Aristofane, nelle Donne in Parlamento, rappresenta le astuzie di alcune donne, capeggiate e consigliate da Prassagora, per entrare in quellassemblea, riservata comè noto ai soli uomini, per rivendicare diritti da parte femminile. Adottavano ogni mezzo: travestimenti, barbe finte e perfino imitando voci ed espressioni da uomo come raccomandava la loro capogruppo...
Sono parecchi gli episodi - storici, letterari e mitologici - in cui le donne hanno cercato con ogni strategia possibile di entrare nelle competenze maschili, con ruoli uguali o simili o paralleli a quelli dell'uomo: per dedicarsi all'arte e alla filosofia*, per legiferare, o per amministrare, o giudicare, e persino per gareggiare negli agoni sportivi. Soprattutto quest'ultimo àmbito suscita un interesse straordinario allorquando l'etologia illumina comportamenti antropologici che attraverso i millenni giungono fino a noi: molte madri di parecchie specie d'animali giocano, gareggiano e invitano i cuccioli alla lotta, per stimolarli alla difesa e all'attacco, assumendo i ruoli di probabili futuri rivali. Si tratta di giochi seri e impegnativi, dove la femmina-madre fa la sua parte: morde, calcia, tira pugni, evita i contrattacchi come avesse davanti un piccolo nemico, ma che non colpirà mai a morte.
Significativo è, allora, questo antichissimo documento risalente ai primi giochi Panellenici di Nemea, allorquando le donne, essendo escluse da qualsiasi competizione, istituirono dei giochi ombra o gare al femminile, tra cui il pugilato. Il documento riporta una preghiera che ognuna delle due contendenti recitava mentalmente rivolgendosi a una dèa particolare o a tutte le divinità dell'Olimpo.
Eccolo:
«O Dea che mi stai osservando, proteggimi.
Sto per entrare nel quadrato tracciato per la gara:
davanti a me sta un'altra donna lottatrice, con le chiome
raccolte e le mani chiuse a pugno, fasciate da bende.
E' la mia rivale e spero, col tuo aiuto, di vincere.
Ma non le porto odio, e nemmeno rancore
se lei mi vincerà, perché entrambe siamo donne:
finito che sarà l'incontro ci abbracceremo come sorelle.
Ora, donami l'impeto delle Amazzoni, senza però
rinunciare alle mie mammelle, perché siano turgide
di nutrimento ai nuovi nati. Dammi il tuo occhio vigile,
Artemide, perché nessun Eracle possa ferire
a morte la tua sacra Cerva, né possa coll'inganno
strappare ad Ippolita la cintura della sua regalità.
Prestami braccia tese e incurvate come il tuo arco:
quel tuo arco flessibile che ti segue nei boschi
per amministrare la vita, non per uccidere.
Infondimi anche l'intelligenza strategica di Atena,
ma non appesantirmi la testa del suo elmo guerriero,
perché io sono stata partorita da mia madre
e non dalla mente di mio padre. Ad ogni colpo
sferrato fa' che il mio occhio incontri quello
di questa sorella che ho di fronte: così potrò capirla.
Fammi gioire nei gesti armonici del mio corpo,
ma, come hai salvato Dafne dalla cupidigia di Apollo,
copri anche me d'una veste d'alloro tutte le volte che
le mie forme e le nudità dell'anima mia
sono ridotte a spettacolo per risate maligne.
Se sbaglio il colpo decisivo per la mia sconfitta,
non deviarlo a mio favore: lascia a me la responsabilità;
ma se il mio pugno preciso fosse così intollerabile
e violento da procurare a questa mia compagna di gioco
un male irreparabile, allora, mia Divina, ti prego:
trasforma il mio bersaglio in una nuvola di petali di rosa».
Così potremo, anche noi, attendere la notte, una Notte Rosa, perché ci avvolga di sorrisi, di giochi e di bocche di rosa.
Cesare Padovani
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NOTE:
* Ad esempio, Diotima di Mantinea, di cui parla Platone, la quale, nel Symposio (201 d, 1 212 a,8), dialoga con Socrate sull'eros, eccezionalmente presente in un convivio di soli uomini. E' recente l'interessante biografia di Ipazia, scienziata del V sec. d.C., ricostruita da Silvia Ronchey, uscita per le edizioni Rizzoli 2010.
Alcune figure citate:
ARISTOFANE commediografo greco, vissuto tra il V e il IV secolo a. C., contemporaneo di Socrate. Le Donne in Parlamento furono rappresentate per la prima ed unica volta ad Atene nel 391 a.C.
ERACLE corrisponde al nostro ERCOLE, famoso eroe che ha compiuto le 12 Fatiche. E' figlio clandestino di ZEUS e della bellissima ALCMENA mentre era sposata ad ANFITRIONE.
ZEUS, corrispondente al nostro GIOVE, è figlio di due Titani della prima generazione (REA e KRONO), che, spodestato il padre, diventa re dell'Olimpo. Regna assieme alla moglie HERA (la GIUNONE latina), che spesso tradisce: quando s'accoppia con METIS, la mette incinta; senonché, temendo per il nascituro, ingoia l'amante. Dopo qualche tempo ZEUS partorisce dalla propria testa ATENA, completamente vestita da guerriero.
ATENA, dèa dell'intelligenza strategica, corrisponde alla nostra MINERVA. Secondo il mito, ha un'origine significativa perché apre un orizzonte d'attualità: la partenogenesi di un padre che vuole una figlia a sua immagine. Vedi: ZEUS
Panelleniche di Nemea, giochi simili alle Olimpiadi, ma precedenti.
Olimpo, monte al confine tra Tessaglia e Macedonia, creduto sede delle divinità arcaiche, governate da ZEUS
ARTEMIDE amministratrice degli animali, figlia di ZEUS e di LATONA, corrisponde non in tutto a DIANA che per noi è dea della caccia
APOLLO, fratello gemello di ARTEMIDE, corrisponde sempre al nostro APOLLO: gli si attribuisce la giusta misura (in quanto dio dell'arte, della musica, della medicina), anche se, in certe occasioni come nel caso di DAFNE, non lo dimostra.
DAFNE che significa alloro è una divinità dei boschi, figlia della MADRE TERRA (GEA) e del fiume PENEO.
IPPOLITA, una tra le tante Regine delle Amazzoni.
AMAZZONI, popolazione guerriera a struttura rigida matriarcale, entrata nel mito come gruppo o tribù di donne violente, probabilmente provenienti da Medio Oriente. Il loro nome «A (prive)MATHON (di mammella)» voleva significare donne con il seno reciso per poter meglio destreggiare la spada nelle loro scorribande.