A partire dallattenzione rivolta alla fotografia cosiddetta preparata (staged) della grande mostra realizzata in collaborazione con la Galleria Paci Contemporary di Brescia che idealmente completa la vasta monografica di Paolo Ventura recentemente realizzata alla Far. Una vena staged in realtà attraversa lintera storia della fotografia. The Pencil of Nature by William Henry Fox Talbot, agli albori della fotografia, è pur sempre una fotografia ampiamente preparata. Non dunque una scoperta recente pur oggi particolarmente praticata e con successo. Ma la fotografia è in un certo senso sempre staged, tutta. Anche quando la preparazione è minima e apparentemente invisibile. Pietro Paolini, vincitore del Premio Pesaresi 2013, fotografa con lo spirito del reportage con un database implicito di stilemi new topographics, diventa egli stesso un preparatore delle sue foto. Il lavoro di Lisi ha un doppio standard la fotografia diretta e la simulazione virtuale. Il lavoro darchivio di Cristallini con la stesa infinita dei suoi provini, sembra rispondere a ciò che Winogrand si aspettava dalla sua pratica della fotografia fotografo per vedere il negativo, diceva.
In qualche misura diventa un set di posa l'intera città entro la mostra "Ricostruire Rimini" dello Studio Morosetti, che affronta, attraverso un doppio sguardo temporale, il dramma della guerra. Dopo settant'anni l'occhio di una macchina fotografica torna ad aprirsi cercando le medesime prospettive e registrando le stratificazioni di una città che subì quasi quattrocento incursioni e bombardamenti aerei, rimanendo interamente seppellita dalle macerie.
Una selezione del vasto fondo fotografico della Biblioteca Gambalunga viene presentato a sette decenni di distanza da quel tremendo periodo, che ora si intreccia anche al centenario della "grande guerra".
Anche la mostra di Isabella Balena, prodotta dieci anni fa per la stessa ricorrenza, continua a offrire un approfondimento aggiornato del ricordo. Un intenso reportage ai luoghi dedicati al secondo conflitto mondiale si dispiega nelle sale dell'ex Ospedale di Rimini, marcando uno sguardo, apparentemente asciutto, che stanza per stanza finisce per leggersi come un grande racconto.
Mostra nella mostra è il progetto 'Vie di Dialogo", quarta edizione di un percorso biennale che Rimini conduce in collaborazione con l'Istituto Beni Culturali di Bologna. Quest'anno sia l'artista emiliana (Valentina D'Accardi) che quella romagnola (Silvia Camporesi) usano la fotografia come terreno di indagine, come liquido di contrasto temporale e linguistico, trovandosi così in perfetta sintonia col filo conduttore di questa vasta rassegna di RIMINI. FOTO D'AUTUNNO 2014.
RIMINI 1944-2014
Pur lavvenir siam noi.
Racconti di guerra
a cura della Biblioteca civica Gambalunga e del Consorzio dei saperi, con la collaborazione dell Istituto storico della Resistenza e delletà contemporanea e il patrocinio dellUniversità degli Studi di Bologna- Sede di Rimini
Il progetto, a settantanni dalla liberazione della città dalloccupazione nazista, propone di riportare lo sguardo della comunità su uno dei momenti più bui della sua storia, rimettendo in scena le memorie individuali e pubbliche su quel passato , che ha segnato e segna il presente della città, per farne oggetto di conoscenza, ovvero una storia necessaria per tessere la memoria del futuro.
La mostra, coordinata da Angela Piegari, Mila Fumini, Egisto Seriacopi, è articolata in due sezioni:
Ricostruire Rimini
Archivio Moretti/Studio Morosetti
a cura di Elena e Tommaso Morosetti
Far | fabbrica arte rimini
Percorso nella città ri/costruita, mostrata attraverso i suoi luoghi simbolici (il teatro, il Tempio Malatestiano, Palazzo Lettimi, larea dellex convento di San Francesco, ecc.) fotografati nel tempo presente dallo Studio Morosetti, che si ri/flettono e confrontano con le foto delle macerie che Angelo Moretti scattò nel
Le carte della memoria
Immagini e documenti della città in guerra nelle collezioni della Biblioteca Gambalunga
a cura di Oriana Maroni con la collaborazione di Nadia Bizzocchi
Far | fabbrica arte rimini
Viaggio nella memoria pubblica e privata ricostruita attraverso le fonti documentarie e iconografiche della Biblioteca Gambalunga (i diari, le memorie, i manifesti, i resoconti burocratici, le fotografie e i filmati dellesercito inglese provenienti dalle collezioni dellImperial War Museum, e gli scatti dei fotografi riminesi, le celebrazioni pubbliche e le manifestazioni dellultimo settantennio).
Vie di dialogo / 4
Silvia Camporesi / Valentina DAccardo
a cura di Claudia Collina e Massimo Pulini
Museo della Città, Ala Nuova, 1° piano
Inaugurazione 6 settembre ore 18
Il Comune di Rimini - Ala Nuova Museo della Città con lIstituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna, prosegue con il progetto Vie di dialogo, nato per la conoscenza, la valorizzazione e la fruizione del patrimonio artistico della contemporaneità presente sul territorio regionale e con lobiettivo di valorizzare le espressioni artistiche di maggiore qualità presenti in Emilia-Romagna.
Il progetto Vie di dialogo prevede il confronto espositivo, ma non solo, di due artisti che sappiano dialogare insieme attraverso il loro lavoro, parallelo e tangente, durante il processo di creazione della mostra e del catalogo, liberando nuove energie scaturite dalla reciproca collaborazione artistica. Una collaborazione operosa ed intelligente che, nella seconda edizione a Rimini, vede confrontarsi Silvia Camporesi e Valentina DAccardi, scelte dal Comitato Scientifico composto da Davide Benati, Laura Carlini, Claudia Collina, Marco Pierini, Massimo Pulini e Claudio Spadoni.
Collegata in rete al Sì fest Savignano immagini festival 2014 e nellambito di RIMINI FOTO DAUTUNNO, questa IV edizione è dedicata alla fotografia darte, a due artiste giovani e affermate, Silvia Camporesi e Valentina DAccardi, che si confrontano su temi e tecniche affini, sviluppate in poetiche differenti e originali, che indagano, attraverso listante dello scatto fotografico, il mistero del tempo presente e le sue contraddizioni.
Bolivianas
Pietro Paolini
Vincitore del Premio Pesaresi Edizione 2013
Museo della Città, Ala Nuova, 1° piano
Pietro Paolini ha vinto ledizione 2013 del Premio Marco Pesaresi promosso da Savignano Immagini e dal Comune di Rimini in collaborazione con Il Fanciullino di Isa Perazzini.
Le immagini di Bolivianas rappresentano un sondaggio in questo momento di cambiamento nella coscienza popolare della Bolivia. Nel 2005 Juan Evo Morales Ayma ha vinto le elezioni, per la prima volta nella storia del Sud America un candidato indigeno è diventato presidente della repubblica, e per la prima volta in Bolivia un presidente viene eletto con oltre il 50% dei voti. La Bolivia si trova nel cuore del Sud America, un caos composto da un plateau infinito fatto di deserti, foreste pluviali, steppe e colline; 36 gruppi etnici indigeni sono quella parte della popolazione di questo paese, ricco di tradizioni ancestrali, in cerca di una integrazione politica compiuta. Con le immagini di Bolivianas Paolini ha cercato si affrontare questa indagine unendo gli stilemi della grande fotografia documentaria americana con le necessità del reportage, costruendo un ritratto del paese di estrema raffinatezza visiva.
La camera del racconto
Staged photography
Museo della Città, Ala Nuova, secondo piano
Staged photography è unespressione che contempla molteplici sfumature «fotografia allestita», «preparata», «messa in scena» e identifica una serie di strategie estetiche e narrative affermatesi nellambito della produzione artistica, nella moda e nella pubblicità, tra la seconda metà del Novecento e linizio del nuovo millennio. Sotto molti aspetti, questo 'nuovo genere' può essere considerato complementare al paradigma della postfotografia, per come gioca producendo commistioni e anacronismi tra le iconografie più diverse con le caratteristiche illusorie e concettuali di un medium invece storicamente considerato, in unaccezione perlopiù riduttiva, descrittivo e documentale. In tal senso, il successo della s. p. non attesta tanto la nascita di una nuova tipologia di rappresentazioni, quanto di un diverso ordine di aspettative epistemiche, ideologiche, estetiche nei confronti dellimmagine fotografica, sia a livello della sua produzione sia sul piano delle dinamiche spettatoriali connesse alla sua ricezione.
In questa ampia rassegna in collaborazione con Paci Arte Contemporanea le opere di Leslie Krims, Sandy Skoglund, Teun Hocks, Arthur Tress, Clark e Pugnaud, Grace Weston, Mei Xian Qiu, Nicola Civiero, Lori Nix, declinano ognuna secondo prospettive nuove (nella loro storicità) e diverse questa idea della Fotografia ricostruita, gia approcciata lanno scorso con la personale alla Far di Paolo Ventura (di cui questa mostra rappresenta un logico approfondimento di genere).
Infinito presente
Sandro Cristallini
Il Fotografo e larchivio
Museo della Città, Sala delle Teche
Un archivio per linfinito presente. È quello che si stipa negli album di Sandro Cristallini, da oltre ventanni testimone e custode vigile di frammenti di memoria locale (riminese e riccionese e non solo) ripresi in migliaia di scatti fotografici.
Immagini che indagano quel variegato set che è la vita culturale ed espositiva di due città, tra vernissage, artisti e attori, curiosi e appassionati delle arti. Un accumulo di scatti che tesse una trama variegata e che ripercorre la traccia delle politiche culturali che hanno animato lindirizzo pubblico e privato delle arti a partire dagli anni 80. Ma anche un inedito whos who che cattura volti anonimi e celebri.
Cristallini non si nega in questa occasione lutilizzo estetico delle provinature dove si addensano decine di scatti che creano a loro volta geometrie per nuove texture. Un po autobiografia, un po raccolta di memorie, un diario persistente. Sicuramente una riflessione su un medium in transizione. Vestendo anche i panni della ricerca e dellindagine tematica tra le diverse vie dei formalismi fotografici contemporanei, indugia sulle potenzialità illusionistiche e le ambiguità della natura in foto che si affiancano agli scatti dedicati agli eventi. Una dualità volutamente coltivata: alla cronologia degli incontri pubblici fa da contraltare limmagine atemporale degli elementi naturali. Il mare perpetuo.
Per virtuosa infallibilità lo sguardo della sua macchina fotografica si posa su segmenti di tempo e di luoghi, sui volti e gli accadimenti; uno sguardo vorace che si fa sistematico nel riprendere gli eventi e si rigenera in ogni istante per quella forza o potere che ha la fotografia di trasformare i momenti in documenti. In fondo ogni immagine non smette di ricordarci che siamo noi con le nostre storie a raccontare. Quando finisce la tensione verso il futuro si innesca la nostalgia e lo sguardo verso il passato. Ma cè chi come Cristallini sa tenerlo costantemente acceso sul presente.
(A. Bernucci)
Il tema dellarchivio affascina molti e molte sono le forme in cui spesso la realtà sembra essere consultabile, visitabile. Quando lansia di raccolta per il presente, caratterizzato oggi più che mai dallabitudine di uno scatto che anticipa lo sguardo, che trafuga lattimo nel suo compiersi, e che si sostituisce senza alcun imbarazzo allesperienza vissuta, rimanda incessantemente ad una mappatura di noi stessi e dei nostri movimenti, sento che il desiderio di cura di uno spazio in fondo comune rischia una distorsione.
Il tema della raccolta affascina tutti è vero, ma solo per alcuni questo processo è consapevole contributo, desiderio di testimonianza esaudito nel suo convincimento di verità. La disciplinata, attenta, e amorevole custodia dellattimo, diventa, come lesposizione dimostra, rinvenibile documento sentimentale.
(V. Aguglia)
Ci resta il nome
Isabella Balena
I luoghi della memoria della II Guerra Mondiale in Italia (1940-1945)
Museo della Città, Ala Nuova, terzo piano
La mostra espone un percorso di ricerca sul territorio nazionale, dalla Sicilia alle Alpi, condotto da Isabella Balena in almeno tre anni di lavoro e di viaggi, intorno ai luoghi della memoria della Seconda Guerra Mondiale in Italia (1940-1945) restituendo un personale contributo visivo. Le immagini raccontano cimiteri militari, zone di sbarco e di battaglia, comunità locali vittime di eccidi. Il lavoro non documenta solo i luoghi ma li fa rivivere nelloggi, come luoghi visitati da veterani e da famigliari, come destinati al lutto privato e designati nel contempo alle celebrazioni pubbliche, patriottiche, civili e. Le immagini indicano lesistenza di memorie contrastate e contrastanti nella loro interpretazione e suscettibili di ampio dibattito civile (come nel caso di cimiteri militari tedeschi che accolgono le spoglie anche di responsabili di stermini di massa o nel caso di alcuni luoghi simbolo dellultimo fascismo della RSI e di culto mussoliniano).
Per i suoi morti, la seconda guerra mondiale ha reso possibile per la prima volta un censimento visivo e una forma di democrazia, anche se postuma: il cuoco è vicino allartigliere, il tenente al caporale, il riservista laureato giace accanto al manovale, la stella di David è incisa nel marmo con la stessa intensità della croce. Nella stragrande maggioranza dei casi non ci sono fotografie dei defunti, solo il loro nome.
( ) I morti non sono tutti uguali, soprattutto nel dolore di chi resta. Rimangono però, i nomi, quelli sì, tanti ed in fondo tutti uguali, diversi solo per provenienza e religione. Restano i nomi anche di quelli i cui corpi sono ignoti.
Restano i nomi a memoria. (Isabella Balena)
Cluster
Daniele Lisi
New Jersey Counties
Galleria dellImmagine
Cluster è un progetto realizzato nella primavera del 2012 e concluso a gennaio del 2014 su una zona compresa tra la provincia americana dello stato del News Jersey e la città di New York, allinterno della porzione di territorio urbano (Meadowlands) che negli anni 20 fu bonificato da foreste, paludi in favore dello sviluppo edilizio di aree a bassa densità residenziale.
Il lavoro, diviso in due capitoli si basa su uno studio alternativo di ricerca territoriale dellambiente urbanizzato servendosi di immagini prelevate dal software, elaborate e scomposte; sono immagini che suggeriscono altro dal paesaggio, dal luogo, dagli oggetti rappresentati ma che con la loro metodica obiettività riescono a ridefinire quel senso che sfugge allosservatore alienato della città postmoderna.
Il secondo capitolo del lavoro, nella sua essenza racchiude la rappresentazione di uno Spazio Vissuto, immagini notturne degli stessi luoghi analizzati nel primo capitolo. Cluster enfatizza, ma non più di tanto, la bellezza apparente di quei luoghi così perfetti nella loro geometria, determinati da parametri socio culturali che ricordano molto da vicino lidentità delle città virtuali create in Sim City 3000. Attraverso concetti e suggestioni alla base della percezione di quel territorio, il progetto affronta gli elementi che vanno a comporre la massa disordinata di quellambiente urbano, privo di ogni apparente logica, dove la velocità delle connessioni fisiche e virtuali disegnano la città senza regole o confini, il cosiddetto Sprawl.