Intervento di Alberto Ravaioli
Data di pubblicazione

Il numero monografico 2008 della rivista 'Arel' (diretta da Enrico Letta e espressione dell'agenzia di ricerche e legislazione fondata da Beniamino Andreatta) è dedicato alla città. I luoghi, per dirla alla Calvino, che come i sogni "sono costruite di desideri e di paure".

Accanto dunque alle analisi sullo sviluppo urbanistico, ambientale e sociale delle realtà urbane, la rivista riporta un interessante capitolo intitolato 'Creatività e cultura, dal Madeinitaly al Mindinitaly' curato da Benedetta Rizzo e Luca Scandale, dedicato alle potenzialità delle cosiddette città creative. L'assunto è questo:visto che la variabile cultura investe numerosi aspetti della vita economica, ambientale e sociale di un territorio, essa non può che avere un impatto forte sull'univa evoluzione dello sviluppo, vale a dire quello sostenibile. La produzione e il consumo culturale (nella più ampia accezione del termine, comprendendo anche capacità di tolleranza, integrazione, tecnologia) sono a tutti gli effetti i fattori decisivi nella definizione del capitale sociale, oltre che del rafforzamento della propria midentità.

Se all'estero diverse città hanno includono già nelle loro crescita pratica cose intangibili quali motivazione, ispirazione, intelligenza e cultura (es. Sidney, Barcellona, Seattle, Glasgow), solo da poco tempo in Italia si comincia a ragionare di città creativa, vale a dire dove l'investimento generale in cultura diventa vettore di sviluppo per l'intera comunità. I due studiosi 'fotografano' la situazione attuale del nostro Paese attraverso tabelle statistiche ISTAT rielaborate da CreativityGroupEurope, società di ricerca e consulenza fondata nel 2004 dall'economista americano Richard Florida. Proprio queste tabelle mettono in luce non completamente percorsi né forse compiutamente percepiti del territorio riminese. Sulle 103 province italiane, Rimini infatti è al 21° posto per indice di talento (somma di classe creativa, capitale umano, talento scientifico), al 12° per indice di tecnologia (somma di innovazione/brevetti, industria high tech, connettività), al 5° per indice di tolleranza (somma di integrazione, diversità, gay).

Nel dettaglio:

 Classe creativaCapitale umanoTalento scientificoIndice di tecnologiaIntegrazioneDiversitàGay
RIMINI (posizione)17°21°37°12°1°*22°**12°***

* = percentuale matrimoni misti; livello di educazione stranieri; scolarizzazione bambini stranieri
** = incidenza di stranieri su popolazione; varietà delle provenienze degli stranieri
*** = indice di tolleranza gay basato sui risultati dell'indagine Goletta Gay

Mettendo assieme questi numeri, si ottiene un complessivo indice di creatività che vede il nostro territorio al 9° posto nel Paese. Una prima riflessione su questi dati ci porta a dire che Rimini è leader sul versante più propriamente sociale della costruzione di una comunità tollerante (segno di un tessuto solido), ha performance ottime sulla tecnologia e sull'utilizzo delle nuove forme di comunicazione (segno di predisposizione all'innovazione), deve senz'altro migliorare sull'educazione scolastica di livello universitario, soprattutto nella percentuale di popolazione in possesso di studio universitario e nel numero di ricercatori.

Io credo che questa discorso sulla 'città creativa' non solo sarà centrale nell'elaborazione del piano strategico ma dovrà essere assunto come prioritario da ogni componente territoriale, sia essa individuale o collettiva, pubblica o privata. Per ciò che è stata, è o sarà, Rimini ha l'obbligo di investire in una crescita (prima di tutto personale e per questo il contributo decisivo può venire dalla scuola e dalla famiglia) di cultura e di creatività. Sapendo bene che essa è un patrimonio che diventa un vero e proprio sbocco economico per una comunità intera, e non per un individuo solo. Si chiedono nella conclusione Rizzo e Scandale: "Qual è il grado di consapevolezza delle città italiane rispetto al multiculturalismo come risorse endogena? Come affronterà l'Italia l'economia della conoscenza e il capitalismo cognitivo: investirà sui processi produttivi di videoart, moda, spettacolo, design, cinema, musica, teatro, enogastronomia? O vedremo un'Italia che penserà sempre alla cultura come bene statico del paesaggio? Quale ruolo giocherà la cultura nelle strategie di marketing delle città italiane? Ancora chiese e castelli o il mind in Italy sarà in grado di trasformare la sua cultura urbana in strumento di rinascita del Sistema Italia?".

Non possiamo esimerci dal rispondere. E il piano strategico è uno dei luoghi deputati a trovare queste sintesi.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:12