Una buona notizia, dato che finamente si definisce un quadro di riferimento che consentirà ad un intero settore in grandissima sofferenza di riorganizzare l’offerta su basi certe e cercare di ripartire. Stiamo parlando di un comparto importante per il nostro indotto turistico, con circa trecento imprese attive in Emilia Romagna che garantiscono occupazione per migliaia di lavoratori. Un mondo, quello delle discoteche e dell’intrattenimento notturno, troppo spesso trascurato ma che soprattutto per la riviera romagnola rappresenta da decenni un valore aggiunto e marchio distintivo. Arriva dunque una boccata d’ossigeno per le tante imprese del riminese che già da settimane, nonostante l’assenza di certezze, hanno cominciato a riorganizzarsi e reinventarsi per offrire un nuovo servizio in una stagione che sarà necessariamente di transizione. Le indicazioni sono in linea con quelle adottate nei diversi settori della vita pubblica di comunità: si può ballare per il momento solo negli spazi all’aperto come giardini, terrazzi, si dovranno evitare gli assembramenti e garantire il distanziamento interpersonale stabilito in due metri sulla pista da ballo e un metro negli altri ambienti, i gestori dovranno garantire un’adeguata informazione ai clienti, favorire la prenotazione e i pagamenti on line e potranno impedire l’accesso in caso di temperatura superiore ai 37,5 °C. Gli utenti dovranno indossare la mascherina negli ambienti al chiuso e all’esterno tutte le volte che non è possibile rispettare la distanza interpersonale. Norme di comportamento che ovviamente comporteranno per questa stagione un ripensamento dell’intrattenimento notturno; negli anni i locali della Riviera hanno saputo dimostrare di saper intercettare i cambiamenti e le tendenze e anche questo cambio di abitudini forzate potrebbe aprire la strada ad un importante rinnovamento dell’offerta, in linea con le nuove esigenze del pubblico.
Come spesso accade però si incappa in incogruenze e paradossi che possono anche far sorridere ma che in realtà hanno anche risvolti sociali non trascurabili. Le linee guida infatti consentono di poter ballare all’aperto, mantenendo due metri di distanza. Di fatto niente balli di coppia, niente liscio e balli lenti, nel rispetto del principio del distanziamento sociale. Sì alla macarena, ma niente giri di valzer, sì a danze scatenate, ma ad almeno due metri di distanza. Pur comprendendo la logica che sottiene a queste linee, sfugge a questi ragionamenti una fascia di pubblico per cui il ballo rappresenta un’insostituibile occasione di socialità: mi riferisco ai non più giovanissimi per i quali l’appuntamento al circolo per fare qualche giro di pista è un appuntamento irrinunciabile. Ho avuto il piacere nella mia esperienza di amministratore di girare e conoscere le realtà dei centri ricreativi e centri anziani, una rete molto attiva nel nostro territorio e preziosa per il servizio che offre alla fascia più vulnerabile della nostra comunità. E’ la fascia maggiormente da tutelare e che deve avere la priorità anche nelle strategie di prevenzione post-Covid, ma crediamo che poter consentire almeno ai congiunti di poter continuare a danzare nei contesti di ritrovo sia importante per mantenere quella rete di legami indispensabili per il benessere delle persone più anziane”.