Dichiarazione dell'Assessore alla Protezione Sociale e alle Politiche per la Famiglia, Stefano Vitali

I dati pubblicati martedì 01/04/08 dagli organi d'informazione riguardo l'andamento dell'inflazione, meritano indubbiamente un' attenta riflessione.
Data di pubblicazione

Se i numeri confermano la sensazione diffusa di innalzamento del costo della vita, è soltanto leggendo meglio i diversi capitoli di spesa che possiamo capire meglio le reali dinamiche, nazionali e locali.

Gli aumenti maggiori sono infatti quelli dei carburanti, dell'energia (delle bollette, per intenderci), dei trasporti, dei prodotti alimentari comprese le bevande analcoliche. È evidente così come il caro prezzi, il crollo del potere d'acquisto e l'inflazione galoppante, abbiano la famiglia come vittima principale. Attenzione però, non sto facendo riferimento a famiglie povere, che versano per così dire fisiologicamente in situazione di rischio socio economico, bensì di quel numero sempre maggiore di 'famiglie normali' che non riescono più a mantenere il proprio stile di vita.

In questa situazione anche una famiglia con due redditi normali e figli a carico, vede restringersi notevolmente la propria gamma di consumi. L'aumento del costo dell'energia e dei beni primari, certo, ma anche quello dei trasporti e dell'istruzione, rende ad esempio molto più ostico di una volta sostenere gli studi dei figli. Diventa difficile permettersi di uscire insieme a cena o permettersi una piccola vacanza; per una fetta sempre più consistente di famiglie un tempo considerate al sicuro, è oggi insostenibile mantenere il proprio abituale stile di vita. Non è necessario andare a fare i calcoli sui poveri pensionati o sugli anziani senza sostegno perché, oggi, la difficoltà di arrivare a fine mese si sta insinuando nel cuore della civiltà occidentale, dell'Europa, del Paese, delle città", tra adulti che lavorano e giovani che studiano. Sono sempre più infatti le persone che fanno ricorso ad acquisti a rate per poter "restare a passo con i tempi", e mantenere uno stile di vita che, fino a qualche anno fa, potevano permettersi senza tanti problemi e, anzi, risparmiando anche qualche cosa per il futuro dei figli. Anche se dal benessere diffuso non sembra, sono tante le persone che, nell'illusione di un miglioramento futuro, si indebitano per comprarsi a rate il televisore nuovo, cambiare auto o l'ennesimo modello di telefono cellulare. Ci sono anche quelli che, per permettersi questi acquisti, risparmiano addirittura sui beni primari, come il cibo, e non mancano quelli che si rivolgono alle mense. Anche la povertà allora cambia, da quella tradizionale legata alle difficoltà primarie di casa e cibo, a quella odierna legata agli "status symbol".

Oggi, anche se sembra il contrario, è molto più facile essere tagliati fuori dalla normalità. È questa nuovo tipo di società che mi preoccupa. Perché le famiglie povere hanno in sé una grande capacità adattiva che, con aiuti mirati, gli permettono di riuscire a cavarsela con sacrificio e flessibilità. Le famiglie oggi in difficoltà, sono invece impreparate a gestire il cambiamento, ed esposte a rischi che, da economici, rischiano spesso di sfociare in crisi relazionali, educative, sociali.

Quella in atto è una vera e propria rivoluzione che dobbiamo imparare al più presto a gestire con servizi nuovi, idee, e una diversa lettura delle dinamiche sociali e familiari, sempre più diverse e incompatibili con quelle a cui storicamente abbiamo sempre fatto riferimento.

Non dobbiamo soprattutto compiere l'errore di continuare a gestire queste dinamiche come emergenza, ma rimboccarci le maniche per affrontare quella che, sempre più, si sta affermando come una 'crisi della normalità'."

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:12