Rimini festeggia il 25 aprile 68° anniversario della Liberazione d'Italia

“Non c’è dubbio che tra le celebrazioni Civili il 25 Aprile abbia una sua specificità, una sua peculiarità – ha esordito il Sindaco di Rimini nel suo intervento che ha introdotto l’orazione celebrativa di Graziano Urbinati a nome di Cgil, Cisl e Uil di Rimini con cui si sono concluse le celebrazioni ufficiali del 68° anniversario della Liberazione d’Italia
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“Non c’è dubbio che tra le celebrazioni Civili il 25 Aprile abbia una sua specificità, una sua peculiarità – ha esordito il Sindaco di Rimini nel suo intervento che ha introdotto l’orazione celebrativa di Graziano Urbinati a nome di Cgil, Cisl e Uil di Rimini con cui si sono concluse le celebrazioni ufficiali del 68° anniversario della Liberazione d’Italia che si sono tenute questa mattina a Rimini alla presenza di tanti riminesi, autorità, Forze armate, delegazioni partigiane, combattentistiche e d’Arma, politiche, sindacali e studentesche. Celebrazioni che hanno preso inizio alle 10 di questa mattina dal parco dedicato a Cervi, davanti al Monumento alla Resistenza, per poi muovere verso la piazza dedicata ai tre Martiri riminesi depositando corone d’alloro al Cippo all’Arco d’Augusto, in piazza Tre Martiri, in via Cairoli e in piazza Ferrari.

“Il 25 aprile – ha proseguito il Sindaco Gnassi - rappresenta una linea di demarcazione. C’è un prima e un dopo. Da una parte con il 25 Aprile termina ciò che c’era prima rappresentato dalla feroce dittatura nazi-fascista e quindi si celebra e festeggia una FINE. Dall’altra parte però il 25 Aprile segna anche l’INIZIO di una fase straordinaria ed intensa , dentro la quale ancora oggi siamo, che ha come parole guida LIBERTA’ e DEMOCRAZIA.

Il 25 aprile ci parla del nostro Passato, del nostro Presente ma soprattutto del nostro Futuro. Un futuro che oggi difficile, soprattutto perché caratterizzato dalla massima incertezza. Un’incertezza talmente diffusa e che riguarda i risvolti della vita di quasi tutti i cittadini. Per affrontare e superare questa incertezza abbiamo bisogno di mettere in campo le qualità migliori del nostro Paese. O meglio ritrovare le qualità migliori di questo Paese, e lo dobbiamo fare partendo da NOI. Ognuno di NOI.

E’ necessario in primo luogo attivare il senso di responsabilità individuale per unirlo a quello degli altri e farlo divenire senso di responsabilità collettivo per decidere, ma anche costruire mettendoci del nostro, tutti insieme il nostro nuovo futuro. E’ questo il senso e la lezione degli uomini e delle donne, soprattutto ragazzi e ragazze, che con la loro lotta, e in molti casi il loro sacrificio, hanno reso possibile la Liberazione. Non hanno atteso che qualcuno facesse per loro; non hanno steso l’elenco delle cose che non andavano per consegnarne la soluzione ad altri.

Quella generazione il BENE COMUNE rappresentato dalla conquista della LIBERTA e dalla DEMOCRAZIA lo ha costruito con la propria lotta, assistendo al sacrificio di amici e congiunti, e ha considerato quel BENE COMUNE rappresentato appunto dalla conquista della LIBERTA’ e dalla DEMOCRAZIA il limite invalicabile oltre il quale nessun interesse, né economico ne politico, era legittimato ad andare.

La Classe Dirigente di oggi, non solo politica, che quel bene comune lo ha ereditato, quale limite si dà? I fatti di questi ultimi giorni ci devono far preoccupare. La crisi politica rischia di non darci punti di riferimento se non addirittura esempi negativi e momenti di scoramento. Ecco un esempio di come la lotta di liberazione che oggi celebriamo riguarda il nostro Passato il presente ma soprattutto il futuro del nostro Paese.

Passato e Futuro, perché siamo ancora come quella volta nella condizione di doverci interrogare su come salvare il nostro Paese. Lo dobbiamo salvare dentro una crisi economica e una crisi politica che ci stanno conducendo rapidamente ad una crisi sociale e di coesione del nostro Paese. Una mancata coesione che non riguarda più solo gli aspetti territoriali ma che si sta insinuando dentro i territori tra le persone. C’è allora la necessità di non delegare, di non farsi prendere dalla paura, di essere protagonisti a partire dalle nostre realtà locali. C’è la necessità e il bisogno che ogni uno di noi, che ogni singola realtà locale concorra ad individuare la propria strada per uscire dalla crisi senza pensare che salvare quel bene comune che oggi è rappresentato dal nostro Paese spetti a qualcun altro.

In questo Rimini sa di poterlo fare, sa di saper dare il proprio contributo. Lo ha fatto durante la Resistenza con i suoi Martiri e con il prezzo della distruzione che gli è valsa la Medaglia d’Oro al Valor civile. Lo ha fatto contribuendo allo sviluppo economico del dopoguerra con la ricostruzione e lo sviluppo del distretto turistico. Si sta preparando a farlo ripensando il suo modo di essere città per i suoi cittadini e i suoi ospiti varando un nuovo modello di sviluppo.

Questo perché Rimini e i Riminesi non possono, non sanno essere indifferenti a quelle che sono i destini del nostro Paese della sua coesione civile e sociale alla difesa della Democrazia e della Libertà.”

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:06