Dati emersi dall’assemblea nazionale degli amministratori di ‘Avviso Pubblico’ riguardo criminalità organizzata e operazioni finanziarie illecite

Dichiarazione degli assessori alla Trasparenza Francesca Mattei e alla legalità Francesco Bragagni. Considerazioni e azioni intraprese.

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Dall’assemblea nazionale degli amministratori di ‘Avviso Pubblico’ svolta ieri a Bologna emerge un quadro a luci e ombre. Prima di tutto, la conferma di un fenomeno: dopo il Covid la criminalità organizzata ha rialzato la testa. Lo dicono i dati della Direzione investigativa antimafia che collocano la Regione Emilia Romagna al quarto posto in Italia per numero di interdittive antimafia emesse dai prefetti nel 2021: sono state 97, contro le 207 della Calabria, le 136 della Sicilia e le 127 della Campania. Nel 2019, prima della pandemia, furono 43.   

Parallelamente sono cresciute anche le cosiddette ‘operazioni sospette’ segnalate dalla Banca d’Italia cioè quelle operazioni finanziarie dietro le quali potrebbero nascondersi attività illecite: nella nostra regione sono passate da 7.810 nel 2020 a 9.570 nel 2021, dato che colloca la Regione al quinto posto in Italia dopo Lombardia, Lazio, Campania e Veneto. Su questo fronte, Rimini ha superato quota mille segnalazioni (1.033), quinta per numero assoluto in regione. Numeri che danno il riscontro di come il nostro territorio, tanto regionale quanto provinciale, si presenti come appetibile alla criminalità organizzata, in virtù di un tessuto economico che ha ripreso a produrre ricchezza dopo lo stop dettato dalla pandemia. Nel primo semestre del 2022 le segnalazioni sono già 4.603. 

A cambiare prospettiva però emerge anche come ci sia una sempre maggiore attenzione e sensibilità, e quindi una maggior tendenza alla denuncia, alle nuove forme di infiltrazione della criminalità organizzata che oggi pare agire anche occupando il mercato legale, nei settori imprenditoriali dove ad esempio è più facile celare attività di riciclaggio, o che prova a coltivare i propri interessi tentando di insidiarsi negli appalti pubblici. Ad una criminalità quindi che rialza la testa, c’è anche una rete fatta di istituzioni, di forze dell’ordine, di amministrazioni locali, capaci di erigere barriere di difesa contro un nemico che cambia pelle, ma non perde la sua pericolosità. Per il nostro territorio va ricordato il corposo pacchetto di protocolli comuni sottoscritti dai vari enti e organi di controllo proprio a tutela delle imprese e a contrasto delle infiltrazioni nel tessuto economico, a partire dall’ambito alberghiero, tra i più rappresentativi e tra i più esposti. Solo due anni fa il Comune ha sottoscritto un patto insieme ad ordini, associazioni, sindacati per la legalità e lo sviluppo del settore ricettivo alberghiero, attraverso il quale si impegna a sottoporre ogni mese alla verifica dell’ufficio antimafia della Prefettura un campione di SCIA (segnalazioni certificate di inizio attività). Un impegno che nel 2022 si è tradotto in un totale di 35 imprese.  

A questo si lega un altro aspetto: dal 2011 al 2021 sono stati 158 gli atti intimidatori nei confronti di sindaci e amministratori locali. Minacciati o insultati perché coerenti con il ruolo che è stato assegnato loro dai cittadini e cioè difendere il bene pubblico e la comunità.  

Oggi più di ieri però Amministratori, forze dell’ordine, ordini professionali hanno il dovere di non abbassare alla guardia, ma al contrario alzare ancora di più il livello di attenzione: la fase di crisi internazionale che stiamo attraversando, tra guerra, caro energia, inflazione, apre ulteriori varchi a chi trova nell’emergenza e occasioni per radicarsi.

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Ultimo aggiornamento

03/12/2024, 00:10