Una proposta che nasce dal lavoro congiunto dell'assessore alla Cultura Massimo Pulini e dell'assessore ai Lavori pubblici Roberto Biagini, che si trasformerà nei prossimi giorni in un atto d'indirizzo della Giunta contenente le direttive agli uffici affinché nella progettazione delle opere pubbliche venga previsto l'inserimento e il finanziamento di opere d'arte nelle modalità previste dalla legge.
Nell'ambito di tutti i progetti (come le opere realizzate dal Comune anche attraverso strumenti di partenariato pubblico - privato (concessioni di costruzione e gestione, project financing, ecc;) o come le opere realizzate da privati nell'esecuzione di obblighi di natura urbanistica) dovrà essere accantonata una somma pari ad almeno il 2% dell'importo dei lavori a base d'asta da destinare a opere d'arte. L'inserimento dell'opera dovrà essere contenuta già nel progetto preliminare, nascere dal confronto tra progettista, responsabile unico di procedimento e un esponente del Settore cultura, e sarà scelta da una commissione d'esperti, più o meno composita a secondo dell'importo dell'opera.
Attualmente a Rimini sono state accantonate, in rispetto della normativa, 490.423 euro destinati alla individuazione di un'opera d'arte da collocare nel nuovo Palazzo di Giustizia di Rimini, mentre, da una prima analisi, le opere pubbliche che sin da ora gli uffici considerano soggette alla legge sono il completamento della Cittadella Universitaria e il nuovo Tecnopolo.
"Avendo partecipato in prima persona alla riflessione avviata in ambito regionale sull'applicazione della legge 717 (e sulla bozza di legge regionale che incentivi e migliori la sua applicazione) - ha detto l'assessore alla Cultura Massimo Pulini - ho sentito come naturale e conseguente proporre ai colleghi della Giunta un ragionamento sulle opportunità che quella normativa, pur datata, offre a una città come la nostra. Il tema è sì legato alle risorse economiche, ma pone questioni molto più alte. Per secoli tutte le importanti costruzioni architettoniche e urbanistiche nascevano assieme a opere d'arte, a sculture, pitture, bassorilievi. Un percorso che si è disgiunto agli inizi del '900. Con l'applicazione costante anche in ambito comunale delle opportunità che questa normativa ci mette a disposizione, avremo la possibilità non solo d'arricchire il patrimonio cittadino di opere d'arte, ma anche di far sì che queste non siano la ciliegina messa sulla torta architettonica, un qualcosa d'estraneo atterrato nell'ultimo atto dell'edificazione, ma un qualcosa di bello legato all'opera pubblica fin dalla sua fase progettuale. Sì, un'opportunità che mi piace pensare come riforestazione del bello."