Un trend negativo che resta comunque di 11 punti percentuali più basso rispetto alla media nazionale.
La ricerca della propria indipendenza da parte dei giovani nei confronti delle famiglie d’origine si sa in Italia è un problema che, anche dal confronto con i dati europei, fa sembrare i ragazzi italiani più propensi a non cercare soluzioni alternative. Un problema che in realtà ha le sue radici proprio nelle difficoltà a raggiungere l’indipendenza a causa della prolungata precarietà a cui sono costretti i ragazzi.
Proprio i giovani sono stati uno dei punti affrontati dal premier Mario Draghi nel suo discorso al Senato: “E’ innanzitutto a loro che bisogna pensare - ha detto - quando approntiamo un strategia di sostegno delle imprese e del lavoro”. Anche dai dati pubblicati oggi sul “Sole 24 ore”, emerge quanto siano maggiori - per i giovani italiani - le difficoltà a raggiungere l’indipendenza rispetto ai loro coetanei europei: “nella fascia d’età 18-34 anni, il 64,3% in Italia vive ancora con uno o entrambi i genitori, contro una media Ue del 48,2%”. Una percentuale che in 10 anni per la Ue è aumentata di meno di un punto e per l’Italia invece è cresciuta do sei punti percentuali. Anche gli ultimi 10 anni hanno visto una crescita generale sia per l’Italia sia per l’Europa: erano infatti il 58,6% i giovani che nel 2010 si trovavano in famiglia con almeno un genitore, contro il 47,5% del dato europeo. Numero che testimoniano quanto la loro permanenza nei lavori cosiddetti “flessibili”, li costringa poi a frenarsi dalla ricerca di soluzioni di vita autonoma o di creazione di una nuova famiglia.
Rispetto alla crescita nazionale, anche Rimini ha registrato un sensibile aumento nei giovani che fanno fatica a intraprendere percorsi di autonomia familiare. Quelli che vivono con la famiglia di origine, nel 2020 risultavano in tutto 13.484, ovvero il 53,2% del totale dei residenti con età 18-34 anni. Un dato che, se pur più basso di circa undici punti percentuali a confronto con la meda nazionale, ha subito anch’esso un lieve aumento negli ultimi 5 anni. Era infatti il 50,8% nel 2016; il 51,5% nel 2017; il 51,6% nel 2018 e il 52,2% nel 2019.
“Per sostenere le spese di un affitto o del mutuo - precisa Anna Montini Assessore alla statistica - serve uno stipendio ragionevole e stabile. La permanenza dei nostri ragazzi in famiglia non è certo una scelta sempre gradita ma qualcosa a cui loro stessi sono costretti. Una scelta dovuta anche all'attuale situazione economica, alla difficoltà di trovare lavoro, alla diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie e la conseguente discesa delle compravendite immobiliari. Anche se a Rimini il fenomeno è inferiore rispetto alla media nazionale, quello del sostegno all’autonomia dei giovani, rimane comunque un ambito su cui concentrarsi. È necessario intervenire affinché gli effetti della pandemia non facciano aumentare questa percentuale, dentro la quale si spiegano anche il calo della formazione di nuove famiglie e quello delle nascite.”