Lascia amareggiati la presa di posizione pubblica dei sindacati in merito al confronto su un tema centrale della vita dei nostri cittadini come lo è la definizione del bilancio. E anche un po stupiti, quasi che questa presa di posizione pubblica sugli organi dinformazione risponda ad altre esigenze più che a uno spirito costruttivo e di confronto come, sedendoci al tavolo, abbiamo sempre pensato.
Se è questo il terreno, quello a chi è più duro e puro, allora avremmo potuto tranquillamente risparmiarci sia lincontro già avuto non più tardi del 31 maggio scorso, sia quello in programma giovedì prossimo. Perché noi, a questo confronto ci abbiamo creduto tanto da recepire in larga parte le indicazioni avanzate dalle organizzazioni sindacali (presentate con un documento nel febbraio 2013 e, ancor prima, nel dicembre 2012 dal sindacato dei pensionati) in merito alla equità, non arretramento sui servizi sociali erogati, riduzione del carico fiscale, lotta allevasione, riduzione Imu sugli immobili produttivi, contenimento addizionale Irpef (a Rimini la più bassa in Emilia Romagna tra i comuni capoluogo).
Così come stupiscono i giudizi estemporanei, ed anche superficiali, nei confronti di quei 29.000 riminesi con reddito sotto i 15.000 euro che, grazie alle scelte di questa Amministrazione, saranno esentati dallIrpef. Una fascia più in difficoltà, a cui lAmministrazione ha prestato attenzione, dove, certo, possono annidarsi anche sacche devasione ma che, come abbiamo già dimostrato dati alla mano, riguarda per l80% dipendenti e pensionati.
A volte, rileggendo le dichiarazioni, sembra quasi che gli incisi, qua e là virgolettati dei rappresentanti del sindacato (i tagli di Roma, è cambiato il mondo in questi ultimi anni), siano solo intercalari e non fatti concreti che scaricano sui comuni e sui loro cittadini tutta la drammaticità di questo momento.
Vorrei ricordare come siano 18 i milioni di euro di risorse cancellate dallo Stato a questo Comune e come, nonostante questo, senza inasprire la pressione fiscale (siamo uno dei pochi comuni a non inasprire le aliquote), siamo riusciti a mantenere inalterato il nostro impegno sul welfare (anche compensando i tagli regionali), a non inasprire la pressione fiscale, a non svendere il territorio per incassare facili oneri durbanizzazione da investire nella spesa corrente e non in opere pubbliche, a mettere in campo una politica finanziaria virtuosa a cancellazione dei debiti sulle generazioni future attraverso lestinzione di mutui.