Rimini festeggia il 25 aprile 67° anniversario della Liberazione d'Italia

"Parlare di Memoria non vuol dire far riferimento al passato ma al senso forte della vita odierna." Con le parole di Claudio Magris il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha voluto aprire il proprio intervento nell'orazione a conclusione delle celebrazioni ufficiali del 67° anniversario della Liberazione d'Italia che si sono tenute alla presenza di tanti riminesi, autorità, Forze armate, delegazioni partigiane, combattentistiche e d'Arma, politiche, sindacali e studentesche questa mattina a Rimini.
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Celebrazioni che hanno preso inizio alle 10 di questa mattina dal parco dedicato a Cervi, davanti al Monumento alla Resistenza, per poi muovere verso la piazza dedicata ai tre Martiri riminesi depositando corone d'alloro al Cippo all'Arco d'Augusto, in piazza Tre Martiri, in via Cairoli e in piazza Ferrari.

"Parlare di Memoria non vuol dire far riferimento al passato ma al senso forte della vita odierna." - ha esordito il Sindaco - "Sono parole di Claudio Magris insigne studioso di letteratura Europea e fine intellettuale Triestino. Che per spiegare questa sua affermazione continuava dicendo che "il passato esiste solo per le cose materiali che contano poco, che scadono, che si consumano. I valori, le persone, i sentimenti importanti, quelli che ci hanno fatto essere così come siamo, (sia come individui sia come comunità aggiungo io), non sono collocabili nel passato perché, essendo fatti costitutivi di tutti noi, vivono con noi nel presente.

E' con questo approccio di attualità che è giusto celebrare e festeggiare il 25 Aprile che è elemento fondamentale e costitutivo di quello che siamo oggi come Repubblica Italiana, come cittadini Italiani ed Europei. Il 25 Aprile, con i suoi valori di giustizia uguaglianza e libertà E', allora, una questione che riguarda il nostro presente e il nostro futuro.

Quello che il 25 Aprile rappresenta è, dunque, parte integrante di quello che siamo noi oggi ma, ancor di più, è strumento che ci aiuterà nell'interpretare le sfide del futuro. Il 25 Aprile è la data simbolica che tutta l'Italia ha scelto per poter unitariamente riflettere sulla miriade di episodi che insieme costituiscono l'esemplare esperienza della Resistenza italiana. Un'esperienza fatta di valori e dal sacrificio di tante persone. Persone che abbiamo il dovere di considerare importanti per ognuno di noi onorandole oggi, ma anche negli altri giorni dell'anno, portando rispetto e difendendo quello che ci hanno consegnato.

I Partigiani, le Staffette, Militari dell'esercito in rotta, i civili e i religiosi che hanno sostenuto la Resistenza, in una sola parola i resistenti, sono persone che, per quello che oggi chiameremo il bene comune, hanno deciso di scegliere ed essere protagonisti di quel presente per dare a se stessi e alle generazioni future una prospettiva migliore.
Noi oggi siamo (pur nelle odierne difficoltà) la prova che quella scelta di impegno, fino al sacrificio, è stata vinta. Anche da questo dobbiamo prendere lezione dalla Resistenza e dai suoi protagonisti. E' soprattutto nei momenti di difficoltà che si deve essere protagonisti. Soprattutto nei momenti di difficoltà dobbiamo essere pronti a fare quello che è giusto e non nasconderci dietro a ciò che è solo miseramente conveniente.

A Rimini questo è l'esempio che tra tutti gli altri ci hanno dato in particolare i nostri tre martiri Adelio Pagliarani, Luigi Nicolò, Mario Capelli.
E' ancora presente in me e nei riminesi l'emozione provata lo scorso anno, il 21 agosto, quando il Presidente della Repubblica Napolitano, accettando l'invito che a nome della Città gli ho rivolto, ha voluto condividere con noi Riminesi l'omaggio e la gratitudine nei confronti dei nostri Tre Martiri.

Rimini, la Rimini delle persone per bene, indipendentemente dalla collocazione politica, è e sarà sempre riconoscente nei confronti di questi 3 ragazzi ventenni grazie al cui sacrificio, insieme ai tanti altri, oggi è possibile che tutti possano liberamente esprimersi nel lavoro nella cultura nella politica.
Libertà così forte e radicata nel nostro Paese, nella nostra Città e nelle nostre coscienze che non è scalfibile dallo sgangherato tentativo di qualche giovanotto che, avendo poco da dare e poco da dire, sia per il presente sia per il futuro del nostro Paese, si avventura in improbabili riletture dell'esperienza della Resistenza tentando di tenere viva una polemica sul passato del nostro Paese che non ha ne fondamento ne prospettiva.

Giusto ieri il Presidente della Repubblica nell'aprire le celebrazione del 25 Aprile ha avuto parole chiare sulla questione "nessuna ricaduta in visioni ristrette e divisive del passato, dopo lo sforzo paziente compiuto per superarle, è oggi ammissibile"
Non voglio qui dare troppo peso a manifestazioni promosse da persone che farebbero forse bene a leggere qualche libro in più e qualche volantino in meno. Se solo avessero la pazienza, ad esempio, di leggere "Lettere di condannati a morte della Resistenza Italiana" vedrebbero come il concetto di Patria e di Italia conclude la gran parte delle lettere dei centinaia di condannati a morte. Ma a questi giovanotti non conviene leggere, sarebbe subito evidente la differenza tra chi, come loro, con la Patria si riempie la bocca e chi come i Resistenti per una Patria Libera ha sacrificato la vita.

Non possiamo però non vedere che, anche a causa della crisi economica e sociale che sta pervadendo il mondo intero, resta il rischio concreto che la mancanza di una prospettiva per milioni di cittadini Europei possa essere un terreno fertile per il riaffermarsi di una cultura antidemocratica e xenofoba frutto di un miope istinto di autoconservazione. Dobbiamo allora stare attenti e fare di più perché questa cultura antidemocratica, xenofoba, autoritaria, in una sola parola neofascista, non dilaghi.
Ma questo di più da fare non spetta solo alle istituzioni o alle associazioni; spetta a tutti perché tutti siamo insieme fruitori e custodi della Democrazia e della Libertà che la Resistenza ci ha donato.

Certo alle istituzioni spetta un ruolo principale da svolgere sia nella promozione sia nell'affermazione di una cultura della democrazia e della partecipazione, ma è ad ognuno di noi che spetta la scelta di impegnarci, di non essere indifferenti.

Partiamo allora da occasioni formidabili di unità e di coesione come questa costituita dal 25 aprile per farne un terreno di dialogo, di responsabile collaborazione e di impegno per affrontare con successo le gravi difficoltà finanziarie, economiche e sociali. Recuperiamo insieme quello spirito di iniziativa che ha contraddistinto periodi importanti del nostro Paese come Rinascimento, Risorgimento, Resistenza Ricostruzione. Tutti periodi che hanno impresso al nostro Paese una nuova direzione di marcia. Tutti periodi storici fondamentali in cui la nostra Città ha dato il suo contributo. Di questo ha bisogno l'Italia di questo ha bisogno Rimini.

A Rimini ci sono le risorse umane, culturali, del lavoro ed imprenditoriali per superare anche questa difficile prova. I valori che hanno portato alla liberazione e alla ricostruzione di questa città dopo i bombardamenti dell'ultima guerra sono quelli giusti (non quelli convenienti) che ci devono guidare anche nella nuova direzione di marcia.
Spetta a noi, tutti noi, allora essere protagonisti di questo presente per dare a noi stessi e alle generazioni future una prospettiva migliore.
W il 25 Aprile, W la libertà, W Rimini.
"


A quella del Sindaco Gnassi ha fatto seguito l'orazione ufficiale di Sante Rodriguez dell'Anpi di Rimini. "Siamo alla conclusione di questa mattina che ci ha visti uniti nel ricordo del 25 Aprile. Ricordare è il contrario di dimenticare, è rivivere e rendere di nuovo presenti persone e avvenimenti. Per questo abbiamo prima reso omaggio con le nostre corone d'alloro a chi perse la vita per ridare la dignità della democrazia e della libertà all'Italia. L'abbiamo fatto - ha proseguito Rodriguez - nelle strade della nostra città di Rimini che come tante città del nostro paese ha avuto i suoi martiri."
"Un ultimo ricordo - ha concluso - a Mario Capelli, Luigi Nicolò, Adelio Pagliarani. Per loro, parafrasando i versi di un poeta, possiamo dire che qui, in questa piazza, chiusero i loro occhi perché gli occhi di tutti potessero aprirsi".

Nelle prime ore della mattina, verso le 6, una pattuglia della Polizia municipale del Comune di Rimini, in servizio di controllo del territorio, ha provveduto a rimuovere uno striscione lungo circa 25 metri affisso sulla condotta idraulica che affianca sul fiume Marecchia la SS 16 che riportava la scritta "25 Aprile lutto nazionale" a cui faceva seguito la scritta FN (Forza nuova) e la croce celtica. Oltre alla rimozione e sequestro dello striscione è stata inviata la notizia di reato all'Autorità giudiziaria per apologia del fascismo.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:07