Dodici anni di governo della città guidati da un disegno elevato

Intervento del sindaco Alberto Ravaioli in relazione all'editoriale di Pier Luigi Martelli pubblicato su Il Resto del Carlino del 23 dicembre
Data di pubblicazione

"La ringrazio per la sua lunga riflessione sui dodici anni del mio mandato. Forse lo ha fatto a denti stretti, ma ha dovuto riconoscere sin dall'inizio - e cito le sue parole - che 'messe in fila, le cose fatte non sono trascurabili'. Così come non ha potuto negare che questi dodici anni di governo della città siano stati guidati da un disegno preciso e ' mi permetto di aggiungere ' più elevato e complesso di una semplice azione per interventi 'spot', sia nel senso di 'interventi isolati', sia nel senso di 'interventi dalla connotazione promozionale'. Un disegno, come ho affermato in occasione della cerimonia del Sigismondo d'oro, che per la prima volta ha avuto in mente la città come sistema unico, per quanto complesso.

La mia risposta alla domanda che poi lei si pone, ovvero se Rimini sia oggi migliore o no di 12 anni fa, l'ho già data, argomentandola - nella stessa occasione, e può ritrovarla rileggendo il mio discorso (invito tutti i cittadini a farlo, è online sul sito del Comune). Rimini è una città che in questi anni nonostante la crisi ha visto crescere il proprio PIL, che ha saputo integrare senza conflitti più di 10mila stranieri residenti, che ha mantenuto il solidarismo sociale espandendo i servizi alla città (quasi raddoppiando, ad esempio, la copertura offerta dagli asili nido e realizzando 600 nuovi alloggi popolari per altrettante famiglie), che ha riscoperto e valorizzato la propria identità culturale. A questo proposito sono convinto che un simbolo di grande valore (uno di quei simboli di cui lei invece lamenta l'assenza) sia la Domus del chirurgo, un gioiello archeologico unico al mondo. Ho sempre detto che uno dei punti di forza di Rimini sta nella capacità di guardare avanti. Ma occorre evitare l'errore della presbiopia, ossia di non volere vedere mai cosa di buono abbiamo vicino.

Ed è un simbolo anche il Palacongressi. Sarebbe un gioco facile e meschino liquidarlo come un simbolo di incompiutezza. Il Palacongressi c'è, è ultimato e i tempi sono maturi per chiudere la vicenda. E' un'opera di grande architettura inserita in un contesto riqualificato, un 'raggio verde' ciclopedonale che per la prima volta nella nostra città collega il mare al parco Peep passando tangente al centro storico.

Poi c'è il teatro Galli: il lavori del Foyer sono in corso, la progettazione esecutiva è pronta, abbiamo anche accantonato le risorse. Credo di poter dire che anche il teatro rappresenta un simbolo fondamentale per la città.

In quanto alle sue osservazioni su un'azione sindacale vista come 'debole' perché soggiogata dalle lobby di potere cittadino, vorrei rilevare che dalla mia visuale la lettura è proprio opposta: sono al contrario le lobby di potere della città, sia politiche, sia di un'economia "d'assalto", che non hanno gradito la mia azione e non vedono l'ora che il mio mandato finisca. Il mio mandato ha spezzato infatti la logica lobby-politica, e l'antagonismo che noto non è che l'espressione dell'impazienza e del desiderio di ritornare agli antichi 'mestieri' del passato. In ogni caso, se lobby sono, vanno argomentate e citate con fatti concreti.

Dice lei che traguardiamo un orizzonte corto. Certo il sindaco non può da solo leggere e progettare il futuro. I project financing elaborati, ad esempio, sono espressione di un'interazione fra forze economiche, grandi progettisti e Amministrazione comunale: a Rimini, città dal metabolismo lungo e non rapido, occorre tempo alla città stessa per capire quali sono gli obiettivi da realizzare.

Non condivido il suo giudizio sul Piano strategico, anche se ho sottolineato la necessità di mettere in fila pensiero, progetti e risorse. Ritengo che alcune grandi idee lanciate dal Piano strategico (penso al Parco del mare, a Rimini come città aperta e degli incontri, all'idea di valorizzare il contesto ambientale) siano grandi obiettivi sui quali occorre lavorare.

Non trovo inoltre disdicevole il fatto che sia stata la nostra Amministrazione a portare a termine alcune delle opere ipotizzate dalla precedente amministrazione Chicchi, anzi lo trovo doveroso e apprezzabile, perché come giustamente ha sottolineato lei non basta pensare le opere. La loro realizzazione richiede tempo e risorse.

Quanto poi all'affermazione che durante il mio mandato il vicesindaco Maurizio Melucci abbia fatto il sindaco e io il mero tagliatore di nastri, le faccio rilevare che l'idea di fare il famoso 'ticket' con Melucci stesso, col quale abbiamo - lo riconosco - condotto assieme la città per tanti anni, mi venne quando parlando con il sindaco Chicchi, che mi proponeva di fare il primo cittadino di Rimini, mi balzò all'occhio il ticket che anche lui aveva per tanti anni coltivato, ovvero il binomio Chicchi-Zavatta. Ho allora pensato che per governare una città certo ci vuole la persona giusta, come credo di essere stato, ma occorre avere anche una 'spalla' importante e una squadra per poter realizzare progetti e obiettivi. Termino dicendo che se dalla mia Giunta è uscita la principale classe dirigente che oggi guida la città e non solo (Vitali, Marchioni, Melucci, Pivato) nei diversi settori, credo non sia un caso."

 

Alberto Ravaioli

Sindaco di Rimini

 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:09