Dichiarazione dell'assessore al Bilancio Gian Luca Brasini

C’è rammarico per una scelta che non aveva senso. Era più semplice far pagare una quota al 10% dei più abbienti. E invece guarda cosa succede ora
Data di pubblicazione

Lo dichiara oggi a la Repubblica il ministro per gli Affari Regionali Graziano Del Rio, commentando il decreto sulla cosiddetta mini-Imu che chiede ai cittadini di pagare una parte della seconda rata “cancellata” dallo Stato. Siamo stati sempre d’accordo su quanto ha detto Delrio e lo abbiamo detto già tempo addietro: si poteva evitare di far pagare l’Imu sulla prima casa a tutti, lasciandola per i più abbienti. Così, sempre citando Del Rio, “questo pasticcio si sarebbe evitato”.

Così come siamo d’accordo con la battaglia di principio che ha lanciato il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci. Il Governo, abolendo l’Imu sulla prima casa, si era fatto carico di coprire le entrate mancanti per i Comuni e deve mantenere l’impegno preso, senza far ricadere il carico sui cittadini e sugli enti locali, alle prese con provvedimenti fiscali a catena che hanno generato solo confusione e problemi. Un Comune per pianificare investimenti e per garantire i servizi ai propri cittadini ha bisogno di certezze: non si può arrivare a dicembre con i bilanci ancora in bilico perché da Roma si cambiano le carte in tavola ad ogni soffio di vento. Speriamo quindi fino all’ultimo che il Governo torni sui suoi passi, cambiando un decreto che, alla fine, penalizza tutti.

Questa “confusione normativa” deve aver creato dei problemi anche al “ragioniere per caso” Gioenzo Renzi, che non ha perso tempo per sparare numeri a caso, addossando alla Giunta di aver deciso deliberatamente di non abbassare l’aliquota Imu creando un danno ai cittadini. Prima però di ogni considerazione politica, preferisco ribattere a Renzi direttamente con le cifre. L’1 per mille che rappresenta la differenza tra l’aliquota base per la prima casa e lo 0,5 che ha stabilito questa Amministrazione, vale 4.400.000 euro. Il decreto prevede che il 60% venga rimborsato dallo Stato e il restante 40% invece dai cittadini, quindi al massimo 880.000 euro (se il 40% sarà riferito solo alla seconda rata).

Presentare, come ha fatto Renzi, un emendamento per chiedere di abbassare le tasse è molto semplice e anche molto popolare. Molto più difficile trovare, a bilancio chiuso, le risorse per coprire quei 4,4 milioni e su questo, da Renzi, non abbiamo avuto suggerimenti, né proposte. Non abbiamo capito quali servizi avrebbe tolto o quali spese avrebbe tagliato per compensare quei milioni. Questa Amministrazione sulle politiche fiscali ha lavorato seriamente, garantendo la massima equità, adottando tutti gli strumenti per non gravare sui cittadini, senza ritoccare le aliquote al rialzo, facendo attenzione alle fasce deboli. Con i proclami e facendo i conti con lo spannometro, non si può garantire nulla di questo.

Tornando al “famigerato decreto”, a giovedì scorso Rimini sembrava non dovesse rientrare, in virtù del fatto che il nostro Comune non ha aumentato l’aliquota rispetto al 2012, come confermava una comunicazione sul sito del governo di mercoledì 27 novembre. Lo stesso motivo per cui anche il sindaco Matteucci non è intervenuto in extremis modificando il regolamento. Per questo, ribadiamo la convinta adesione alla battaglia del primo cittadino di Ravenna, affinché lo Stato restituisca quanto aveva promesso.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:04