In considerazione dei numerosi interessi che coinvolge, la realizzazione di una moderna politica abitativa, richiede una molteplicità di azioni e l’opera convergente e responsabile di una pluralità di livelli istituzionali, in un rapporto aperto, collaborativo e solidale con le parti sociali, rappresentative delle diverse istanze, a partire da quelle dei più deboli.
Anche a Rimini il problema casa è in linea con quello italiano: il numero delle persone in attesa di casa popolare è circa 1400, sono 1900 le domande di contributo per l’affitto.
La risoluzione al problema non si attua solo attraverso la semplicistica realizzazione di nuove case, con fondi pubblici, ma soprattutto attraverso:
- valorizzazione del patrimonio ERP esistente e il “ contratto di quartiere “ di Via Pascoli ne è la testimonianza;
- interventi di risanamento e recupero edilizio finalizzati al rinnovo urbano per non erodere ulteriormente il territorio extraurbano;
- individuazione di nuove aree da destinare a PEEP.
Le politiche abitative del Governo italiano devono andare anche nella direzione di sviluppare una nuova politica degli affitti mirate al riequilibrio di un mercato viziato. Sarebbe fondamentale riprendere il programma di sviluppo di edilizia agevolata in locazione, modello già avviato in via sperimentale e mai completamente attuato a causa di un taglio di fondi. Il rifinanziamento potrebbe costituire uno strumento per affrontare le priorità del territorio.
Dovrebbero essere rifinanziati i progetti delle case per anziani, così come progetti per giovani, immigrati, lavoratori in mobilità. Si tratta di segmenti importanti di domanda abitativa che potrebbero trovare risposte con la realizzazione di programmi finalizzati a dotare le città di alloggi in affitto temporaneo, strumento che non viene quasi mai praticato.
Concordo sulla ipotesi governativa di utilizzare la leva fiscale al fine di determinare un quadro di convenienze necessario a rendere sostenibile il mercato delle locazioni e per favorire la promozione dell’edilizia in affitto a canoni concertati.
Infatti solo attraverso il potenziamento degli affitti concordati, che dovrebbero essere l’unico contratto di locazione possibile per determinate fasce di popolazione, si possono modificare le problematiche sociali ed economiche derivate dal costo eccessivo degli immobili in locazione. In cambio prima lo Stato, poi i Comuni potrebbero garantire ai proprietari un sistema equo di sgravi fiscali; la leva fiscale può essere utilizzata per raggiungere molteplici obiettivi, innanzitutto per aumentare la disponibilità degli alloggi in locazione. Contestualmente si possono pensare misure che favoriscono l’emersione dei contratti in nero, fenomeno che sta assumendo dimensioni inaccettabili e penalizza soprattutto i soggetti più deboli.
Il sostegno agli inquilini appartenenti a categorie sociali disagiate rappresenta uno strumento necessario, ma non sufficiente. Questi interventi devono essere più mirati ed efficaci. Bisogna innanzitutto stabilire fonti di finanziamento certe, stabili e adeguate incoraggiando le iniziative regionali per l’istituzione dei ‘fondi di rotazione’ per gli alloggi in locazione.”