Concluso il restauro della Madonnina dell’Arengo

Data di pubblicazione
Iniziato lo scorso maggio, si è concluso oggi il restauro della Madonnina dell’Arengo. La statua raffigurante la Beata Vergine dell’Immacolata Concezione, risale al XVII secolo ed è ispirata nelle sue linee stilistiche al fare pittorico del bolognese Guido Reni. Collocata sin dalla sua origine in una nicchia appositamente ricavata nell’angolo del Palazzo Garampi, oggi residenza comunale, il simulacro di Maria, pur protetto da uno scenografico baldacchino in lamina di rame, ha da sempre subito l’attacco degli agenti atmosferici e i depositi dei volatili. I danni maggiori sono stati però cagionati durante il secondo conflitto bellico, quando il palazzo fu colpito dai bombardamenti; la statua recuperata tra le macerie, presentava la perdita di alcune sue parti. Con un restauro avvenuto alla fine degli anni ’40, si è proceduto alla reintegrazione dei pezzi mancanti ed alla sua ricollocazione. L’intervento odierno ha teso operare con una metodologia conservativa le tracce storiche che hanno inciso nel manufatto. Il progetto, curato dal settore Lavori Pubblici del Comune di Rimini e redatto dall’architetto Maria Giovanna Giuccioli, ha avuto come direttore dei lavori ed alta sorveglianza l’architetto Marco Musmeci. L’operazione è stata finanziato per conto del Rotary Club di Rimini dalla generosità di Alessandro Acari, Luciano Gorini e Luigi Franceschini. La diagnosi preventiva della scultura aveva valutato l’avanzato progredire del cosiddetto “cancro del bronzo”, causato da una cattiva fusione iniziale e soprattutto, da un consistente strato di guano. Le operazioni eseguite dall’operatore Gianni Soavi, sotto la responsabilità tecnica di Giovanni Battista Cavaglià, hanno dapprima asportato manualmente le incrostazioni e poi provveduto al consolidamento del manufatto. In questa fase si sono approfondite le analisi storiche e tecniche dell’intero complesso plastico, come la statua, la nicchia e il baldacchino. In particolare si sono valutate le parti rifatte nel dopoguerra (volto, mani, e mezzaluna) e si è scoperta dietro al manto, una breve iscrizione, non è ancora del tutto chiarita, ma probabilmente relativa alla punzonatura. Altri elementi emersi sono delle consistenti stuccature con materiale cementizio, operate in antico, e da riferirsi alla cattiva fusione primitiva. In questi ultimi giorni si è poi provveduto alle opere di finitura con la stesura di cere e protettivi, restituendo la statua alla comunità nelle sue forme originarie e difesa dagli assalti del tempo.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:14