residenziale pubblica a Viserba consentirà a diversi assegnatari di cambiare l’attuale alloggio con uno nuovo, più adeguato e funzionale, con particolare attenzione alla necessità di non incontrare barriere architettoniche.

Degli 83 assegnatari che hanno ricevuto l’invito all’incontro con l’assessore Fiori, 10 hanno dato la propria disponibilità a spostarsi negli alloggi di Viserba. Altri 8 hanno accettato il cambio di alloggio, rimanendo però nella zona in cui risiedono attualmente, e naturalmente potranno essere accontentati nel momento in cui si libereranno degli appartamenti. Due assegnatari non più autosufficienti, inoltre, hanno comunicato che lasceranno l’appartamento per andare a vivere con i figli. Venticinque assegnatari, pur avendo ricevuto l’invito agli incontri individuali, non si sono presentati e non hanno dato alcuna comunicazione.

Circa l’80% degli assegnatari incontrati dall’assessore si è dichiarato interessato ad un eventuale acquisto dell’alloggio.

“Sono soddisfatta, tutto è proceduto in modo molto sereno, sono state recepite le richieste sia per chi si è detto disponibile a cambiare l’alloggio, sia per chi ha manifestato il proprio desiderio di rimanere – commenta l’assessore Anna Maria Fiori -. Questo ci permetterà di operare una serie di cambiamenti di alloggio: saremo in grado, a breve, di accontentare sia coloro che vivono in presenza di barriere architettoniche, sia una serie di famiglie composte da 5 o più persone alle quali finora non si era potuta dare risposta. Sottolineo che non vi è alcuna intenzione di svendere gli alloggi di edilizia residenziale pubblica al prezzo di un’utilitaria, così come la legge 560 aveva a suo tempo previsto: gli alloggi rappresentano un patrimonio per l’Amministrazione e per la collettività e non possono essere svenduti”.

L’assessore evidenzia la necessità di approcciare la questione dell’edilizia residenziale pubblica in modo diverso. “C’è bisogno di una nuova cultura per affermare principi sostanziali: in primo luogo le case popolari non si vendono, se non per casi limitati e straordinari, sempre tenendo fermo il principio che laddove se ne vende una, lo si fa per acquisirne due nuove. Inoltre la casa popolare non è più per la vita, l’assegnazione non deve essere l’anticamera del diritto di proprietà. Chi ha redditi elevati, stabilizzati da anni, non ha più i requisiti per rimanere e deve essere messo in condizione di andare in un altro alloggio e lasciare il posto a chi ha necessità e i requisiti per l’assegnazione. Infine, chi ha redditi alti transitori deve pagare un canone proporzionato alle sue capacità di reddito”.

“Concludo con una nota più generale. Per troppo tempo la politica ha trascurato il fatto che in un Paese civile il diritto alla casa è il fondamento di qualsiasi politica di coesione sociale. E’ stata miopia politica pensare che non ci fosse più bisogno dell’intervento pubblico, cullandosi sul fatto che l’80% della popolazione è proprietaria di casa. Oggi assistiamo ad un mercato impazzito, con prezzi delle case insostenibili, con una sempre maggior precarietà del lavoro e con fasce di povertà crescenti. La povertà nell’Italia di oggi esiste e non si può cancellare con le ordinanze. Ecco perché, accanto agli interventi di edilizia agevolata, finalizzati all’acquisto della casa, va riproposto con forza il tema dell’edilizia sovvenzionata, della casa popolare. Oggi è prioritario che lo Stato si faccia carico di dare risposte, e il decreto firmato martedì per il “piano casa” è una semplice mossa elettorale, con un fondo tutto da definire. Il vero piano casa era quello del governo Prodi, che prevedeva 550 milioni di euro per accrescere o riqualificare il patrimonio di edilizia residenziale pubblica, e la sua cancellazione ha fatto andare in fumo tutte le aspettative. Anche le nostre”.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:10