Il restauro della statua di Papa Paolo V

Illustrato dall'assessore Arlotti e dalle resturatrici l'andamento dei lavori di restauro dell'opera dedicata nel 1614 dalla Città a Paolo V (Camillo Borghese), opera dello scultore Nicolas Cordier, detto il Franciosino
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La statua in bronzo, eretta dal Comune di Rimini come atto di riconoscenza verso Paolo V (Camillo Borghese), fu inaugurata nel 1614, opera dello scultore lorenese Nicolas Cordier, detto il Franciosino, e dello scultore- fonditore recanatese Sebastiano Sebastiani che ne curò la fusione alla morte del collega; l'elegante basamento fu disegnato da Giovanni Arrigoni. Nel 1797 la statua fu dedicata a San Gaudenzio, patrono di Rimini; per evitare le disposizioni francesi gli fu tolta la tiara papale sostituendola con la mitria vescovile come copricapo, nella mano sinistra gli fu posto il bastone pastorale mentre la mano destra si atteggia per la benedizione. Nel 1936 l'opera venne riportata allo stato originale rimodellando e rifondendo il copricapo e la mano destra. L'intervento di restauro, eseguito nel rispetto delle indicazioni delle soprintendenze di Bologna e Ravenna, riguarda sia la statua in bronzo che il basamento marmoreo, che saranno riportati all'originaria bellezza e adeguatamente protetti dagli agenti atmosferici. Dal restauro, cominciato il 25 novembre 2003, sono già emerse alcune indicazioni interessanti e eccezionali scoperte: 1) Il bollo della fonderia sul collo del Papa 2) Le tracce di dorature rinvenute in una parte del broccato 3) L'incisione sulla tiara 'A XVI E F' ad indicare 'anno sedici dell'era fascista' 4) La tecnica di fusione e i segni dell'intervento degli scultori 5) La straordinaria bellezza e il buono stato di conservazione del manufatto I lavori saranno terminati prima dell'inaugurazione della grande mostra 'Seicento inquieto', che si aprirà il 27 marzo 2004. La Scheda: Nicolas Cordier: Papa Paolo V Borghese. Rimini, Piazza Cavour. Statua in bronzo su piedistallo di marmo bianco. 1611-1614 Di Francesca Nanni Il Pontefice, seduto in leggera torsione sulla sedia papale, è raffigurato nel momento in cui impartisce la benedizione con la mano destra alzata. Nella sinistra tiene le chiavi, simbolo di San Pietro, mentre sul capo indossa il triregno. Ai fianchi della sedia sono raffigurati l’aquila e il drago, emblemi della famiglia Borghese, ricorrenti anche sui bordi del piviale. Quest’ultimo è inoltre ornato, in corrispondenza della schiena, da un rilievo con figure di santi. Sul lato posteriore della sedia si trova una raffigurazione di Rimini, non fedele alla realtà, mentre ai lati sono rappresentati due episodi della vita del pontefice. Le sorti del monumento a Paolo V sono da sempre intimamente legate alle vicende storiche e politiche della città di Rimini. La statua infatti, opera di grande pregio ed eleganza, venne eretta all’inizio del Seicento, quando la città era parte dello Stato pontificio. Fu trasformata poi in una raffigurazione di San Gaudenzo durante l’occupazione francese di fine Settecento, per essere infine riportata al suo aspetto originario solo in piena epoca fascista. Il Papa, ritratto mentre benedice la città da un alto basamento, è Paolo V, al secolo Camillo Borghese, salito al soglio pontificio nel 1605. Grande esperto di diritto canonico, si dimostrò un sovrano forte ed intransigente. Colto ed amante dell’arte, durante il suo pontificato promosse il completamento della basilica di San Pietro, la costruzione della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore a Roma e, sempre nell’Urbe, il proseguimento dei lavori al Palazzo del Quirinale. La passione per l’arte era condivisa dal suo celebre nipote, il cardinale Scipione Borghese, uno dei collezionisti più raffinati e senza scrupoli della Roma secentesca. Rimini aveva un grande debito di riconoscenza nei confronti del Papa. La magnanimità con cui il pontefice aveva dispensato benefici e fatto avanzare nella gerarchia ecclesiastica molti riminesi illustri, indusse il Consiglio comunale della città a promuovere l’erezione di un monumento in suo onore. Nel 1611 l’opera fu commissionata a Nicolas Cordier, uno scultore di origine francese trasferitosi a Roma da anni, che aveva preso parte a quasi tutte le campagne decorative promosse dal pontefice e dal predecessore di questi, Clemente VIII. Benché il nome di Cordier oggi non risulti di così grande risonanza, agli inizi del Seicento il Franciosino, questo il suo soprannome, era uno scultore molto apprezzato, uno tra i preferiti di Paolo V. Come Michelangelo prima, e Bernini poi, Cordier fu uno dei pochi artisti che poteva vantare l’onore di ricevere nel proprio atelier la visita dei pontefici. A Roma, le statue in marmo della Cappella Aldobrandini in Santa Maria sopra Minerva, quelle della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore, il monumento in bronzo a Enrico IV Re di Francia in San Giovanni Laterano e la statua di Paolo V a Rimini sono tra le opere più significative dell’artista, rivalutato dalla critica più recente come figura di grande rilievo nel panorama della scultura italiana pre-barocca di inizio Seicento. Il Consiglio di Rimini, affidando l’esecuzione della statua ad un artista come Cordier, intendeva quindi rendere omaggio al pontefice tramite una commissione di grande pregio artistico e di forte impegno economico, che potesse rappresentare il segno più tangibile della fedeltà, della gratitudine e della sottomissione al potere papale. Seguendo una prassi piuttosto diffusa, Cordier s’impegnò con il Consiglio comunale di Rimini ad eseguire il solo modello in cera della statua, demandando il processo di fusione del bronzo a Sebastiano Sebastiani, scultore di Recanati esperto nella lavorazione di tale metallo. Il Franciosino morì improvvisamente nel 1612, e le fonti discordano sul livello di finitura del modello in cera da lui approntato, ma la bellezza dell’opera, l’eleganza del viso del papa e vari elementi stilistici inducono a pensare che Cordier avesse quasi terminato il lavoro. La statua fu dunque fusa da Sebastiani per essere poi collocata nella piazza antistante al Palazzo Comunale, ampliata all’occorrenza grazie all’abbattimento di un intero isolato di case. Il monumento fu inaugurato con cerimonia solenne il 22 giugno del 1614, alla presenza delle più alte autorità locali e del cardinal legato della provincia di Romagna. Quasi due secoli più tardi, nel 1797, Rimini veniva occupata dalle truppe francesi di Napoleone, che scendevano lungo la penisola conquistando i territori e requisendo le opere d’arte di maggior pregio, per inviarle a Parigi. Il nuovo governo mal sopportava gli antichi simboli del potere temporale del Pontefice e tanto meno i monumenti eretti in suo onore, di conseguenza la statua del Papa correva il rischio di essere spostata o, con maggior probabilità, di venire distrutta. I riminesi si trovarono quindi costretti a dover velocemente camuffare Paolo V Borghese in San Gaudenzo, santo patrono della città. Dal capo della statua si tagliò il triregno per porvi la mitra vescovile, propria del santo, e dalla mano sinistra si tolsero le chiavi pontificie per inserirvi un pastorale. Solo nel 1936, all’indomani dell’avvio dei lavori di riqualificazione urbana promossi dal fascismo, si pensò di riportare il bronzo al suo aspetto originario, e il San Gaudenzo ritornò alle sue vere sembianze di Papa. La storia conservativa dell’opera approda infine al restauro attualmente in corso che, si auspica, possa contribuire anche a chiarire l’entità degli antichi interventi subiti dalla statua, indagati inoltre attraverso le ricerche di carattere storico-artistico condotte in parallelo ai lavori.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:17