Ne emerge limmagine di un Paese sofferente, dove anche quelle realtà storicamente identificate come culle del benessere vedi le province economicamente più floride, come quelle del Nord est produttivo si rivelano fragili, mentre si acuiscono le difficoltà endemiche che il sud Italia si trascina da sempre. Classifiche dunque che non fanno altro che rivelare ciò che tocchiamo con mano ogni giorno - dichiara il Sindaco di rimini, Andrea Gnassi -: un Paese che stringe la cinghia e che si sta adattando agli effetti di una situazione sfiancante..
Nella graduatoria stilata dal Sole 24 ore Rimini risulta al 15esimo posto tra le 103 province più colpite dalla crisi dal 2007 al 2013. Pur sapendo che trattasi solo di stime e consapevoli che la realtà non può essere racchiusa in un numero, il dato fa riflettere. A spingere Rimini nella parte alta della classifica è in particolare un parametro, il primo ad essere intaccato dalla crisi: il calo dei consumi. La provincia di Rimini è al 6° posto tra quelle in cui si è registrata la contrazione maggiore nella spesa per beni durevoli, mobili, elettrodomestici, informatica. Se nel 2007 una famiglia a Rimini spendeva 1.198 euro, nel 2013 ha speso 903 euro, per un calo del 23,9%. Se è vero che la spesa a Rimini è più alta che in molti altri territori (ad Aosta, dove si è registrato il calo dei consumi minori, nel 2013 si spendeva 856 euro) e comunque sopra la media nazionale (da 1062 del 2007 a 864 euro del 2013), la spending review applicata dai riminesi appare netta. Spending review applicata e questo preoccupa anche alla salute: secondo la classifica del Sole negli ultimi sette anni a Rimini si è registrata una variazione di 7 punti percentuale (11° pos.) nella spesa pro capite in farmacia (medicinali e cosmetici), da 451,1 euro del 2007 a 419,4 del 2013 (la media italiana è passata da 431,3 a 429,2 euro).
Altro dato che balza agli occhi, in controtendenza, è il costo della casa: Rimini infatti risulta uno dei territori dove la crisi ha pesato meno sul calo dei prezzi, che si attesta a -8,5% (100 pos.), passando da una media di 2.950 euro a metro quadro del 2007 a 2.700 del 2013. Per farsi unidea grandi città come Roma (-7,5%) e Milano (-7,1%) hanno registrato cali simili.
Uscendo dai soli numeri- continua il sindaco Andrea Gnassi- è evidente come gli italiani, riminesi compresi, si stiano quasi fisiologicamente adattando ad una crisi più lunga e più dolorosa di quanto esperti ed economisti avevano preventivato. Tutto questo partendo dalla base, ovvero riducendo le spese, i consumi. Una fase di assestamento necessaria, che però deve coincidere con la scelta di una nuova prospettiva, con laccelerazione in quel processo di cambiamento necessario per uscire dalla situazione difficile più forti e più consapevoli di prima. Questa ricerca, infatti, conferma come non sia più tempo di tergiversare, a nessun livello: è questo il momento storico, loccasione, per scegliere su cosa investire e puntarci con convinzione, per abbandonare definitivamente un modello di sviluppo che ha fatto il proprio tempo, che dopo aver garantito per anni benessere si è trasformato nellesatto contrario e ora non ha più niente da dare, e virare su un nuovo modello di sviluppo. Come amministrazione comunale di Rimini, abbiamo cercato in questi ultimi tre anni di aggressione della congiuntura economica di fornire strumenti e coordinate per una svolta: abbiamo seminato e stiamo continuando a farlo - sul fronte della pianificazione urbanistica, dei motori culturali, della trasformazione urbana, di un nuovo welfare, di unattenzione finalmente vera a quanto sta sotto la città e non solo sopra (ad esempio i 154 milioni di euro investiti sulle fogne) - e lo continueremo a fare di qui a fine mandato. Non è facile, soprattutto perché il contesto è estremamente problematico: basti pensare che marchi storici italiani vengono acquisiti in serie da multinazionali straniere; oppure sul piano locale alla crisi drammatica di aziende storiche, impensabile sino a ieri. Proprio per questo è necessario che lintero tessuto socioeconomico riminese abbracci questa sfida, mettendo assieme gli sforzi e le idee e soprattutto mettendo da parte lidea che dalla crisi si esce tornando alle vecchie consuetudini. Questo, è bene dirlo con chiarezza, non sarà più possibile.