Tempo pieno e abolizione dello stradario per il tempo pieno e scuole di quartiere.
Analizzare i cambiamenti demografici, i pesanti effetti della denatalità in ogni territorio del Paese, interpretare le dinamiche sociali e confrontarsi con insegnanti e genitori per programmare servizi educativi più funzionali e vicini ai reali bisogni delle famiglie riminesi. Sono questi gli orizzonti sui cui l’Amministrazione comunale sta lavorando per il futuro delle scuole primarie riminesi di primo grado, ampliandone le opportunità educative e di socializzazione lungo tutto l’arco della giornata e valorizzandole come luoghi di sviluppo e volano della vita comunitaria di quartiere.
Partiamo dai numeri. Facendo una sintesi complessiva degli ultimi due anni scolastici, i dati ci indicano la perdita di cinque classi prime, distribuite su tutto il territorio comunale. In provincia ovviamente il numero si alza. Ma con i numeri, a cambiare, sono anche e soprattutto i bisogni e le scelte delle famiglie. La tendenza, già da diverso tempo, è quella di iscrivere i propri figli non più nel plesso vicino a casa ma, in primis, in quello che riesce a garantire orari più ampi (il tempo pieno) o, in alternativa, in una zona considerata a livello logistico di più comoda accessibilità, spesso sulla direttrice casa - lavoro. Il bisogno che accomuna queste scelte è quello di coniugare le esigenze familiari (i tempi di vita) con quelle occupazionali (i tempi di lavoro) in un contesto dove sempre più giovani famiglie vivono lontane da reti famigliari, come ad esempio i nonni. Le esigenze lavorative e la tendenziale mancanza di un supporto famigliare modificano dunque, per gran parte dei riminesi, le modalità con cui usufruiscono o chiedono di poter usufruire dei servizi educativi; da queste indicazioni partono alcune delle direttive strategiche che il Comune di Rimini ha intenzione di percorrere nel prossimo futuro. Ecco quali.
Ampliamento del tempo pieno
Inutile girarci intorno, quella del tempo pieno sarebbe la via regia per la risposta a questi bisogni, e il suo ampliamento rappresenta uno degli obbiettivi per il futuro prossimo. Rimini, come noto, è infatti fanalino di coda in regione, con una copertura che non arriva al 25%. È bene ricordare, per fare chiarezza, che l’attivazione delle classi a tempo pieno dipendono dalla dotazione di organico, che è di esclusiva pertinenza del ministero dell’istruzione, mentre i relativi e necessari servizi per il diritto allo studio - come supporto educativo per l’handicap, mense e trasporto pubblico – sono di responsabilità del Comune di Rimini. Ecco il punto: se su questi ultimi servizi Rimini sarebbe già in grado di dare risposta ad un eventuale ed auspicato aumento di nuove classi a tempo pieno, quello che manca è un segnale positivo, a livello statale, sul potenziamento dell’organico docente. È questo un passaggio importante su cui Rimini richiede oggi quell’attenzione che negli ultimi anni è mancata, non per un capriccio campanilistico, ma alla luce della crescente domanda di tempo pieno proveniente dalle famiglie, e considerato il divario oggi esistente con gli altri comuni capoluogo in regione. Il nostro impegno, in caso di riposte affermative da parte del Ministero, è quello di garantire tutti quei servizi di diritto allo studio necessari per completare l’ampliamento del tempo pieno, a partire da un ampliamento del servizio mensa.
Abolizione dello stradario per il tempo pieno e scuole di quartiere
Ma le tempistiche di queste risposte non sono note e, nel frattempo, stiamo lavorando a due importanti novità. La prima è quella dell’abolizione dello stradario come criterio di accettazione delle iscrizioni per le classi a tempo pieno. Uno strumento anacronistico che non risponde più ad esigenze che sono ormai di tutta la città, e non solo di una sua parte. L’altra è quella di avviare progetti educativi di quartiere che permettano l’attivazione di attività educative extrascolastiche (laboratori, aiuto compiti, sport, atelier) nel pomeriggio (a partire dalla mensa), attraverso la collaborazione con associazioni e terzo settore, con cui abbiamo già avviato un confronto.
La gestione dell’emergenza sanitaria - diventata ben presto emergenza economica, sociale, educativa - ha inoltre confermato e reso ancora più evidente la funzione civica, oltre che pedagogica, che è in capo al sistema di istruzione. L’urgenza che le scuole assumano un ruolo di presìdi educativi e diventino protagoniste di comunità educanti articolate e territoriali è oggi non solo più evidente, ma necessario.