Intervento del Sindaco di Rimini per il Consiglio Comunale sulla sicurezza

Testo della relazione che il Sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, illustrerà questa sera in Consiglio Comunale sull'ordine del giorno: 'POLITICHE DELL'AMMINISTRAZIONE COMUNALE IN TEMA DI SICUREZZA'
Data di pubblicazione

"Signor Presidente, Assessori, Signori Consiglieri,

prima di entrare nel merito della questione posta all'ordine del giorno, mi pare doverosa una premessa per così dire metodologica. Il mio auspicio è che questa seduta monotematica di Consiglio Comunale non sia e non diventi - nelle premesse e nelle conclusioni - uno sterile e strumentale 'tutti contro tutti'. Faremmo un cattivo servizio a noi stessi, alle forze politiche che rappresentiamo e soprattutto alla città di Rimini e ai suoi cittadini se su un tema così delicato e di acclarato pubblico interesse - la sicurezza - ci disperdessimo e dividessimo.

Che cos'è la sicurezza? Credo sia un termine la cui estensione o campo di interesse risulti molto più vasto della tradizionale visione che ne abbiamo. E' un groviglio di testa, cuore e pancia per cui la realtà viene influenzata dalla sua percezione e viceversa, e non sempre è direttamente proporzionale il rapporto tra effettivo stato delle cose e sensazione del medesimo.

Soprattutto va affermato che contribuisce a consolidare (o disgregare) qualsiasi processo di sicurezza pubblica l'atteggiamento individuale nei confronti della comunità in cui si vive.

Più forte è lo spirito di appartenenza a uno stesso destino comune, più alta è la percezione di stare bene in un luogo. Forse il problema profondo del nostro Paese sta proprio qui: depauperato (speriamo non irrimediabilmente) il patrimonio di civismo e di riferimento a quello che un tempo i libri di scuola definivano 'il senso dello Stato', cresce esponenzialmente la paura e la diffidenza per 'le facce brutte che si vedono in giro'. Quasi che il non riconoscere chi ci sta accanto e cosa ci sta intorno, il non riuscire ad adeguare il passo alla pazzesca velocità di cambiamento che segna il tachimetro sociale dell'età contemporanea, abbia un ruolo profondamente correlato al sentimento di insicurezza.

Cittadini responsabili che vivono in città equilibrate dove non esistono universi o pezzi di popolazione incapaci di comunicare tra loro e che si riconosce nel valore della coesione sociale.

E', a mio parere, una condizione primaria a che vengano impostate politiche della sicurezza efficaci e coerenti. L'Amministrazione pubblica in tal senso ha un ruolo non demandabile né rinviabile.

La qualità dello spazio, la vivibilità dei luoghi, la capillarità e la puntualità dei servizi consentono di 'assorbire' lo spaesamento nei confronti di una società che è quotidianamente cangiante.

La riorganizzazione della città e del territorio, favorendo gli interventi per la creazione di luoghi di aggregazione, per la riappropriazione di spazi 'occlusi' alla cittadinanza, per superare la sensazione di disordine, per la realizzazione di reti di collegamento e relazioni sicure e a misura d'uomo e bambino, è la priorità n. 1 di un Ente che vada al di là di una mera lettura 'emozionale' della sicurezza.

Una lettura peraltro molto di moda.

Va infatti per la maggiore la 'sicurezza parlata' che è parte integrante di un'idea della politica e della responsabilità di governo come arte del 'lanciare messaggi' piuttosto che come luogo in cui ci si assume l'onere di effettuare scelte e di mettere in campo provvedimenti in grado di incidere positivamente sulla realtà.

Qualche ministro lo ha detto esplicitamente affrontando il tema di includere l'immigrazione clandestina nella tipologia dei reati: 'vogliamo lanciare un messaggio'.

I messaggi li può lanciare un cantante, un regista, un poeta...chi governa è chiamato a compiere delle scelte comprensibili e coerenti.

Ma appunto viene il dubbio, analizzando la serie storica dei dati che riguardano la percezione della sicurezza nel Riminese, che forse questo metodo possa anche essere fondato.

Nel corso degli anni, infatti, aumenta progressivamente una strana forbice: diminuisce la vittimizzazione (la dichiarazione di avere subito uno o più reati) e sale la sensazione di essere insicuri. Siamo di fronte ad una preoccupazione, ad una forma di ansia sociale, che non è giustificata dalla realtà così come si presenta ma che comunque esiste.

Non c'è dubbio che sia un'ansia che in questi anni è stata alimentata con ovvi fini nel Paese e che si è nutrita sia delle drammatizzazioni della politica che dell'effetto indotto sulla grande parte dei media.

E, del resto, le paure collettive tendono a trovare sbocco naturale nelle narrazioni televisive, giornalistiche e cinematografiche.

Se scorriamo i palinsesti televisivi di oggi e diamo un'occhiata agli indici di ascolto non è difficile scorgere come la preoccupazione sociale si sia massicciamente dislocata sulla criminalità.

Ma il compito di chi ha responsabilità di governo non può essere quello di alimentare o di "vezzeggiare" le paure che caratterizzano oggi le nostre città.

Ho citato velocemente dei dati. Mi soffermo con maggiore attenzione. A Rimini la vittimizzazione (come già detto, avere subito direttamente uno o più reati) si attestava nel 2000 al 27,1% mentre nel 2007 si fermava al 19,3%. Il disordine sociale (vale a dire la presenza visiva di drogati, spacciatori e/o prostitute) era nel 2000 al 60,7% mentre lo scorso anno toccava il 41,8%. Se sono di oggi le informazioni, riportate dagli organi d'informazioni locali, della Questura di Rimini circa la netta diminuzione dei reati nel primo semestre 2008, su un periodo più lungo mi sono appuntato quanto scritto nella ricerca regionale 'La delittuosità nelle province dell'Emilia Romagna. Serie storica 1984- 2006'.

Nel 1996 i reati denunciati sul territorio riminese erano 28.688, dieci anni dopo 24.126; nel medesimo lasso temporale, in regione i delitti crescevano da 175.296 a 243.822. Pur non affidando anima, cuore e verità alle statistiche, è chiaro che queste devono essere la base sulla quale impostare politiche fuori da qualsiasi ansia.

Non c'è dunque un'emergenza ma una situazione da tenere capillarmente sotto controllo, soprattutto perché Rimini ha di per sé anomalie economiche e sociali che la tengono in una condizione di sospensione continua su questo fronte.

Sono gli stessi numeri peraltro a indicarci alcune precise problematiche, contingenti e di trend. Aumenta sul nostro territorio l'insofferenza soprattutto verso i fenomeni di disordine sociale, rispetto agli anni tra 2002 e 2004 (quando vi fu un prorompente recupero delle situazioni problematiche verificatisi a fine anni Novanta) mi pare che si registri una lievissima stagnazione. Sono entrambe indicazioni di lavoro piuttosto che spunti per polemiche tra l'uno e l'altro schieramento.

Il tema dell'ordine pubblico si intreccia sempre più con aspetti che vanno oltre il contrasto alla micro e macro criminalità. Per questo, ai fini della percezione della sicurezza, conta molto prevenire quelle situazioni di disordine sociale e di illegalità quotidiana (spesso tollerata) attraverso una presenza fisica delle forze deputate e specializzate a farlo. La priorità data al Corpo della Polizia Municipale è quella di essere presenti sistematicamente sul territorio. Non con compiti da vigilantes né da 'ufficio informazioni deambulante': l'agente di PM deve essere un punto di riferimento anche visivo a difesa e a tutela di tutto ciò che viola le leggi e il senso civico.

La sosta selvaggia e la lotta all'abusivismo commerciale, l'eccessiva velocità e gli atti vandalici, il non rispettare l'ambiente e la lotta agli affitti in nero, il contrasto degli abusi edilizi e la verifica dell'evasione fiscale quale elemento di turbativa della coesione sociale, la battaglia contro il consumo eccessivo di alcool nelle ore notturne: questa Amministrazione Comunale demanda alla sua Polizia Municipale il compito di essere baluardo in tutti i luoghi e in ogni situazione contro tutto ciò che non è legale che- in definitiva- è tutto ciò che ha in sommo disprezzo la città.

Si spiega anche così la decisione, discussa e applicata dallo scorso anno, di approntare presidi fissi sull'arenile. Non si viola alcun tabù né si vuole piegare la politica alla cieca repressione. La spiaggia, nei tre mesi estivi, è il luogo cittadino più affollato e dunque per questo- così come avviene per il centro storico o altri quadranti territoriali- ha assoluto bisogno di vigilanza preventiva, che rassicuri. Non voglio sfuggire, per ipocrisia o convenienza, al merito della questione abusivismo commerciale che, in ogni caso, rientra nel discorso del contrasto a ogni forma di illegalità. Come Comune di Rimini abbiamo investito risorse crescenti sul fronte dell'integrazione sociale, ci impegneremo ancora di più- grazie anche ai dispositivi di legge recentemente approvati dal Governo- per stanare quei riminesi che lucrano su questo fenomeno, ma lavoriamo e lavoreremo affinché esso sia eliminato in tutte le sue apparizioni territoriali.

Tra le tante ragioni ne ribadisco una: nel momento in cui le Istituzioni abbandonano anche un solo centimetro quadrato di territorio, si intacca il senso di appartenenza delle persone a qualcosa di più del proprio tornaconto, vale a dire una comunità.

Dicevo dei compiti della Polizia Municipale. Tanti, troppi, accatastatasi negli ultimi 15 anni, allorché- è palese- lo Stato per amore o per forza ha cominciato a retrocedere sul fronte dei propri impegni. Rimini, per prima in regione insieme a Bologna, ha 'fatto da cavia' per misure sperimentali di supporto all'azione della Polizia in un'ottica di tutela dell'ordine pubblico. Penso alla pattuglia notturna oppure al Nucleo di Polizia Ambientale o all'attivo aiuto- in termini di forze e di intelligence- fornito alle forze dell'ordine per delicate e importanti indagini. E' già programmato il completamento effettivo della Pianta organica della Polizia Municipale e, come è stato già annunciato, nei prossimi mesi si svolgerà il concorso per l'assunzione di nuovi agenti.

D'altro canto, dovremo tarare la nostra organizzazione per incrementare il controllo del territorio. Penso concretamente alla dislocazione sui luoghi di un numero maggiore di agenti di PM, liberandoli da compiti d'ufficio e non escludendo a priori segnalazioni verso le Associazioni competenti al fine di rendere più rigoroso il percorso di certificazione di inabilità per il lavoro su strada. Penso ancora concretamente ai programmi di tutela elettronica del territorio che vanno dal sistema di tutela del centro storico già attuato alla videosorveglianza che ci apprestiamo ad avviare.

Ma in questo senso il nostro non può che essere per legge un ruolo di supporto. Lo Stato ha il compito primario di garantire la sicurezza e il rispetto dell'ordine pubblico.

Si è molto discusso negli ultimi tempi di provvedimenti governativi che vadano in direzione di una appropriazione diretta di questa competenze da parte degli Enti locali. Si è anche trovato uno slogan: il sindaco sceriffo. Sono contrario a questa impostazione perché evita furbescamente i problemi, demandandoli a una demagogia pericolosa.

Nella sicurezza, così come nella giustizia, la separazione dei poteri e delle competenze è il motivo principale di imparzialità e efficacia dell'intervento; una volta che si entra nella spirale della parcellizzazione e dell'interpretazione (avremo polizie più dure o più morbide a seconda di chi regge il segno del comando?) non si sa se e come uscirne. L'esperienza mi convince sempre più che l'unica soluzione praticabile è quella di rafforzare la collaborazione tra Enti locali e forze dell'ordine all'interno dei Comitati per l'ordine pubblico e la Sicurezza.

Rafforzare una collaborazione- che per Rimini è già buona e fruttuosa- a mio modo di vedere significa incrementare ancora di più le relazioni e gli interscambi tra le parti, portatrici di un pensiero paritario e non subordinato l'uno all'altro. Rimango convinto di questa impostazione anche e soprattutto quando- come vuole un rito ormai consolidato- si discute di rinforzi estivi. La 'melina' di quest'anno, così come è accaduto in passato, può essere evitata se come territorio inteso in tutte le sue componenti possiamo aprire con Roma un filo diretto che conduca questo messaggio: implementare gli organici di Polizia solo in estate corrisponde a una visione datata di questo territorio, la realtà ormai è che per 12 mesi all'anno siamo realtà metropolitana e dunque necessitante di una dotazione suppletiva permanente di agenti e logistica.

Ma non mi soffermo solo sugli uomini in più. C'è un altro aspetto altrettanto decisivo: il coordinamento delle diverse forze che operano sul territorio. Un'organizzazione sistematica e razionale di tutti i soggetti deputati garantirebbe una presenza assidua, efficace e tranquillizzante per i cittadini. Per far questo occorre mettere mano e ordine anche a leggi per così dire contraddittorie.

Va detto che l'ultimo decreto legge in materia di sicurezza contiene di per sé proposte interessanti in tal senso e non faccio mistero che esso in alcune parti trovi la mia approvazione: la lotta agli affitti in nero, ad esempio, la partecipazione della Polizia Municipale ai piani coordinati di controllo, l'estensione alla PM della facoltà di accesso alle banche dati del CED interforze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, gli aggravi di pena per chi danneggia, deturpa e imbratta le cose altrui. Non mi sento, invece, di condividere altri elementi che mi paiono troppo spostati verso 'azioni ideologiche' che, peraltro, non appartengono alla mia cultura e al mio sentire. Con altrettanta sincerità, confesso di essermi sentito disorientato allorché, nel momento stesso in cui più forte era la spinta comunicativa del Governo a porre al centro dell'agenda politica questo argomento, Rimini entrava in uno strano limbo informativo su rinforzi estivi e richiesta agli Enti locali di supporto economico persino per le pattuglie a cavallo che qualche buontempone già sintetizzava in 'Esecutivo taglia e fieno'.

Le rassicurazioni del Capo della Polizia Antonio Manganelli e gli impegni presi pubblicamente dal Ministro Maroni hanno effettivamente ridimensionato il problema. Non solo, da oggi e sino all'autunno si lavorerà a un patto per la sicurezza specifico per il territorio riminese, il quale possa fungere da modello base per gli accordi sulla sicurezza riguardanti le località turistiche più importanti nel Paese. L'approccio è apprezzabile, naturalmente come San Tommaso crederemo nel momento stesso in cui tutto ciò verrà sottoscritto e concretizzato.

Vedete, nel programma di mandato 2006-2011 si mettono 'le sicurezze' al primo posto dei volani per lo sviluppo di Rimini. La tutela dell'ordine pubblico è un pezzo del discorso complessivo che, ricapitolando, riguarda: qualità degli interventi, recupero del territorio dal degrado urbano (penso, esemplificando, alla riqualificazione delle ex colonie marine), salde politiche di inclusione e coesione sociale, rafforzamento degli organici della Polizia Municipale e incentivo delle nuove tecnologie per il controllo, potenziamento del coordinamento tra enti locali e forze di polizia, attenzione da parte dello Stato. Non c'è una graduatoria ma tutte queste azioni concorrono insieme a definire il quadro. Non un quadro drammatico o emergenziale ma comunque da curare con grande attenzione, seguendo con intelligenza e tempestività i rapidi cambiamenti socio-economici che spesso hanno un addentellato con la criminalità e l'illegalità.

Però ritorno al discorso iniziale.

C'è da rinsaldare nel Paese e in tutte le città del Paese il rapporto tra luoghi e persone. Altrimenti quel viso nuovo che un tempo sollevava curiosità e interesse di conoscenza sarà comunque 'un'altra brutta faccia in giro': Non possiamo permettercelo."

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:12