La prima considerazione, obbligatoria, è che non vi è alcuna volontà politica da parte della Amministrazione Comunale. di esternalizzare servizi, soprattutto se motivati da riflessioni quali privato è buono, pubblico è cattivo. Non solo, ribadisco con altrettanta decisione che le ragioni non vertono sul tentativo di risparmio di risorse economiche.
Possiamo dire senza timore di smentite che il Comune di Rimini è costretto ad attuare questa iniziativa. Dico a ragione costretto, a differenza della convinzione che sta dimostrando sul medesimo tema (le esternalizzazioni dei servizi pubblici per gli Enti locali) il Ministro Renato Brunetta.
Lart 76 del decreto legge n.112 afferma il principio di riduzione dellincidenza percentuale del costo del personale rispetto all intero ammontare della spesa in parte corrente. Questo significa che a breve saranno stabiliti dei parametri di virtuosità per i Comuni, i quali non potranno superare percentuali di costo del personale. I primi incontri tra Ragioneria dello Stato e A.N.C.I. hanno prodotto deludenti nulla di fatto, dato che le proposte del Governo richiedono ai Comuni di non superare il 30% come costo del personale, rispetto allintero ammontare della spesa corrente. Una proposta considerata da A.N.C.I. assolutamente insufficiente, a meno che non si voglia licenziare un discreto numero di dipendenti di ruolo. A tuttoggi la percentuale del costo del personale nel Comune di Rimini supera il 39% della spesa corrente, quindi già ampiamente superiore alle ipotesi avanzate dal Governo.
Oltre a questo parametro il governo ha mantenuto in essere lart.36 del decreto legge n.165 del precedente governo Prodi, che recita (giustamente) che un Comune non può coprire esigenze stabili, quali appunto la refezione scolastica, con personale impiegato a tempo determinato. Se si sommano i due fattori- impossibilità di legge di continuare a gestire le cucine con personale a contratto a tempo e imminente tetto di spesa sul costo del personale- è chiaro come il Governo di fatto costringa i Comuni ad attuare politiche di esternalizzazioni di massa. Strada che il Comune di Rimini non ha intenzione di percorrere.
Preciso inoltre che al momento delle stabilizzazioni attuate dal Comune tra 2007 e 2008, il personale in questione non aveva maturato i requisiti di legge necessari alla stabilizzazione stessa.
Nel dettaglio la proposta di esternalizzazione riguarda 10 cucine mentre le rimanenti 7 resteranno a gestione pubblica. Il numero dei dipendenti coinvolti non arriverà alle 30 unità, ma- come già è stato riferito alle Organizzazioni Sindacali- il Comune di Rimini si impegna ad inserire nella gara di appalto punteggi premianti per le ditte concorrenti disposte ad assorbire il personale attualmente impiegato.
Riteniamo giusta la scelta dellAmministrazione Comunale di non centralizzare le cucine, che avrebbe (tramite una diminuzione del personale impiegato,conseguenza della riduzione delle stesse) magari evitato lesternalizzazione del servizio, ma con ogni probabilità diminuito la qualità del cibo preparato sul posto, considerato soprattutto linevitabile trasporto dei pasti dalle cucine centrali alle scuole.
Sullipotesi di delegare alle Aziende servizi alla persona, questo è al momento inibito da direttive regionali, che impediscono lattribuzione di nuovi compiti per le A.S.P. almeno fino allunificazione provinciali delle stesse.
Personalmente sono daccordo sul verificare attentamente lopportunità di rendere nuovamente pubblici servizi oggi gestiti da privati più o meno sociali al fine di erogare ai cittadini buoni servizi. E un ragionamento più complesso e generale che deve essere fatto a 360°, evitando di cadere nella polemica spicciola e analizzando con grande attenzione lintera gamma di servizi proposti dai privati. Detto questo, lAmministrazione Comunale è naturalmente disposta a ulteriori confronti con le Organizzazioni Sindacali.