In tal senso è necessario monitorare attentamente quanto accade in Italia e a Rimini, sia riguardo le conseguenze prodotte sullordine pubblico sia rispetto alle cause (sociologiche?) alla base di questo preoccupante fenomeno.
Sono cronaca pressoché giornaliera gli episodi di violazione del Codice della Strada o atti violenti chiaramente dovuti allabuso di bevande alcoliche. Si badi, qui non centra nulla il bicchiere di vino o di birra consumato in amicizia; no, qui siamo dalle parti di un uso stordente e alienante della bottiglia, soprattutto da parte delle generazioni più giovani. Gli ultimi dati nazionali purtroppo confermano questa inquietante piega: aumenta il consumo di alcool senza neanche più la giustificazione culturale (se tale si può definire) della ribellione per una causa. Emerge con brutale ma convincente chiarezza come lo sballo sia fine a se stesso, uno stupido rito di passaggio nel nome di un egoismo che non si preoccupa minimamente dellaltro. Cè allora chi, ubriaco al volante, investe e uccide; cè chi, ottenebrato nella mente e nel corpo, non esita neanche a far male a se stesso. Non si può rimanere passivi davanti a tutto questo. Interrogarci sulla scala dei valori costruita e comunicata negli ultimi dieci anni da questa società è il primo passo. Prendere provvedimenti di tutela e autotutela è quello successivo.
Rimini non rimane indifferente. Siamo la capitale della vacanza che- per definizione- è ciò che è diverso dal tran tran quotidiano. Ma questa diversità non può essere confusa con il tutto è permesso, ogni cosa è lecita, fate ciò che volete. Ci abbiamo messo anni- e ancora portiamo con noi alcune scorie- per liberarci da un luogo comune che ci voleva così, patria dello sballo a prezzi modici. Con fatica, e grazie anche alla collaborazione del tessuto economico e sociale cittadino, siamo in parte riusciti a raddrizzare quel modello. Abbiamo anche subito critiche da chi- stringi stringi- sosteneva che in fondo persino lo sballo procurava qualche punto in più al PIL locale.
Abbiamo allora il dovere di combattere questa battaglia, perché nel cosiddetto patto tra generazioni non ci sono solo le pensioni ma anche costruire e difendere un quadro valoriale che sia garanzia degli uni e degli altri.
Ho chiesto dunque allAssessore alla Polizia Municipale e al Comandante del Corpo di PM di controllare nei prossimi giorni che- specie nelle ore notturne- la vendita di superalcolici nei negozi rispetti rigorosamente i limiti imposti dalle leggi vigenti. Non si possono vendere bottiglie a ragazzi che sono già palesemente in preda ai fumi dellalcool. Rivolgo cortesemente questa richiesta al Signor Questore, nel nome di quella preziosa collaborazione che sta portando a risultati tangibili su molti fronti della tutela dellordine pubblico.
Se questa attività non desse i frutti auspicati, dovrei in coscienza pensare di assumere provvedimenti strutturali che dispongano precisi divieti. Non è mai consolante procedere a colpi di divieto ma, davanti a fenomeni così gravi e compromettenti il futuro collettivo, non si può tentennare. Faccio molto affidamento sulla responsabilità individuale e sulla capacità di chi vende di guardare a quei giovani dallaltra parte del bancone come fossero i propri figli.