Non è il caso di ripetere un elenco (peraltro lungo e più volte ripetuto). E' semmai più utile e producente riflettere sulle modalità di gestione degli spazi che via via sono stati inaugurati.
Anni fa quando si partì con i lavori della Domus gli interrogativi erano gli stessi: «Dove troverete i soldi per gestirla» si chiedevano i dubbiosi? E - sempre i dubbiosi - si domandavano se non fosse stato meglio «strappare» i mosaici per ricoverarli al museo e chiudere quel «buco» di Piazza Ferrari risparmiando così i soldi per la gestione.
La risposta sta ora nel successo che quel sito archeologico sta riscuotendo oltre ogni aspettativa.
Gli stessi dubbi circolavano prima della inaugurazione del Teatro degli Atti. O prima della inaugurazione del Museo archeologico. E, anche, prima della inaugurazione del Museo degli Sguardi.
Orbene, quegli spazi sono stati aperti. E non sono stati chiusi il giorno dopo. Funzionano: eccome!
E, ancora, fra qualche mese inaugureremo uno spazio interamente vocato all'arte contemporanea: quello che affettuosamente e ironicamente abbiamo battezzato il "Mucchio d'ossa". Della gestione ne stiamo, per l'appunto, discutendo.
In un quadro articolato di pianificazione degli spazi culturali, ci sono i progetti di «gestione». Ciò è tanto vero che tutti gli spazi aperti nel corso di questi ultimi anni sono stati finanziariamente sostenuti dalla Amministrazione comunale.
E così sarà anche - siatene certi - per il Teatro. Il cui problema della «gestione» è stato incautamente enfatizzato oltre misura durante una seduta di Commissione Dipartimentale. Allorché il Teatro, secondo il progetto Cervellati, vedrà la luce dovremo gestire uno spazio che, per dimensione e profilo architettonico, sarà (più o meno) come il Teatro Bonci di Cesena, il Rossini di Pesaro, l'Alighieri a Ravenna. Insomma avrà costi di gestione che sono sostenuti dalla maggior parte dei teatri storici dell'Emilia Romagna e delle Marche.
Ovvio che oggi non c'é traccia nel Bilancio comunale dei costi di gestione per il Teatro. Ma è altrettanto ovvio - visto che i bilanci si approvano annualmente - che ci saranno quando occorreranno. Così come ci sono stati allorché si è trattato di aprire e di «gestire» gli spazi dedicati alla cultura che l'Amministrazione comunale ha in questi ultimi anni inaugurato.
E lo stesso discorso vale per l'Auditorium.
A mio avviso, non si deve dare alle parole dette ieri - certamente fuori misura e fuori tema - dal direttore dell'Istituzione una valenza politica. Sono nate in un contesto particolare, amplificato da un eccesso di disinvoltura, e non è corretto e giusto leggerci dentro qualcosa che non c'è. Conosco bene Gianpiero Piscaglia e la sua dedizione per il lavoro che porta avanti. La sua scivolata non mette in dubbio una certezza così come è accaduto sinora: allorché aprirà un nuovo contenitore culturale, si chiami anche Teatro Galli, le politiche di bilancio verranno orientate alla sua gestione. E' sempre stato fatto e sempre sarà fatto. Con buona pace degli ingenui o dei malevoli."