GIANNI VATTIMO venerdì 20 febbraio a Rimini, Teatro degli Atti, ore 21
Data di pubblicazione
Gianni Vattimo, ordinario di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Torino e deputato europeo per i Democratici di Sinistra, sarà protagonista della quarta conferenza delle “Meditazioni riminesi”, venerdì 20 febbraio, al Teatro degli Atti, dedicata a Politica, dialettica, verità. «Sarà ancora possibile, dopo la morte di Dio, parlare di imperativi morali, di leggi non fondate sull’arbitrio, e di un orizzonte emancipativo della politica?». A porsi questa domanda è Gianni Vattimo nella sua ultima pubblicazione intitolata Nichilismo ed emancipazione: etica, politica, diritto (Milano, Garzanti, 2003), in cui il filosofo torinese cerca la via per pensare la politica, l’etica e la giustizia dopo il tramonto della metafisica e la fine delle ideologie, quando non sono più concepibili princìpi immutabili e diventa necessario costruire le leggi attraverso il consenso e la negoziazione. Il problema che si affronterà nella relazione è quello della menzogna dei politici (e non solo), messa in rapporto a una cultura filosofica che, nel frattempo (diciamo nel Novecento) ha sempre più radicalmente criticato la nozione di verità come conformità della proposizione alla cosa. Si può dunque pensare a un “addio (ermeneutico) alla verità”? La risposta è sì, anche perché là dove c’è verità “oggettiva” (solo pretesa, sempre da esperti, re-filosofi, ecc.) non ci potrebbe essere democrazia... Da Popper a Heidegger, insomma. Vattimo, sulla scia di Nietzsche e Heidegger, si è sempre apertamente misurato con la grande sfida della filosofia contemporanea, cioè il tentativo di tracciare una “teoria della modernità”. Nelle sue opere ha proposto una interpretazione dell’ontologia ermeneutica contemporanea che ne accentua il legame positivo con il nichilismo, inteso come indebolimento delle categorie ontologiche tramandate dalla metafisica e criticate da Nietzsche e da Heidegger. Rimanendo fedele alla sua originaria ispirazione religioso-politica, ha sempre coltivato una filosofia attenta ai problemi della società. Il “pensiero debole”, che lo ha fatto conoscere in molti paesi, è una filosofia che pensa la storia dell’emancipazione umana come una progressiva riduzione della violenza e dei dogmatismi e che favorisce il superamento di quelle stratificazioni sociali che da questi derivano. Fra le sue principali opere ricordiamo: Ipotesi su Nietzsche, Giappichelli, Torino, 1967; Poesia e ontologia, Mursia, Milano, 1968; Il soggetto e la maschera, Bompiani, Milano, 1974; Al di là del soggetto, Feltrinelli, Milano, 1981; La società trasparente, Garzanti, Milano, 1989; Filosofia al presente, Garzanti, Milano, 1990; Oltre l'interpretazione, Laterza, Roma-Bari, 1994; Credere di credere, Milano, Garzanti, l998; La fine della modernità, Milano, Garzanti, 1998; Le avventure della differenza, Milano, Garzanti, 2001; Nichilismo ed emancipazione: etica, politica, diritto, Milano, Garzanti, 2003.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:17