Ritrovato alla Gambalunga un codice autografo di Leone Allacci, grande intellettuale del XVII secolo, considerato perduto

Il prezioso codice della Gambalunga servì per l’editio princeps dell’opera (Roma 1659)
Data di pubblicazione

La scoperta, che ha suscitato la sorpresa e la quasi incredulità degli specialisti, è merito di una giovane laureanda dell’Università di Bologna, Claudia Sojer.

La Sojer, nel corso di intense e appassionate ricerche a caccia di libri o frammenti di libri manoscritti greci a Rimini, ha trovato fra i tesori custoditi dalla Biblioteca Gambalunga un prezioso codice autografo di Leone Allacci che era considerato perduto.

Si tratta di uno dei due tomi (precisamente il secondo) della Grecia ortodossa, imponente raccolta di scritti teologici bizantini corredati di traduzione latina del medesimo Allacci.

Il prezioso codice della Gambalunga servì per l’editio princeps dell’opera (Roma 1659), come mostrano diversi segni tipografici. Del volume si persero poi le tracce, fino a ritrovarlo fra i libri appartenuti a un grande riminese del Settecento, il cardinale Giuseppe Garampi, che alla morte scelse di donarlo alla Biblioteca Gambalunga, come si ricava dal suo lascito testamentario trascritto in un antico catalogo del 1792. Dopo questa data il codice finì completamente dimenticato fino all’attuale scoperta.

L’ “Allacci ritrovato” contiene le firme autografe dei responsabili che diedero l’autorizzazione alla stampa. Le numerose varianti e correzioni d’autore testimoniano la raffinata tecnica di traduzione dal greco in latino del suo autore Allacci. Lo studio che Claudia Sojer ha ora in animo di condurre sul codice porterà senza dubbio un contributo decisivo per ricostruire il metodo di lavoro e il profilo culturale di un illustre mediatore fra l’Oriente e l’Occidente d’Europa durante il grand siècle.

Greco nativo di Chio, Leone Allacci visse a Roma, dove morì nel 1669, la maggior parte della sua vita. Noto per essere stato il curatore di uno degli eventi politico-culturali più clamorosi della Guerra dei Trent’Anni, cioè il trasferimento alla Biblioteca Vaticana dei manoscritti della Biblioteca Palatina di Heidelberg donati da Massimiliano di Baviera a papa Gregorio XV (il bolognese Alessandro Ludovisi), Allacci è stato un infaticabile  editore di testi di storia, di teologia, di liturgia, di architettura, di teatro. Diresse magnifiche biblioteche – quella del cardinale Francesco Barberini prima, la Vaticana poi – e fu in rapporto con alcuni fra i massimi intellettuali e politici del suo tempo, come il cardinal Mazzarino. Dotato di una cultura impressionante, è stato il più grande teologo greco del suo secolo al servizio del Papato.

Allegate due immagini dell’Allacci del frontespizio dell'edizione a stampa e pagina del titolo del manoscritto con l’imprimatur (il ‘si stampi’).

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:13