Relazione dell'Assessore Vittorio Buldrini, illustrata alla II Commissione Consiliare.

"L’Italia, accanto a Germania, Spagna, Francia e Gran Bretagna, si colloca nella U.E. in una posizione di rilevanza  come grande paese d’immigrazione e con la previsione di un aumento ancor più rilevante.
Data di pubblicazione

Se si confronta il movimento migratorio in atto negli Stati Uniti, dove arrivano annualmente un milione di immigrati, e in Italia, dove gli ingressi tra nuovi lavoratori e familiari è di circa 300mila persone( il 10% del flusso annuale mondiale, stimato intorno ai tre milioni di persone) con il peso delle relative popolazioni (la statunitense è cinque volte più elevata) ci si può rendere conto che in proporzione l’intensità del fenomeno migratorio in Italia ha addirittura superato quella americana.

    Tutto questo  dovrebbe portare a prestare la dovuta attenzione nei confronti di questo grande fenomeno sociale. Fenomeno sociale che deve considerarsi strutturale dato che l’Italia ha una storia di immigrazione ormai trentennale, e che va  affrontato con politiche migratorie - anche a livello locale-  non di emergenza  e con un ampliamento delle risorse finanziarie da destinare soprattutto alle politiche per l’integrazione. (Mentre diversi Stati hanno aumentato le risorse per le politiche migratorie, in Italia da un miliardo di euro del 2004 si è scesi a 518 milioni nel 2005 per poi risalire a 775 milioni nel 2006).

    Negli anni più recenti l’immigrazione straniera anche nella nostra regione è diventata un fenomeno di indubbio rilievo. Si è passati infatti da un primo momento, che risale agli anni ottanta in cui il fenomeno era ancora contenuto (entro le 30.000 unità che rappresentavano l’1% della popolazione residente), alla fase dell’emergenza degli anni novanta dovuta allo sconvolgimento politico dell’area dei Balcani  (50.000 unità), per giungere ad una terza fase, che va dalla fine degli anni novanta ad oggi,  in cui il  fenomeno presenta  ritmi di crescita che superano  il 10% annuo e caratteristiche di stabilizzazione. La presenza delle donne supera il 46%  e vi è una forte presenza di bambini stranieri nelle scuole. Le aree di provenienza sono quelle dell’Africa e dell’Europa Orientale ma anche quelle dell’Asia e dell’America Latina .

    Nel corso del 2005 gli immigrati stranieri in regione hanno oltrepassato le 290.000 unità ed il 6,9% della popolazione residente, allineandosi a quanto avviene nel resto del continente: la media europea  è, infatti, superiore al 6% e nei paesi dell’Europa centro-settentrionale essa supera già il 10%.

 

  

 

  

Nella Provincia di Rimini, a fine 2006, la popolazione non italiana è arrivata a registrare 19.779 unità contro le 3300 del 1993 con un’incidenza del 6,7% . Nel 1993 i residenti non italiani erano per il 38% sammarinesi e per il 23% provenienti dai paesi del Nord Europa. A fine 2006 la popolazione non italiana con 19.779 unità vede una netta prevalenza di: Albanesi, Ucraini, Cinesi, Rumeni, Marocchini, Senegalesi.

    Infine nel nostro comune la popolazione straniera residente  a fine 2006 ha raggiunto le 10.216 unità con un’incidenza del 7,43%.  Le aree di maggior provenienza sono i Paesi non comunitari dell’Europa (47,7%), l’Africa (18,14 %) e L’Asia (11,13%). I Quartieri che hanno una maggior percentuale di residenti stranieri sono il Q.5 col 25% e il Q.3 col 20%; seguono con uno solo scarto di percentuale tra lo il Q.1 e il Q.2 , rispettivamente il 18% e il 17%;  mentre il Q. 4 e il Q.6 si assestano sul 10%.

Il Comune di Rimini sul tema dell’integrazione  ha agito in questi anni sviluppando principalmente politiche di accoglienza. Accoglienza intesa come servizi complementari a situazioni già regolarizzate. In questa direzione operano gli sportelli  che  forniscono  informazione, mediazione e orientano ai servizi specifici del territorio riguardo la  normativa di ingresso e soggiorno, la  casa, l’ assistenza sanitaria e la ricerca di lavoro,  e all’occorrenza  prestano consulenza legale. E anche quei servizi che forniscono corsi di alfabetizzazione  per le prime e seconde generazioni e mettono in campo azioni di sostegno scolastico ed extrascolastico si muovono nell’ambito di politiche di accoglienza che ancora non riconoscono l’immigrazione come fenomeno strutturale. Certo che l’aspetto dell’accoglienza è importante e va non solo mantenuto ma potenziato. La rete informativa del territorio va dunque coordinata in questa ottica e alla luce di della Legge Regionale N.5 del 2004 - con cui per la prima volta l’immigrazione è entrata stabilmente e in modo strutturale nelle politiche di programmazione della Regione-.

    Dunque credo sia giunto il momento anche per l’Amministrazione Comunale di fare un salto di qualità sul tema dell’integrazione proponendo politiche mirate a ricercare soluzioni di carattere veramente inclusorio nel nostro tessuto sociale.

   Un’occupazione dignitosa, contrattualmente regolare,  insieme al reperimento di un alloggio a condizioni economicamente accettabili sono le due esigenze primarie che non possono essere completamente delegate alla capacità o alla buona sorte dell’individuo; gli Enti Locali, e quindi anche il Comune, devono promuovere momenti di concertazione con l’imprenditoria e con soggetti privati per far si che vengano fornite opportunità anche ai cittadini migranti che hanno intenzione di insediarsi stabilmente nel nostro comune.

  È noto come molte categorie economiche ed imprese locali da alcuni anni lamentino  la mancanza di mano d’opera in molti settori della nostra economia, dal turismo, all’agricoltura, alle fabbriche manifatturiere, e conseguentemente abbiano chiesto sia all’attuale Governo sia a quello precedente, l’aumento delle quote dei flussi migratori dai paesi Extra-Cee. L’offerta quindi esiste, per cui si tratta di coordinarla con la domanda, riuscendo così a dare risposte sia alle aziende che necessitano di maestranze, sia ai migranti che vogliono rifarsi una vita fuori dal loro paese di origine.

   Sul problema abitativo le soluzioni sono molto più complesse.

   Rimini è uno dei comuni d’ Italia dove il costo degli alloggi, sia sull’ acquisto sia sull’affitto, ha raggiunto livelli insopportabili per un reddito basso ma anche medio basso; diventa perciò impensabile che un lavoratore appena arrivato nel nostro comune, riesca a sostenere costi così elevati. Credo che anche in questo caso l’imprenditoria privata che assume quel lavoratore debba fare la sua parte.

   Ho ascoltato con interesse la proposta lanciata alcuni mesi fa dal neopresidente di Assindustria Rimini, Maurizio Focchi, che riguardava esplicitamente la disponibilità sua e della sua associazione alla creazione di nuovi alloggi da destinare ai lavoratori assunti in aziende locali e provenienti da altre parti d’Italia e del mondo. Un’ idea già proposta dalla stessa Amministrazione Comunale nella passata legislatura che non aveva trovato il  consenso dell’imprenditoria; il fatto che oggi il presidente di Assindustria faccia  sua quella proposta mi fa ben sperare, e posso già dire che in caso si concretizzi, l’A.C. farà la sua parte a livello amministrativo e a livello economico.

   Casi di datori di lavoro che reperiscono alloggi ai propri dipendenti  non sono isolati, e ritengo che l’A.C. potrebbe anche istituire un fondo di sostegno apposito per particolari esose condizioni di locazione.

  Tutte le ulteriori e nuove strategie che l’A.C. intenda mettere in atto non sono comunque avulse da quello che è il contesto normativo nazionale che è in continua evoluzione.

  L’attuale legge che regolamenta l’immigrazione in Italia sta per essere superata dalla nuova normativa, che dovrebbe abolire l’odioso concetto sancito  dalla Bossi-Fini che garantisce permanenza in Italia ed un minimo di diritti sociali all’immigrato solo ed esclusivamente se questi si trova nella condizione di avere un lavoro stabile ed un alloggio regolare, senza lasciare neppure un lasso di tempo minimo per cercare opportunità di soluzione a queste due condizioni primarie. Questo principio ha nei fatti favorito l’ingresso clandestino (più della metà della popolazione ora regolarmente soggiornante  in Italia ha raggiunto questa condizione attraverso l’anticamera della clandestinità) ed ha paradossalmente aumentato il numero degli irregolari nel nostro paese. Lo spirito della  Bossi Fini è infatti quello per cui  il migrante non è tanto una risorsa umana a tutti gli effetti, ma  viene comparato ad un qualsiasi utensile produttivo o macchinario che quando non serve più viene gettato senza patemi d’ animo nella spazzatura; e  proprio in virtù di  questo non gli vengono riconosciute pari opportunità nella fruizione dei diritti: come ad esempio il depennamento dalle graduatorie degli alloggi ERP o del FSA in caso di perdita anche temporanea del lavoro.

   Tutte le iniziative che potranno essere prese dagli enti locali in tema di integrazione saranno condizionate dal superamento o meno della legge vigente. Il nuovo disegno di legge proposto dai Ministri Ferrero e Amato, prevede tempi di permanenza nel nostro paese atti a trovare opportunità occupazionali ed abitative, tramite lo strumento dello sponsor –contemplato nella precedente legge sull’immigrazione dei Ministri Turco e  Napolitano e poi soppresso dalla Bossi-Fini-. Questi tempi permetteranno al migrante di proporsi sul mercato del lavoro in modo regolare, e non partendo dalla condizione di clandestino come adesso avviene, riuscendo così a trovare condizioni di vita che gli consentano veramente di condurre un’ esistenza dignitosa nel rispetto delle leggi, liberandolo dal ricatto del lavoro nero e da quello di essere costretto a forme di illegalità più o meno gravi per poter sopravvivere.

   È emblematica in questo senso la denuncia fatta alcuni giorni fa da cooperative di pescatori riminesi, che causa mancanza di mano d’opera, ammettono di dovere assumere clandestini senza riuscire poi, pur avendone le intenzioni, a regolarizzarli.

La stessa soluzione dell’annoso problema vissuto nel nostro comune - parlo dell’abusivismo commerciale- è strettamente collegata al superamento della Bossi-Fini: se un migrante arriva a Rimini dal proprio paese di origine e non ha la possibilità di trovare casa e lavoro regolarizzando la propria permanenza, la prima soluzione che ha per sopravvivere è quella di entrare nel circuito dell’abusivismo commerciale per poi uscirne -ed ho decine di testimonianze al proposito- nel momento in cui riesce a reperire un lavoro come dipendente anche se, come in molti casi, non regolare ed in nero. La stessa testimonianza del famoso falso “Vù  Cumprà”, ripreso sulle spiagge della Versilia  insieme al presidente del consiglio Romano Prodi, dimostra come il percorso di molti migranti in Italia sia stato quello, e non per scelta ma per mancanza di alternative.

  Sul tema dell’abusivismo commerciale è mia intenzione produrre uno studio approfondito per dare, diciamo così, una “carta di identità” al venditore abusivo; bisogna una volta per tutte stabilire con una certa esattezza quali sono le cause o le motivazioni che spingono molti  migranti ad esercitare l’abusivismo commerciale, per verificare  se, come dice la destra e anche parte delle categorie economiche, queste persone sono tutte “geneticamente dei delinquenti” (si ricorda che non ci sono prove di un’incidenza di criminalità maggiore nella popolazione immigrata rispetto a quella indigena e che la maggior parte dei reati a carico dei migranti riguardano l’infrazione della normativa sull’ingresso e soggiorno) o se, invece,  sono difficoltà di carattere sociale a costringerli ad esercitare quella attività illegale.

  Una corretta analisi del fenomeno servirà a riflettere sulle giuste strategie da seguire per arginare il fenomeno, evitando derive culturali , presenti oggi in città, che tendono a criminalizzare intere etnie e comunità.

 Sempre sullo stesso tema penso che l’A.C. debba cercare di dare piena attuazione al programma elettorale del Sindaco. Programma  nel quale sono contemplate iniziative di concertazione con il tessuto produttivo riminese, atte a produrre nuove opportunità occupazionali, mirate ad agire da deterrente all’esercizio dell’abusivismo commerciale; come Assessorato proveremo a convocare le associazioni imprenditoriali per capire se questa proposta  può essere recepita.

   Altro capitolo centrale del disegno di Legge Ferrero- Amato è quello che riguarda i diritti di cittadinanza e rappresentanza dei migranti.

 La nuova legge contemplerà, oltre all’acquisizione della  cittadinanza italiana dopo cinque anni di permanenza nel nostro territorio, anche il diritto di voto e di eleggibilità nelle elezioni amministrative. Il Comune di Rimini ha intenzione di promuovere forme di organizzazione, di partecipazione e di ascolto delle comunità dei migranti per raccogliere le istanze promosse dalle stesse, anche in previsione di erogare risposte a cittadini che saranno parte integrante del nostro territorio a tutti gli effetti.

   Il nostro Comune e la Provincia di Rimini più in generale sono  ancora molto indietro rispetto ad altri Enti Locali della nostra Regione su questo versante, ed è quindi necessario colmare la lacuna accelerando i tempi per la costituzione di organismi di rappresentanza dei migranti dando piena attuazione alle finalità della  L. R. 5/2004  (art.1 lettera m e art.8).

  La nuova legge sull’immigrazione inoltre prevede un passaggio di competenze dalle Questure ai Comuni sulle procedure in merito all’ingresso e al soggiorno. Ciò consentirà una più veloce conclusione delle pratiche burocratiche, evitando spettacoli non degni di una nazione civile quali le chilometriche code di cittadini stranieri, in fila  per ore ed esposti alle intemperie, davanti agli uffici delle Questure. E dato che il Programma del Sindaco già prevede la “creazione di una rete diffusa di sportelli decentrati in grado di garantire una capillare informazione sui servizi comunali e l’aiuto allo snellimento dell’iter burocratico per l’accesso al permesso di soggiorno e funzioni connesse alla residenza”, come Amministrazione, per adempire  a quanto previsto dalla nuova normativa, stiamo pensando a predisporre  in diverse aree geografiche del territorio comunale sportelli ad hoc che  nel contempo funzionino anche come poli informativi, di tutela legale e di accoglienza, e razionalizzino quanto in tal senso è già presente.

   Sempre nel rispetto del Programma e al fine di contrastare e superare fenomeni di razzismo e xenofobia e di contribuire alla costruzione di una società multietnica,  si vogliono incentivate tutte quelle iniziative culturali volte a promuovere la comunicazione e la reciproca conoscenza tra cittadini immigrati  ed italiani; mettere in campo azioni atte a consolidare i centri interculturali, intesi come luoghi di mediazione, di confronto  e incontro di soggetti appartenenti a culture differenti e promotori di iniziative atte a sostenere l’integrazione e la convivenza; realizzare eventi di carattere culturale, artistico e sportivo mirati a valorizzare le diversità culturali e  favorire  la socializzazione e il dialogo." 

I dati personali pubblicati sono riutilizzabili solo alle condizioni previste dalla direttiva comunitaria 2003/98/CE e dal d.lgs. 36/2006

Comune di Rimini
Piazza Cavour 27 - 47921 Rimini
Tel. +39 0541 704111
PEC protocollo.generale@pec.comune.rimini.it 
P.iva 00304260409

URP - UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO - FRONT OFFICE
Piazza Cavour 29 - 47921 Rimini
Tel. +39 0541 704704
Email: urp@comune.rimini.it

 

Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:13