Rimini festeggia il 69° anniversario della Liberazione d'Italia

Questa mattina la cerimonia per il 69esimo anniversario della Liberazione d’Italia. Il sindaco Gnassi: “Non dobbiamo solo proteggere la memoria, ma riscoprire i valori del 25 aprile per trovare il coraggio di cambiare”.
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Con la posa della corona al Monumento della Resistenza di Parco Cervi, ha presto il via questa mattina la celebrazione del 69° anniversario della Liberazione d’Italia. La cerimonia è proseguita con il corteo per le vie cittadine delle autorità, dei rappresentanti delle Forze Armate, delle delegazioni partigiane, combattentistiche e d’Arma, politiche sindacali, studentesche, cittadine, che porranno lungo il percorso le corone al cippo dell’Arco d’Augusto, in piazza Tre Martiri, in via Cairoli e in piazza Ferrari. Ultima tappa piazza Cavour, dove ha preso la parola Paolo Zaghini, presidente dell’istituto per la storia della resistenza, per l’orazione ufficiale.

A seguire il saluto del sindaco di Rimini Andrea Gnassi. “Siamo arrivati in piazza Cavour dopo questa camminata che dal Monumento alla resistenza di Parco Cervi ci ha portato a percorrere le vie del centro storico, fermandoci di volta in volta a deporre una corona dai monumenti che ricordano i partigiani e i militari morti durante la Seconda Guerra mondiale. Vorrei al termine di questo percorso ricordare gli oltre 600 civili riminesi caduti sotto i bombardamenti. Una sanguinosa guerra che ha consegnato a Rimini il tragico primato di essere stata la prima città italiana con popolazione superiore a 50mila abitanti con il coefficiente di distruzione più elevato: circa l’82% delle case lesionate o distrutte. Questa immane distruzione, unito al sangue versato dai partigiani, ha valso alla nostra città nel 1961 il conferimento della medaglia d’oro al valore civile.

In questi anni – ha proseguito il Sindaco – abbiamo tenacemente portato avanti una complessa riflessione sul valore della memoria, che deve darci le coordinate per il futuro, segnare la traiettoria per la rinascita della città. Quest’anno abbiamo inaugurato sulla nostra amata palata la “biblioteca di pietra”, in occasione del Giorno del Ricordo: una città ferita dalla distruzione della guerra che guarda verso l’altra parte dell’Adriatico. A dimostrazione che dai rancori, ancora oggi esistenti, si esce aggrappandosi ai valori. Proseguiamo come Comune l’attività sulla Memoria, prima città in Italia ad aver promosso i viaggi per gli studenti nei campi di concentramento, così come abbiamo lavorato col dopo lavoro ferroviario”.

“Anche nei riti necessari e fondamentali come questo di oggi, dobbiamo cogliere i valori. Non dobbiamo solo proteggere la memoria, ma cogliere da questi valori il coraggio, la spinta per il cambiamento. In un’Italia che tentenna, dobbiamo trarre dalla memoria il coraggio di cambiare. Quei ragazzi della Resistenza si sono buttati, lanciati, senza pensare troppo al raggiungimento dell’obiettivo. Ecco, ognuno di noi deve avere quel coraggio per provare a cambiare, a partire dalle abitudini, dalla relazione col vicino di casa. Oggi infatti è sempre più facile prendersela con chi ci sta accanto, per differenza di vedute o per chi ha il colore della pelle diverso. In Europa, stanno riacquistando consenso movimenti xenofobi, nuovi razzismi. Allora noi dobbiamo stare in Europa per cambiarla, così come serve proseguire nel cambiamento a Rimini e nel nostro Paese. Il 25 aprile dunque ci serve non solo per non dimenticare, ma per ricordarci di avere il coraggio di cambiare, aggrappandoci ai valori di una comunità. Buon 25 aprile”.

 

La cerimonia ufficiale ha avuto un prologo ieri con la cerimonia a ricordo della Liberazione presso l' Officina Manutenzione Ciclica Locomotive di Rimini e con la premiazione dei vincitori della terza edizione del premio “Amedeo Montemaggi” per la ricerca storica, a cui si sono affiancate le ormai tradizionali manifestazioni sportive come  la gara podistica a Viserba e la pedalata ecologica “Rimininbici”.

ORAZIONE

PER IL 69° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE

25 APRILE 2014

PIAZZA CAVOUR

 

di Paolo Zaghini

Presidente dell’Istituto per la Storia della Liberazione e dell’Italia Contemporanea

della Provincia di Rimini

 

Vorrei iniziare questo mio intervento raccontando anche a Voi la bella mattinata di ieri vissuta al Liceo Classico di Rimini, con gli insegnanti e gli studenti, per la terza edizione del Premio Amedeo Montemaggi, promosso dalla famiglia. Presenti il Sindaco Andrea Gnassi e il Presidente dell’ANPI di Rimini, il partigiano Valter Vallicelli. Abbiamo chiesto a quei giovani di recuperare i valori dei loro coetanei che 70 anni fa decisero di “spendersi” per cambiare il proprio mondo, contro la dittatura fascista e nazista, mettendosi in gioco e rischiando la propria giovane esistenza. Abbiamo chiesto ai giovani di diventare i  protagonisti delle battaglie odierne per cambiare ciò che blocca ed ingessa la nostra società. La loro giovinezza, il loro entusiasmo (ma anche la loro rabbia), le loro speranze, le loro aspettative di studio e di lavoro devono contribuire fortemente ad innovare l’Italia. Lo devono fare per loro, ma ne abbiamo bisogno anche per noi. Non ci devono più essere “zone protette”. Tutti siamo in gioco e dobbiamo giocare. Nessuno di noi è più autorizzato a dire non mi riguarda. L’Italia, al di là della crisi, è un grande Paese, un Paese meraviglioso per cultura e per la sua storia. I giovani devono urlare basta contro la depressione generale che sembra aver avvinto la nostra società in questi ultimi tempi. Ma soprattutto devono partecipare a costruire il nuovo, il loro futuro e quello del Paese. Noi vogliamo le intelligenze dei giovani al lavoro qui, non mandarli in giro per il mondo perché l’Italia nulla gli offre. In giro per il mondo i giovani devono andarci per vedere, per imparare altre cose, ma è qui nel nostro paese che li vogliamo ed è qui che devono spendere le loro capacità. Ed il governo italiano e la classe politica nazionale devono costruire queste opportunità e dare segnali chiari e precisi ai giovani. E’ un imperativo categorico che sta di fronte al ceto dirigente italiano (non solo quello politico, ma anche a quello economico).

Naturalmente il discorso per una fuoriuscita dalla crisi del sistema Paese vale anche per tutti gli altri settori della popolazione italiana. C’è bisogno di ridefinire un progetto complessivo, economico e sociale, per il nostro Paese, che abbia alla sua base i valori fondanti della Costituzione Italiana nata dalla Resistenza.

Fra un mese andremo a votare in gran parte d’Italia per il rinnovo delle amministrazioni locali (anche nella nostra Provincia si voterà in numerosi Comuni, ma non a Rimini), ma soprattutto voteremo tutti per il nuovo Parlamento Europeo. Una Europa che sempre di più deve diventare il nostro orizzonte di riferimento, per politiche sociali e culturali e non solo finanziarie. L’euro è un grande progetto riuscito, unificante dei Paesi d’Europa. Ma non basta. Vogliamo una Europa dei popoli che sappia costruire un futuro positivo per tutti i cittadini del Vecchio Continente e che porti a sentirci parte di una comunità ampia, inclusiva, pacifica, capace di sconfiggere ogni tentazione xenofoba e razzista presente in tante realtà nazionali, Italia compresa. Da questa piazza, in questa data così carica di significati, il 25 aprile, giorno di festa da sempre di tutto il popolo italiano per il ritorno 70 anni fa alla democrazia, ribadiamo con forza il nostro volerci sentire europei in una Europa unita, democratica e antifascista. Rimini è e vuole continuare ad essere una Città d’Europa, un punto di riferimento per decine di milioni di europei che guardano a noi come possibile meta di un soggiorno turistico balneare ma, speriamo anche, in un prossimo futuro non troppo lontano, per una delle capitali della cultura e della qualità della vita in termini di vivibilità della città.

 

Per guardare al futuro occorre avere forti radici nel passato, conoscere la nostra storia ed il percorso che è stato fatto per diventare quello che siamo, nel bene e nel male. Allora non possiamo dimenticare che 69 anni fa l’Italia era nel pieno della battaglia fra opposti eserciti. Battaglia che tutto distruggeva nelle città, comprese le vite umane di migliaia di civili. Da febbraio a maggio 1944 gli Alleati combatterono duramente a Monte Cassino. Il 4 giugno liberarono Roma e poi iniziarono la lenta risalita della Penisola. Alla fine di agosto lanciarono le loro forze, dall’Adriatico al Tirreno, contro la Linea Gotica, la linea difensiva costruita dai tedeschi. Ai primi di settembre del 1944 il multietnico esercito inglese arrivava in Romagna e veniva seriamente impegnato dalle truppe tedesche del generale Kesserling. Rimini verrà liberata solo il 21 settembre. Ma la città e gran parte degli altri paesi del riminese nel frattempo erano stati rasi al suolo e distrutti dai bombardamenti aerei e navali. Gli Alleati proseguirono ancora per qualche settimana verso Bologna ma alla fine di ottobre l’offensiva si fermò senza raggiungere l’obiettivo. Sarà necessario attendere per la ripresa dell’avanzata l’aprile 1945, facendo vivere all’Emilia e al Nord Italia un terribile inverno segnato da massacri di civili inermi, di bombardamenti sulle città, di scontri sanguinosi con le bande partigiane. Nel corso dello scontro sulla Linea Gotica, a dimostrazione della ferocia dei combattimenti, perirono circa 75.000 soldati dell’Asse (tedeschi, italiani della RSI, coscritti dell'Europa orientale arruolati nella Wehrmacht) e 65.000 soldati Alleati. Quando ancor oggi ci fermiamo per le cerimonie ai cimiteri di guerra alleati di Coriano, di Sant’Aquilina, di Monte Ceco, di Riccione e vediamo le lapidi di migliaia di giovani soldati morti sul nostro territorio in quelle settimane di settembre del 1944 facciamo fatica a non sentirli parte viva della nostra memoria e a tributare loro tutto il nostro cordoglio ed affetto per l’estremo sacrificio compiuto per la nostra libertà.

 

Giovani loro, giovani i tre partigiani riminesi impiccati barbaramente il 16 agosto 1944 in Piazza Giulio Cesare allora, oggi Tre Martiri. Luigi Nicolò, Mario Cappelli e Adelio Pagliarani, tutti poco più che ventenni, esponenti del GAP riminese, sono vieppiù diventati nel tempo il simbolo del sacrificio di Rimini per la sua libertà. L’appuntamento del 16 agosto in loro memoria, ogni anno, ancor oggi a distanza di 70 anni, è avvertito dai cittadini riminesi come un tributo necessario e sentito alla loro memoria e a tutto ciò che le loro figure di giovani combattenti sanno ancor oggi dare in termini di valori, di idealità, di spirito indomito. Voglio ricordarli qui, a Voi tutti, con le parole che un grande riminese, il sen. Sergio Zavoli ha voluto scrivere in accompagno ad una riproduzione di un disegno che un amico carissimo, il pittore Alberto Sughi - purtroppo recentemente scomparso -, volle regalare al nostro Istituto alcuni anni fa per il nostro 40° compleanno:

 

Sergio Zavoli

Piazza Tre Martiri 16 agosto del ‘44

 

Quell'anno l’estate era trascorsa senza che nessuno l’avesse vista:

la città vuota, e così la spiaggia, solo ogni tanto punteggiata da qualcuno che

si tuffava in un mare già imbronciato dai primi temporali. Il vento si calmava

verso sera in quel mese silenzioso, inerte, come alle soglie di qualcosa

che dovesse accadere. E fu quando la soldataglia infilò nei cappi la vita di tre ragazzi, scalzi e vestiti del poco che bastava all’agosto e alla morte.

Chi si affacciò nella piazza e vide il capestro a tre forche venne respinto e

dovette tornare sui propri passi. La ferocia sarà al culmine quando

tre donne non potranno neppure baciare i piedi già gonfi dei figli.

“E il sole” scriverà Guido “portò le croci nelle lacrime azzurre delle madri”.

Un pianto sempre più lontano, spinto sulle colline dai soldati e dal garbino,

si perse in quel finale di tutto. La piazza assistette senza fiato al dondolio

dei tre partigiani, Rimini respirava nel cuore degli assenti,

tutto veniva consumandosi in quella orrenda gratuità del male.

La piazza prenderà il nome dai tre ragazzi tolti alla vita, al loro coraggio,

morti con il sole in faccia e gli occhi che bruciavano.

Solo un grido, l’evviva alla propria scelta, aveva attraversato il gran vuoto,

da Covignano al porto. Dietro i monti cominciava a rosseggiare un tramonto

che cadeva lentamente perché anche la piazza se ne riempisse.

 

A conclusione di questo mio intervento un sentito grazie al Comune di Rimini e all’ANPI per l’onore oggi concessomi di tenere l’orazione ufficiale in questa manifestazione del 25 aprile a nome e per conto dell’Istituto per la Storia della Liberazione e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini, che presiedo.

Consentitemi di raccontare in pochi secondi la vita di questo piccolo/grande istituto culturale riminese: quarantatre anni fa nasceva il nostro Istituto per volontà di uomini di cultura, politici ed antifascisti. Uno strumento per la ricerca storica, la conservazione della memoria attraverso i propri archivi, l’organizzazione di eventi, l’attività didattica con le scuole.

La nostra attività di ricerca ha spaziato in questi decenni lungo tutto l’arco dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ed abbiamo avuto occasioni di collaborazione con tutti gli Enti Locali della nostra Provincia, compresi i nuovi comuni dell’Alta Valmarecchia. Così come abbiamo incrociato innumerevoli volte i percorsi formativi di docenti e studenti delle scuole del Riminese e creato progetti con docenti delle Università di Urbino e di Bologna. Ed infine siamo membri attivi della rete nazionale degli Istituti storici della Resistenza.

Il nostro Istituto è una libera associazione di cittadini che si riconoscono per lo svolgimento delle proprie iniziative di studio in alcuni principi generali che stanno alla base della nostra storia repubblicana: antifascismo, democrazia, valori della Resistenza e della Costituzione.

Per il 70° anniversario della Liberazione abbiamo redatto un intenso programma di iniziative e pubblicazioni, che abbiamo presentato agli Enti Locali riminesi e ad altre Associazioni, in primis l’ANPI. Fra le tante cose che abbiamo previsto quella a cui teniamo di più, per l’importanza complessiva, è il Convegno Internazionale sulla Linea Gotica che abbiamo programmato per il mese di novembre, in collaborazione con numerose Università italiane e la rete nazionale degli Istituti Storici. Un appuntamento che per 3 giorni concentrerà su Rimini l’attenzione di tutto il mondo della ricerca storica italiana ed europea. Ci auguriamo che questo Convegno sia un nuovo punto di arrivo per la conoscenza degli studi storici, italiani ed europei, su questa che è stata probabilmente la maggiore battaglia combattuta in Italia nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

 

Grazie per la Vostra attenzione.

 

Salute a Voi tutti!

 

Viva il 25 Aprile

Viva la Resistenza

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 17:03