Questa la grande novità che, alla vigilia del nuovo anno scolastico, il Comune di Rimini sta mettendo in campo grazie ad un importante finanziamento, 372 mila euro, ottenuto dalla Regione Emilia – Romagna grazie al progetto “al nido con la Regione”.
La misura è finalizzata esclusivamente all’abbattimento delle rette/tariffe di frequenza ai servizi educativi per la prima infanzia a titolarità pubblica (gestione diretta o indiretta, dunque, nel caso di Rimini, quelli del Comune di Rimini e dell’Asp Valloni) o servizi a titolarità e gestione privata, esclusivamente se convenzionati con i Comuni/Unioni di Comuni.
Anche se ancora non è possibile quantificare con precisione il numero di famiglie beneficiarie – e i relativi contributi – è possibile ottenere un quadro realistico tramite le proiezioni dei dati dello scorso anno. Da questa analisi emerge come le famiglie iscritte agli asili pubblici, e con un isee fino a 26 mila euro, sarebbero potenzialmente 480 (su un totale di circa 600 iscritti), di cui 400 in asili del Comune di Rimini e 80 in asili pubblici a gestione convenzionata.
In concreto, una famiglia che attualmente pagherebbe una retta di 115 euro al mese si arriverebbe, grazie agli sconti, a pagarne 78 che, grazie ad ulteriori riduzioni (secondo figlio, ad esempio, e particolari condizioni lavorative dei genitori), potrebbe addirittura arrivare a 50 euro. Per chi oggi spende di più, 370 euro, la retta scenderebbe invece a 250 euro, con la possibilità di arrivare a 200 euro.
“Un obiettivo ambizioso ma realistico – commenta Mattia Morolli, assessore ai servizi educativi del Comune di Rimini – ottenuto mettendo il diritto allo studio al centro del nostro mandato amministrativo. Rimini è stata tra i primi comuni a partecipare al progetto regionale, grazie al quale oggi riceviamo risorse strategiche da investire, al 100%, nella riduzione delle rette delle nostre famiglie. Ogni euro andrà nelle tasche delle nostre famiglie, a partire da quelle più in difficoltà. Il nido non è solo un prezioso strumento di conciliazione, come fu pensato negli anni settanta, per le madri lavoratrici. Certo, in una realtà come la nostra, dove non tutte le famiglie possono contare sulla rete parentale, e dove esistono forme e tempi di lavoro anche flessibili, è anche questo. È però, soprattutto, un servizio decisivo nella crescita cognitiva, sociale e relazionale dei nostri piccoli. Come dimostrano i dati delle prove invalsi, dove ad avere valutazioni più alte sono coloro che hanno frequentato sin da piccoli i nidi. Un diritto che allo studio che rivendichiamo e che, da oggi, rendiamo ancora più vicino per tutte le famiglie”