Una città estiva e incandescente fa da scenario alla storia di un magistrato che, varcata la soglia pericolosa della pensione, ripercorre la vicenda di un vecchio caso giudiziario. Dalle carte riemerge la figura di una bellissima etiope uccisa dal figlio, la cui immagine è intorbidata da quella della propria madre, che con la sua esuberante bellezza lo aveva irretito e poi abbandonato.
La città della trasgressione e del divertimento, descritta oltre un ventennio fa da Pier Vittorio Tondelli e Fabrizio De André, è divenuta un non luogo senza anima, molesto e becero, in cui la lunga teoria di luci si è trasformata in un rumore assordante che spegne ogni pensiero.
Franco si trova a difendere gelosamente la sua quiete assediata dal popolo dei vacanzieri, che ingigantiscono il suo senso di estraneità e solitudine. La nostalgia per un passato ricco di passioni si alterna al tentativo di ridare un significato alla propria esistenza: a soccorrerlo saranno la curiosità e la tenerezza suscitate da una giovane vicina di casa, vistosa al limite della volgarità, ma in realtà una semplice e laboriosa ragazza dalla vita difficile e dolorosa, e il ripensamento del rapporto coi figli, grazie alla capacità di rivoluzionare le sue idee a proposito di omosessualità e famiglia. Che è come dire che riesce a dribblare le insidie della morte, e a sfuggire alle paludi della terza età, grazie alla capacità di trasformare nostalgie e rimpianti in un nuova attenzione verso la vita, in uno sguardo rinnovato, non conformista. Il vero conformismo, la morte delle libertà individuali allopposto stanno fuori, nella città della vacanza che tutto consuma.
Marco Rufini, scrittore umbro già autore di: Il lago e Braccio da Montone. Vita dun capitano di ventura, sarà intervistato da Matteo Castellucci. Letture di Luca Di Gregorio.