Saluto del Sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, pronunciato durante la consegna del Sigismondo d’Oro 2005.
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“Gentili ospiti, concittadini, autorità

La cerimonia del Sigismondo d’Oro è per definizione una occasione per guardare avanti.

Riconoscendo esperienze di vita e di professione esemplari, la comunità riflette su se stessa e cerca di ‘leggere’ i segni del proprio destino.

Il senso del proprio cammino.

Chi siamo? Dove stiamo andando? Qual è il nostro ruolo nel mondo?

Siamo una città, un territorio, una comunità in cammino. Non siamo fermi né depressi né tristi. Abbiamo problemi, certo, ma non tali da spingerci a prostrarci, paralizzati, in attesa di chissà cosa o chissà che. 

E siamo cambiati. Magari non ne abbiamo ancora la piena consapevolezza, zavorrati dalla quotidianità, ma dall’inizio del nuovo millennio sono intervenuti mutamenti sostanziali nella pelle di questa città.

Alla città balneare, antico vanto e ‘marchio’ d’origine della nostra realtà, si sono affiancate altre città: quella del commercio, quella della multiculturalità, quella della cultura, quella dell’università.

Rimini non è più una realtà ‘monoculturale’. Lo rilevano i dati, lo rilevano i cittadini, lo rivelano i servizi e le inchieste dei giornali nazionali che si occupano di Rimini non solo nella stagione estiva e per la stagione estiva. Rimini fa sempre tendenza, fa sempre moda in ambiti diversi.

Compito della Amministrazione è saperli armonizzare fra di loro affinché – nessuno escluso – tutti questi settori partecipino alla crescita civile complessiva.

All’insegna di questi mutamenti si sta ricomponendo anche una antica e storica frattura della nostra città: quella della città del mare a quella della città che sta a monte della linea ferroviaria. Ormai la ferrovia, barriera più mentale che fisica, non divide più la città balneare dal centro: le due realtà si stanno progressivamente fondendo in una unica.  

Siamo cambiati e cresciuti. In cinque anni la popolazione residente è passata da 129 mila a 134 mila persone; le imprese attive aumentano dalle 16.898 unità del 2001 alle 17.917 del primo semestre 2005; la sede universitaria riminese ha decuplicato in dieci anni i suoi iscritti, sfondando la barriera dei cinquemila studenti; esperienze locali di solidarietà e volontariato si confermano modelli nel Paese per qualità e innovazione; studi accademici statunitensi consegnano a questo territorio il primato nazionale per capacità di integrazione, ponendolo tra gli ‘eccellenti’ per creatività; le opere strutturali realizzate o in fase di realizzazione ampliano gli orizzonti della ‘capitale della vacanza estiva’ in centro dell’Italia per accoglienza, ospitalità e servizi alla persona dodici mesi all’anno. Vivere a Rimini continua ad essere un desiderio di molti italiani.

Rimini dunque sta diventando sempre meno ‘luogo comune’ e sempre più un luogo ‘reale’ dove le culture si armonizzano, le differenze dialogano, il tessuto economico è dinamico, il patrimonio rappresentato dall’associazionismo culturale, ricreativo e sportivo ha pochi eguali in regione e oltre.

Non mancano le contraddizioni, le tentazioni di voltarsi indietro alla disperata ricerca di un passato che non tornerà più, le contrapposizioni sterili, persino gli eccessivi tentennamenti e gli errori.

Ma questa è una città che dialoga, è una città che discute, è una città orgogliosa della sua identità e consapevole delle sue differenze, è una città che magari si contrappone ma non si divide. Soprattutto è una città in cammino.

Considero la costante tensione verso la coesione sociale l’obiettivo strategico centrato da questa Amministrazione Comunale, raggiunto mantenendo un preciso impegno preso con i cittadini.

Sono state investite risorse consistenti per il completamento della rete infrastrutturale e per la riqualificazione senza dimenticanze di ogni luogo perché la coesione sociale non è sovrapponibile alle immagini di esauste periferie.

Ma altrettanto entusiasmo e investimenti sono stati destinati al rafforzamento delle tutele per le fasce della popolazione più deboli, al recupero dello storico disavanzo con le altre esperienze regionali sulle scuole d’infanzia e sui programmi di edilizia popolare.

Ci siamo aperti ancora di più alla città, ai suoi bisogni e anche alle sue difficoltà, nella stessa fase temporale in cui l’Europa, il mondo e soprattutto il nostro Paese- attraversati da un brivido di insicurezza- si sono chiusi.

Forse mai in mezzo secolo la preoccupazione per il futuro ha tangibilmente sfiorato le vite di tutti noi come nell’ultimo lustro; la paura di non farcela a vincere l’incertezza e le sfide della modernità è un sentimento comune.

Non siamo un’isola e non ambiamo ad esserlo; la pesante cappa della crisi economica e della crescente sfiducia verso istituzioni e capisaldi consolidati della società- uno per tutti, il sistema bancario e creditizio- non poteva non tangere il nostro territorio. Ciò ha causato problemi inediti e pesanti- penso ad esempio alla chiusura di alcune importanti attività produttive o al ‘trascinamento’ verso il basso di fette sociali in precedenza distanti da qualunque difficoltà economica- obbligandoci a cercare soluzioni nuove.

Nonostante questo, se siamo una realtà viva, capace di costruire oggi il domani a beneficio delle generazioni più giovani, se siamo punto di riferimento nel Paese in strategici segmenti sociali, economici e culturali, lo si deve a una risposta nella sostanza unitaria e solidale del ‘sistema Rimini’.

Una risposta, alla quale come Ente pubblico abbiamo contributo con passione, costanza e equità. Alcide De Gasperi sosteneva che ‘politica vuol dire realizzare’. Aggiungo ‘e realizzarsi’ perché è nel servizio e nella partecipazione per rendere migliore il luogo in cui si vive che si esplica una delle attività fondamentali dell’uomo.

E’ un messaggio inequivocabile per il futuro; un’eredità che- lo dico con tutta la modestia possibile- non potrà e non dovrà essere trascurata anche dal prossimo governo della città.

Rimarco questo perché questo rappresenta la nostra vera forza alla vigilia di un altro quinquennio che si prospetta duro, non facile, caratterizzato da lavoro concreto piuttosto che risolto da facili illusioni. Problemi non ne mancano, in alcuni casi è persino faticoso individuare la soluzione più conveniente per la collettività. E’ scritto nel Talmud: “Se i mari fossero inchiostro, le canne penne, i cieli pergamene e tutti gli uomini scribi, non basterebbero a descrivere la complessità del governo’.

Dobbiamo avere la consapevolezza che ci attendono anni di sacrifici, e responsabilità del governo locale è dirlo con sincerità, non rifugiandosi negli slogan o nell’ottimismo figlio dell’incoscienza.

Ma la sfida è entusiasmante e chiama a raccolta il meglio dell’anima di questa città: lo spirito di iniziativa, la capacità di innovazione, la consapevolezza dei propri mezzi, la naturale predisposizione all’apertura mentale, un sentimento pionieristico mai affievolito. Sapendo che comunque la strada in questi anni è stata tracciata.

Sono cinque, a mio modo di vedere, i campi prioritari di azione nel prossimo quinquennio: la mobilità, la sicurezza, il lavoro, la scuola e l’università, l’ambiente. Offrire soluzioni a questi problemi- più interpretare in realtà come vere e proprie opportunità di crescita- significa rafforzare ancora di più una precisa filosofia di governo: quello di fare di alcuni, circostanziati campi i propulsori dello sviluppo complessivo e equilibrato.

Mi riferisco alla sostenibilità, al valore e alla tutela del territorio, alla cultura, alla solidarietà e all’integrazione. Ogni intervento su questi settori dovrà tenere conto delle capacità potenziali di avviare processi virtuosi complessivi e coordinati alla cui riuscita concorre e partecipa l’intera comunità; non iniziative fini a se stesse, il cui valore si misura dal costo di realizzazione o dalla soddisfazione dei soli, diretti beneficiari.

La coesione sociale rafforzata negli ultimi anni allora può essere il nostro decisivo sostegno. Perché sia chiara una cosa: tutto ciò che discuteremo, progetteremo e programmeremo non potrà diventare realtà se non dimostreremo compattezza. ‘Il problema degli altri- sosteneva don Milani- è uguale al mio: sortirne da soli è l’avarizia, sortirne insieme è la politica’.

Bisogna aprire un nuovo credito di fiducia verso Rimini. Bisogna credere in questa città perché questa città ha dimostrato di saper guardare avanti con acutezza e responsabilità, a volte più di qualche suo rappresentante o professionista del ‘il futuro non è più quello di una volta’.

Bisogna amare Rimini. Lo dico, rischiando di cadere nella retorica, anche in relazione alla prossima scadenza elettorale. Forze politiche si contrapporranno in modo acceso ma, oltre che il rispetto e la serenità del giudizio, vorrei che da ogni schieramento emergesse una purezza di intenzioni verso Rimini e i riminesi chiara, priva di ambiguità. Sarebbe un viatico importante per tutti, maggioranza e opposizione, vincitori e sconfitti; soprattutto per i cittadini.

Prima di passare la parola a Piero Meldini e ai rappresentanti dell’ANPI- i nostri prestigiosi Sigismondo d’Oro- consentitemi di ringraziare i cittadini, le associazioni, le organizzazioni sindacali, gli assessori, tutte le forze politiche, il personale del Comune di Rimini. E’ grazie al lavoro comune che continuiamo il nostro cammino.

Grazie per la partecipazione a questa cerimonia. Vi auguro un Buon Natale e un sereno 2005. E adesso apprestiamoci ad applaudire Piero Meldini e l’ANPI. Un uomo e un’Associazione che amano Rimini.

Grazie.”

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15/05/2023, 17:14