Continuo a ricevere parecchie sollecitazioni da parte del mondo delle piccole e medie imprese riminesi che segnala difficoltà nell'accesso al credito.
E' nettamente il problema più urgente lamentato dal tessuto imprenditoriale locale, la cui consistenza è peraltro confermata da Assindustria Rimini: dalla sua ultima indagine emerge come il 71,2% delle aziende indichi una crescente selettività nella concessione del credito.
E' una questione molto seria che non riguarda solo le 36 mila imprese del Riminese ma decine di migliaia di lavoratori e, al fondo, le basi stesse di un modello di sviluppo che ha avuto (e ha) la sua fortuna nella coesione sociale. Non è una generica o retorica espressione ma una pratica concreta, sviluppata su un concetto di solidarietà sociale che vede coinvolte e 'comunicanti' imprese, dipendenti, banche, enti pubblici.
Se proprio quest'ultimi hanno definito e stanno attuando pacchetti diversificati di misure contro la crisi- incremento stanziamenti per consorzi fidi, istituzione di fondi anti recessione, agevolazioni e esenzioni sul pagamento delle tariffe per coloro i quali versano in difficoltà lavorative-, essi rischiano di rimanere misure tampone se non è altrettanto forte l'impegno, o meglio la fiducia, degli istituti bancari verso le aziende e verso le famiglie, alle prese con mutui della casa schizzati alle stelle nell'ultimo anno e mezzo.
Penso di interpretare nel migliore e nel più completo dei modi la voce della città se rivolgo un vero e proprio appello al mondo delle banche riminesi affinché di sforzino di mantenere in equilibrio i due piatti della bilancia: le comprensibili valutazioni economiche affiancate però da equivalenti logiche di benessere della comunità.
Nei prossimi giorni chiederò un nuovo incontro ai responsabili del mondo bancario riminese per approfondire nel concreto una questione così delicata".