"I comunisti mangiano i bambini, storia di una leggenda"

Presentazione dell’ultimo, fortunato libro di Stefano Pivato - Venerdì 7 Febbraio al Museo della Città ore 17.30 
Data di pubblicazione

Sarà un pomeriggio ricco di suspense, ma anche di ironia, quello della presentazione del libro di Stefano Pivato, storico delle mentalità e rettore dell’Università di Urbino, che venerdì 7 febbraio alle 17.30 nella Sala del Giudizio del Museo della Città converserà con Piero Meldini, Massimo Pasquinelli e Andrea Gnassi sulla leggenda dei comunisti cannibali, alla quale ha dedicato il suo ultimo, fortunato studio.

Quanti bambini hanno mangiato i comunisti? si sono chiesti, un poco provocatoriamente, alcuni fra i numerosi giornalisti che hanno recensito e commentato il libro di Pivato, che in pochi mesi ha già raggiunto la seconda tiratura e Amazon ha collocato al primo posto delle vendite dei libri di storia moderna e contemporanea.

Perché sì, persino oggi che il comunismo in Europa non esiste più, l’espressione continua a circolare. Fin dal titolo Stefano Pivato chiarisce che si tratta di una mera leggenda, e per provarlo  ha messo insieme testimonianze, fonti giornalistiche e letterarie, manifesti e fonti d’archivio, che scavano fra realtà terribili, ma anche grandi bugie storiche.

Un’infinità di notizie che stupiranno, divertiranno, e anche inquieteranno i lettori. Sulla storia aleggia infatti l’archetipo dell’Orco, da Pollicino in avanti, e  chi leggerà le pagine dedicate alle testimonianze sugli episodi di cannibalismo negli anni delle terribili carestie che fra gli anni Venti e Trenta funestarono l’Unione Sovietica, non potrà non essere percorso da brividi di orrore, effetto fiaba di Hansel e Gretel.

Come tutte le leggende, anche questa dell’antropofagia comunista parte infatti da un elemento di realtà, che però viene stravolto dalla faziosità della propaganda. E l’origine va cercata nelle pratiche cannibaliche fiorite in Urss tra gli anni Venti e Trenta nei luoghi delle carestie. Il cannibalismo non fu effetto dell’ideologia, osserva Pivato, ma della fame. Fu povera gente affamata a mangiare altri esseri umani. Migliaia di casi sotto Stalin, ma altri se ne potrebbero narrare nella seconda guerra mondiale. Non solo i russi mangiano, “ma sul fronte, si mangiano tutti fra di loro, i tedeschi, i giapponesi, persino gli italiani”.  

Fu l’apparato propagandistico nazi-fascista,  alla vigilia del Natale 1943, a pochi mesi dallo sbarco alleato in Sicilia, a costruire una delle più clamorose bugie della seconda guerra mondiale diffondendo la notizia che i sovietici, in combutta con inglesi e americani, stavano deportando migliaia di bambini in Russia.

La propensione dei comunisti al cannibalismo diventò poi un luogo comune nell’Italia del dopoguerra, e arrivò fino ai giorni nostri. Così, nel clima politicamente infuocato degli anni cinquanta la leggenda dei comunisti che mangiano i bambini va ad affiancare storie ancor più fantasiose, come la cupa previsione che “i cavalli dei cosacchi verranno ad abbeverarsi nella fontana di San Pietro”.

A smontare la torbida leggenda ci ha provato la satira, da Paolo Villaggio, che  in un suo surreale racconto immagina un ingolosito Togliatti che ordina bambini fritti, mentre Nenni appesantito da una fastidiosa gastrite ne ordina uno crudo, fino a Crozza, che in Fassino trova “la dimostrazione che i bambini non fanno ingrassare”.

Un libro serio e documentato quello di Pivato, che impietosamente ci mette di fronte alle faziose e violente narrazioni che attraversano la politica italiana, rendendo spesso amaro il nostro sorriso.

 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:04