La Società Italiana di Pedagogia Speciale premia l’accoglienza riminese dei piccoli profughi ucraini come migliore prassi nazionale

Circa 80 le insegnanti e le volontarie coinvolte. Alla Gambalunga in arrivo volumi in lingua ucraina.

Data di pubblicazione

"Rimini città aperta. Nuove sfide per l'accoglienza educativa in emergenza" è il nome del progetto di accoglienza riminese ai piccoli profughi ucraini in fuga dal conflitto armato che è stato riconosciuto, e premiato, come migliore buona prassi nazionale dalla Società Italiana di Pedagogia Speciale. A ricevere il premio in sala Giunta, consegnato dalla prof.ssa Arianna Taddei dell’Università di Macerata, insieme alla vicesindaca del Comune di Rimini Chiara Bellini e allo staff dei servizi educativi, una folta delegazione delle educatrici, insegnanti e volontari protagonisti dell’accoglienza riminese. Tra questi anche i rappresentati del Ceis, che hanno contribuito sia in termini educativi che di disponibilità di spazi, e del CIDI, che ha coordinato le diverse fasi del progetto.

 Un caso scuola, il nostro, che ha visto l’adesione e il contributo personale di circa ottanta tra insegnanti, educatrici e volontarie. Un caso scuola che, grazie allo studio condotto dalla prof.ssa Arianna Taddei dell’Università di Macerata (anche oggi a Rimini con il suo gruppo di ricerca per interviste ai volontari e al personale volontario) è stato preso come riferimento nazionale anche a livello accademico.

Libri in lingua e menù tipici dedicati ai piccoli ucraini

L’accoglienza dei piccoli ucraini è un processo in continuo sviluppo, come dimostra l’acquisizione da parte della Biblioteca Gambalunga di decine di libri in lingua ucraina e la predisposizione di menù tipici dedicati alla tradizione ucraina nelle mense delle scuole per l’infanzia di Rimini. Inteventi resi possibile grazie all’utilizzo di specifiche risorse messe a dispozione dal progetto Smak  della Regione Emilia-Romagna.

“Un riconoscimento prestigioso – ha spiegato la vicesindaca di Rimini, Chiara Bellini - che è il frutto di un lavoro corale che testimonia l’attivismo, la solidarietà e il dinamismo di noi riminesi. Ricordo ancora, in questa stessa sala, negli immediati giorni seguiti alla brutale invasione russa, l’incontro con le prime volontarie, per abbozzare l’accoglienza dei bimbi ucraini che stavano arrivando in fuga dalla guerra, senza conoscere una parola di italiano. Momenti convulsi che si sono presto tramutati in progetti sempre più definiti e partecipati, con il coinvolgimento anche della comunità locale di lingua ucraina. Ben presto siamo arrivati a circa 80 volontari e, dai primi gruppi di venti bimbi a circa un centinaio, forse più, considerando quelli arrivati e ripartiti. Un’accoglienza che a Rimini prosegue con l’acquisizione di libri in lingua ucraina da parte della Gambalunga e menù tipici offerti dalle nostre  mense scolastiche. Non solo un modo per fare sentire più a casa i piccoli ucraini, ma anche per fare conoscere ai nostri la loro cultura, per rendere più profonda quella che non vuole essere solo un’accoglienza ma una vera e propria integrazione sociale, culturale e affettiva”.

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Ultimo aggiornamento

20/12/2024, 00:10