nel corso della cerimonia dei Saluti di Fine Anno premiati con la massima onorificenza cittadina Leonella Perfetti e Oreste Delucca
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Si è svolta alle ore 17 di oggi nelle sale del complesso dell’ex Convento dei Servi, l’incontro con le rappresentanze cittadine per il tradizionale scambio d’auguri di fine anno al termine del quale il Sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha consegnato il Sigismondo d’Oro 2013.

Quest’anno sono stati insigniti della massima onorificenza cittadina Leonella Perfetti, Infermiera professionale del Day Hospital Oncologico dell'Ospedale “Infermi” di Rimini, e Oreste Delucca, ricercatore e studioso di storia locale

Queste le motivazioni:

 

Leonella Perfetti - Infermiera professionale del Day Hospital Oncologico dell'Ospedale “Infermi” di Rimini

Per la professionalità dimostrata nello svolgere l’importante ruolo di coordinamento infermieristico dei percorsi di cura rivolti ai pazienti oncologici, ricercando le migliori coerenze organizzative possibili in cammini terapeutici complessi, diversificati ed invasivi.

Per l’umanità profonda espressa verso chi si trova in situazioni drammatiche, tristi e dolorose, ricercando sempre col sorriso, il rispetto assoluto e l’attenzione ai particolari, di rendere sopportabili e meno apprensivi i vissuti negativi, mitigando le ansie e le paure offrendo una serena continuità terapeutica.

Per la capacità di ricercare e sviluppare in ciascuno dei pazienti seguiti, quelle risorse individuali che, anche nei momenti di smarrimento o solitudine, sono la forza che permettono a tutti noi di superare le avversità che la vita presenta.

Per rappresentare, col suo modo di essere, le migliori genti della nostra terra che spesso, operando lontano dai riflettori e dalla notorietà, diventano dei pilastri fondamentali per la nostra società.

 

Oreste Delucca - Ricercatore e studioso di storia locale

Per dedicare la sua vita alla ricerca dei documenti e dei segni della storia della sua città e del territorio.

Per aver dato voce, colore e suono alla vita dei Riminesi nei secoli della signoria malatestiana e del passaggio dal Medioevo all’Età moderna, ponendo al centro del racconto gente comune e aspetti del quotidiano accanto alle figure degli artisti.

Per aver saputo leggere con rigore, passione e curiosità e insieme con occhi nuovi i documenti antichi, contribuendo a restituire un’immagine moderna dell’archivio quale fonte viva e inesauribile di conoscenza per la storia.

Il Saluto di Fine Anno del Sindaco Andrea Gnassi

 

Buonasera a tutti i presenti, a tutti i concittadini, ai rappresentanti delle istituzioni civili, religiose e militari allele forze dell’ordine, al Prefetto, al nostro Vescovo. Un ringraziamento vero a tutti.

È un piacere portarvi il mio saluto in questo luogo così straordinario eppure ancora così poco conosciuto come l’ex Convento dei Servi. Un luogo carico di storia, costruito nel quattordicesimo secolo, ora trasformato - attraverso un’operazione di magica sensibilità - in centro di servizi rivolto agli anziani e alle famiglie. Non è per caso che oggi siamo qui. E’ nostro desiderio che, grazie anche alla vetrina della cerimonia del Sigismondo d’oro, i riminesi possano sempre più fare proprio questo spazio in cui si conserva e si esalta un pezzo importante delle nostre migliori radici.

In questo Paese deceduto persino nella retorica si evocano rivoluzioni e non si fanno riforme. Via questo, via quello, l’unica rivoluzione degli assetti istituzionali dovrebbe vertere su responsabilità e autonomia. Non essendo data autonomia ai territori, gli sprechi e direi le irresponsabilità di alcuni diventano le colpe di tutti. Noi paghiamo gli sprechi di trenta miliardi di fondi europei che il paese non ha speso tra il 2007 e  il 2013 dedicati prevalentemente al mezzogiorno. Se ai tagli delle province non seguiranno riforme strutturali, saremo daccapo e in grande difficoltà. Grazie Prefetto, anche le Prefetture erano a rischio, grazie per la presenza e la responsabilità, l’attaccamento. Se si guardasse il merito, a volte…

 

In questa Italia frantumata, sentiamo il bisogno di sentirci parte, di riappropriarci di luoghi della nostra comunità, di capire il senso di ciò che si fa dentro.

L’assegnazione dei Sigismondo d’oro di quest’anno si inserisce in tale solco: portare alla meritata ribalta i ‘tesori celati’ della nostra città. Leonella Perfetti e  Oreste Delucca sono questo per Rimini: due persone meravigliosamente normali, ma a tutti gli effetti straordinarie perché dalla loro passione contagiosa per il lavoro, per le relazioni umane, per la memoria, la comunità riminese trae la forza per andare avanti e la fiducia per guardare al futuro. Li ho definiti “eroi della quotidianità”. In un periodo confuso, di grave incertezza economica e etica, servono dei pilastri, una bussola che orienti il cammino. Servono caratteri forti, Lella e Oreste lo sono. Rappresentano dei punti fermi proprio perché attraverso la loro opera di ogni giorno danno un senso concreto alle ragioni dello stare insieme, danno forza e peso alla parola “comunità”, che non è la somma, delle qualità dei singoli ma, di più, il suo risultato esponenziale.

 

Siamo orgogliosi della scelta fatta. Il lavoro di Lella Perfetti non ha bisogno di perifrasi retoriche per essere definito: basta chiedere ai tanti che l’hanno incontrata nel corso dei suoi 25 anni trascorsi tra le corsie dell’Infermi. Chi, come lei, vive ogni giorno a contatto con il dolore sa bene il valore di un sorriso, di una parola giusta, di un abbraccio, perfino di un silenzio. Nel vocabolario più ricco del mondo non si troveranno mai termini efficaci per descrivere tutto questo. Il premio a Lella è un modo per far arrivare la nostra riconoscenza a tutti coloro che dedicano la vita a chi sta male, a chi soffre, ai deboli e alle loro famiglie: è dietro a persone così che, quando spira la bufera, ci si ripara e si trova un rifugio sicuro.

Un rifugio sicuro che può essere la tua città. Un rifugio che ha solide fondamenta: quelle della nostra identità, della nostra storia, della nostra memoria, dell’appartenere a qualcosa di più del nostro io, del nostro temporaneo presente. Guardare in avanti significa sapere da dove si viene.

Oreste Delucca si occupa di questo, ogni giorno. Ama Rimini, le sue persone, i suoi luoghi. A Rimini dedica quindi il suo certosino lavoro di storico, non per soddisfare un’ambizione o una domanda da addetti ai lavori ma per aiutare Rimini a ricordarsi di avere un passato, di avere un cuore antico. Questo non ce lo toglierà mai nessuno e questo Delucca contribuisce ogni giorno a rammentarcelo.  Grazie al suo lavoro ti puoi ritrovare a passare in un angolo che magari oggi è un parco tra l’arco di duemila anni fa e il nuovo Palas e scopri che sono i Poderi della Ghirlandetta di Isotta degli Atti, moglie di Sigismondo Pandolfo Malatesta.

La Storia con la S maiuscola contiene al suo interno le migliaia di storie di tutti noi. Che risuonano anche oggi in questa splendida cornice e negli spazi che, come Amministrazione comunale, abbiamo voluto con ostinazione riscoprire e restituire al loro ruolo vivo e attivo, abbiamo voluto investire sulla storia perché i luoghi diventi motori culturali di nuovo lavoro e civiltà. Il Teatro Galli, una ferita della città che vogliamo sanare entro il 2016 mettendolo in relazione con il Castelsismondo. Cambieranno le abitudini, come quelle che ferivano piazza Tre Martiri e piazza Cavour con lamiere e smog; riscopriremo il Fulgor e la casa del Cinema che tra un po’ più di un anno contiamo di inaugurare; il Museo civico i cui cantieri abbiamo voluto riprendessero a camminare e alla sua attività espositiva; il complesso degli Agostiniani; i luoghi dell’Università dove, nella cittadella, aprirà quest’anno il cantiere della riqualificazione. Delucca, con i suoi studi e le sue ricerche, da splendido ‘artigiano della storia’ si consente di legare al nostro passato la decisione di accelerare e far ripartire i motori culturali di un nuovo sviluppo economico e civico riminese.

Ma non è facile essere forti in questa fase. Abbiamo spalle robuste, non dobbiamo dimenticarcelo, ma spesso non basta e allora tendiamo a non considerare il buono che abbiamo, travolti dallo sconforto, dal disfattismo e dalla disillusione. Il 2013 che ci stiamo lasciando alle spalle non è stato certo un anno facile per il Paese e di riflesso anche per la città, che ha dovuto affrontare sfide difficili. Ce lo hanno ricordato in questi giorni anche i tanti lavoratori che hanno sfilato per le strade del centro storico, senza certezze per il loro futuro, a causa di una crisi che continua a mordere. Ce lo ricordano i volontariati della società civile e del mondo cattolico, che accolgono i senza tetto in quella rete di servizi che con il Comune Rimini riusciamo ancora, a fatica, e senza certezze, a sostenere. Non dobbiamo certo mettere la testa sotto la sabbia davanti a queste situazioni, aspettando passivamente tempi migliori. Dobbiamo invece renderci conto delle potenzialità che abbiamo e come comunità e aggrapparci a ciò che sappiamo fare meglio e a chi questo meglio lo porta quotidianamente innanzi.  E tenacemente non si può tornare indietro dall’aver deciso un cambiamento radicale anche per Rimini, senza tentare solo di difenderci dal cambiamento stesso.

L’Italia ospita lo 0,83% della popolazione mondiale, un’inezia. Eppure il restante 99,17% è incredibilmente attratta dall’Italia,  vuole mangiare, vestire, vivere italiano, vedere i suoi tesori.

L’arte, al cultura, il paesaggio italiano, questo infinito patrimonio è come il gas per la Russia: loro fanno oledotti, noi facciamo cadere Pompei. Non ci si salva con la retorica del turismo, come settore strategico, occorre una politica industriale. La riqualificazione dell’offerta del nostro distretto turistico maturo passa anche dall’irrompere dell’incredibile patrimonio artistico riminese e dalle nuove funzioni del lungomare nell’offerta che la nostra città saprà dare a se stessa e ai cittadini temporanei che verranno.

Tra le mani abbiamo un patrimonio, fatto di accoglienza, agroalimentare, arte e moda, creatività, innovazione, paesaggio dal Montefeltro all’Adriatico. E se il nostro Paese ha grandi potenzialità, Rimini allo stesso modo dimostra la sua forza trainante di luogo e comunità che ha le carte in tavola per  dettare il passo, non per subirlo. Rimini è un concentrato di tutti i grandi asset di sviluppo del Paese; ha il turismo, ha un’Università votata alla ricerca sulla qualità della vita, ha la cultura, ha il manifatturiero. Ha tutto ciò che può far parlare il mondo.  Rimini ha deciso per la trasformazione urbana, per la qualità dei servizi, piuttosto che quantità e profitto a breve.

E’ capitato di tutto in questi due anni. Fogne, nevone, bombe d’acqua, crisi, fino all’aeroporto. Mancano le cavallette. Ma il tessuto profondo ha retto, c’è. Magari non quello dell’insulto facile, della critica come prassi quotidiana. Abbiamo retto, come dicevo prima, grazie al lavoro infaticabile di persone di carattere e spessore che si muovono dentro un sistema che ha nella coesione sociale e in un solido senso di comunità la sua architrave. Vogliamo nel cambiamento continuare ad essere una città altruistica, che assuma la protezione di tutti e dei più deboli come priorità morale prima che amministrativa. Stiamo portando avanti un nuovo modello di welfare, il welfare delle capacità, che va oltre all’assistenza, che mette al centro la persona e le sue potenzialità. Che vede nei saperi, nelle relazioni, nel welfare di comunità i gangli di una crescita possibile, dentro a un nuovo patto con i cittadini. Se introduciamo criteri di  verifica per capire se c’è qualche furbo che accede ai servizi è per dare i  servizi a chi ha meno. Sono decine le famiglie che avevano meno e che avranno qualche servizio in più, dall’asilo all’accesso agli aiuti. Il maggior veicolo di promozione del benessere è rappresentato dalle opportunità di relazione: è questa la direzione a cui abbiamo ostinatamente guardato in questi anni, con le politiche di gestione del territorio oltre che del welfare. Due facce della stessa medaglia, con un valore comune: il diritto a star bene in luoghi non alienanti, il diritto dei cittadini a godere anche della bellezza dei luoghi in cui vivono.

 

Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, pubblicata a fine novembre ha scritto una frase che mi è rimasta impressa. “Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi; il tempo, invece, li proietta verso il futuro e spinge a camminare con speranza". Ciò significa lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di occupare lo spazio. Magari con un lotto che si riempie di palazzine che rimangono invendute. Magari lo spazio di un rancore o di un insulto twittato con 140 caratteri quotidianamente.

Questo deve essere il modo di concepire l’azione politica, guardare oltre, avere lo sguardo proiettato in avanti, verso altri orizzonti. Andare oltre allo “spazio” della polemica, oltre lo spazio fisico. Abbiamo bisogno di sguardo e tempo, di mani e cuore. Lo sguardo di un’idea di città che i processi avviati trasformeranno nel tempo. Le mani di chi ti accoglie e ti abbraccia in un ospedale.  Il cuore di un passato che ti fa aver cura degli spazi e coraggio di scelte radicali, per cambiarli senza sfregiarli. In questa città di mare lasciatemi osare una metafora contadina. Nel primo anno duro abbiamo difeso la terra e il mare dal cemento e con l’aver avviato il Psb.

Oggi siamo tra il dover continuare a seminare e avere il coraggio di proteggere ciò che sta crescendo.

In questi mesi noi abbiamo seminato, nel solco di un’idea di città ben chiara che passo dopo passo stiamo realizzando. Abbiamo posto delle basi solide su cui costruire: parlo dei 220 milioni, 154 per Rimini, impegnati per l’adeguamento del sistema fognario, un progetto ambizioso unico in Italia che richiede tempo, ma che porterà ad un traguardo storico, superando il tema degli scarichi a mare. Strettamente legato al “sotto” c’è quello che facciamo “sopra”, con la virata su una politica urbanistica che pone un freno alla cementificazione e al consumo del territorio, che guarda alla trasformazione urbana. Da uno sviluppo quantitativo ad un’idea di città figlia non del sindaco ma di tanti che hanno creduto in un processo di partecipazione. Il piano strategico, il Masterplan, che qualcuno guardava, legittimamente, come illusorio, si è tradotto, in un incontro con Prg e Psc, in atti che hanno rimodulato il consumo del territorio e la pianificazione urbanistica. 

Abbiamo sbloccato situazioni stagnanti, come la proprietà del Lungomare che ci consentirà di dare un impulso alla riqualificazione.  Torre Pedrera, Marina Centro, lungomare sud, progetti partecipati, e nel nuovo anno bandi e procedure per avviare i lavori!

Un’idea di città si è imposta all’Agenzia del Demanio e al Governo, siamo stati il primo comune italiano ad entrare in possesso di beni demaniali e non per caso. A Roma sempre ci siamo conquistati quello spazio per, incrociando le dita, arrivare ad avere la Questura di via Roma, ponendo fine ad una telenovela che sembrava non dovesse avere un lieto fine. Passo dopo passo stiamo portando avanti il piano di edilizia scolastica, che si basa sull’assunto imprescindibile che scuole e asili vanno realizzati dove lo richiede la città e non dove la scuola stessa è figlia dell’onere di urbanizzazione, di un lotto edilizio sbloccato. Lunedì inaugureremo la nuova scuola della Gaiofana e sempre lunedì apriremo le buste per il bando per la realizzazione della scuola di Villaggio I Maggio, che se tutto andrà come deve sarà pronta per il settembre del prossimo anno. Dopo decenni abbiamo chiuso la scuola di Conforti, per problemi persino di sicurezza sismica, creando disagio per alcuni mesi.  A settembre abbiamo dato una risposta, ampliando la scuola di Alba Adriatica.

Ricordo solo velocemente gli interventi infrastrutturali fatti e in programma per rendere la città sempre più coesa e senza fratture: l’accordo con Autostrade per superare i buchi neri della Statale 16, il prolungamento di via Sozzi e della via Roma, il progetto per la realizzazione del nuovo ponte di via Coletti, che ci ha visto intervenire in tempi stretti, ma che ci ha portato a trovare una soluzione che risponde alle esigenze di sicurezza in primis e alle giuste richieste dei cittadini della zona.

Non c’è intervento slegato a quell’idea di città circolare che dall’anello del centro passa per quello dei borghi, del tessuto urbano diffuso, delle frazioni, legando tutte le parti tra loro.

Può sembrare tanto o poco, si può più o meno criticare, ma quello che è certo è che quanto fatto, al giorno d’oggi, non è scontato. Troppo spesso la volontà di agire non si riesce a tradurre per mancanza di strumenti, anche a causa di scelte a livello nazionale che stanno mettendo a dura prova le Amministrazioni locali. Negli ultimi due anni abbiamo atteso riforme che non si sono mai verificate. Il centralismo ha soffocato gli enti locali, caricandoli allo stesso tempo di responsabilità che non spettavano a loro. Abbiamo invece vissuto sulla nostra pelle una sequela di provvedimenti legislativi e normativi che hanno costantemente ridotto non solo le risorse economiche delle amministrazioni, ma che hanno inciso, limitato e l’autonomia organizzativa delle Amministrazioni comunali. Provvedimenti persino umilianti.

Prescrizioni e provvedimenti che gradualmente stanno delegittimando il ruolo dei sindaci, che hanno sempre meno strumenti per agire, ma sempre più responsabilità. Perché, in un clima generale di sfiducia e diffidenza, i Comuni e i sindaci restano il portone di cui si conosce l’indirizzo e a cui i cittadini si rivolgono per ogni aspetto della vita della comunità. Ed è giusto che ai sindaci, che sono a maggior contatto con le esigenze dei cittadini, venga dato maggior spazio per intervenire, anche dal punto di vista fiscale, con la possibilità per gli stessi cittadini di poter controllare quanto denaro viene speso e come. Ora invece siamo solo gabellieri: dobbiamo imporre tasse decise da Roma e spesso dobbiamo allargare le braccia davanti alle proteste dei cittadini. Il Comune di Rimini quest’anno ha avuto il merito di redigere un bilancio basato sull’equità, che ha mantenuto alti gli investimenti sul welfare, che non ha ritoccato al rialzo le aliquote: 0.3% sull’Irpef per non far pagare a chi paga sempre esentando 29mila persone con reddito fino a 15 mila euro. Un bilancio di comunità, che rappresenta le istanze di tutti. Anche grazie al coraggio di usare tutte le leve fiscali, come la tassa di soggiorno per essere equi e sostenere il turismo. Eppure siamo costretti a lottare con provvedimenti come la mini Imu, che finiscono per mandare in fumo gli sforzi fatti, mettendo sotto stress cittadini, amministratori e casse comunali.

Si assiste a una rottura dei livelli minimi di leale collaborazione con il livello centrale del governo e del Paese. E’ deprimente l’azione legale che avvieremo a proposito di finanza locale per il non rimborso delle spese sostenute dai Comuni per il funzionamento dei tribunali.

E’ evidente che stiamo attraversando una fase di cambiamento, e se da una parte si chiede maggiore autonomia alle amministrazioni e si rivendica l’imprescindibile ruolo del pubblico, dall’altra parte sappiamo che è necessario un sempre maggiore coinvolgimento del privato. La ripresa di una stagione di investimenti infrastrutturali non può che avvenire attraverso l’apertura di canali che attraggano i capitali privati. Sta al pubblico avere la maturità per creare le condizioni e i percorsi perché che questo accada, la stessa maturità che la componente privata deve dimostrare, scommettendo realmente su queste sfide che riguardano il futuro della città.

 

Stiamo soffrendo tutti per questo territorio. L’aeroporto per noi non è vezzo, un campanile. Dobbiamo riflettere su ciò che serve e che devono fare sia il pubblico sia il privato. Serve una riflessione profonda per capire cosa serve, come farlo e chi può farlo. Possiamo permetterci questa affermazione perché la prima che ho fatto è stata un’affermazione pesante. Se ci fosse un paese che investe sulla logistica, come la Germania, Rimini potrebbe anche fare a meno dell’aeroporto. Collegandosi con l’alta velocità con Bologna. Oggi che tutto ciò non c’è bisogna assicurare continuità e futuro all’aeroporto. Con scienza e coscienza di proposta. Maturità e coraggio di proposte, serie e concrete.

Il privato, magari non quello che a volte esce sui media evocando spazi e ruoli e  non trova il fisico per attrarre partner industriali o fare investimenti concreti, deve trovare un pubblico che ha il coraggio reale di aprire spazi e ruoli a quei privati che ci stanno davvero. Ci stiamo e ci misureremo insieme sui lungomare, su aree produttive e sulle infrastrutture. La proposta dei creditori sostenuta dalle banche locali per salvare Aeradria era un passo forte, nuovo, un passo consapevole della necessità di un nuovo protagonismo privato. Quel protagonismo che oggi ha permesso la continuità aziendale a chi è stato incaricato di guidare l’aeroporto. Non si giudicano le sentenze. Ma lasciano perplessi i giudizi di chi, venendo da fuori, giudica Rimini come sistema tutto sommato malato.

Ci sono grossi problemi che vengono al collo di un imbuto. Un modello che ha dato benessere, restituisce limiti e difficoltà. Per questo cambiamo con un’idea di città che ha conquistato un rango nazionale credibile. Grazie a questo abbiamo trattato e ottenuto:

1)      Priorità numero uno del ministero dell’ambiente per il progetto Psb

2)      piano città 7.5 milioni

3)      emendamenti modifiche legge di stabilità, V peep, frontalieri, canoni e pertinenze.

Welfare e cultura sono i settori strategici per il rilancio, Lella Perfetti e Oreste Delucca ce lo insegnano. Ci insegnano l’una il valore delle relazioni, l’altro la forza delle radici. In chiusura del “Fellinianno”, in omaggio al ventennale della morte del grande Federico, voglio pensare che questi valori, da lui interpretati, sognati e resi universali, possano accompagnarci nel 2014, consentendoci di fare quello scatto in avanti che è nella nostra indole.

 

Si ringrazia la dirigenza e il personale dell’Asp Valloni nonché tutti i residenti negli alloggi per averci ospitato questa sera. E un ringraziamento sentito va anche al personale del centro per le Famiglie per averci permesso di allestire un piccolo rinfresco.

Biografie

Leonella Perfetti è un'infermiera professionale, referente infermieristica del Day Hospital Oncologico dell'Ospedale “Infermi” di Rimini. La sua principale mansione consiste nell'accompagnamento e presa in carico, a tutto tondo, dei pazienti che si recano in Day Hospital per le visite e le terapie oncologiche, organizzandone gli orari e l'accesso, aiutandoli con la documentazione clinico – sanitaria e, soprattutto per i nuovi pazienti, guidandoli nel loro percorso di cura. La signora Perfetti è di fatto il loro punto di riferimento e “interfaccia” con la struttura.

La delicatezza di tale compito, che necessita anche di doti umane, oltre che professionali, molto spiccate, deriva dal tipo di patologia che affligge questi pazienti.

Cinquantotto anni, sposata, Leonella Perfetti ha frequentato la scuola di infermieri di Rimini dal 1973 al 1975, poi ha iniziato immediatamente a lavorare all'Ospedale “Infermi” nel reparto di Pediatria, dove è rimasta fino al 1989. Da allora ha lavorato in Oncologia, vedendo la nascita e l'evolversi della disciplina e del reparto a Rimini, fino al raggiungimento del servizio attuale.

 

Oreste Delucca, riminese, da oltre quarant’anni è impegnato nello studio delle fonti d’archivio per documentare l’ambiente, l’economia, l’urbanistica, gli insediamenti, le strutture sociali della sua terra, con particolare riferimento ai secoli finali del Medioevo, quelli della signoria malatestiana e del passaggio all’Età moderna. Membro della Deputazione di Storia Patria per le Province di Romagna, della Società di Studi Romagnoli e della Società di Studi Storici per il Montefeltro, ha fatto della ricerca d’archivio una ragione di vita e dell’Archivio di Stato “la seconda casa”

Autodidatta ha incentrato la sua curiosità e la sua ricerca su aspetti legati alla cultura materiale: l’agricoltura, l’artigianato, il commercio, la demografia e gli insediamenti, la vita e il lavoro della gente comune, le condizioni abitative, l’igiene, le istituzioni dedite alla salute e all’assistenza, le migrazioni, la giustizia, il fisco ….

Allo “scavo” condotto sui documenti d’archivio ha associato l’interesse per la ricerca archeologica attraverso l’osservazione del territorio e l’individuazione di insediamenti attraverso segnalazione e recupero dei segni dell’uomo affioranti in superficie.

I suoi studi sono confluiti in una trentina di volumi monografici e circa 150 saggi in riviste specializzate e opere collettive, nonché in coinvolgenti incontri con il pubblico. Una scrittura e un eloquio che si contraddistinguono e si fanno apprezzare per chiarezza, razionalità del pensiero, accessibilità del linguaggio e piacevolezza dell’espressione.

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:04