Nel conferirgli nel 2002 il Sigismondo dOro, lAmministrazione comunale di Rimini indicò, nelle motivazioni, la discrezione nel custodire la memoria di Fellini e, appunto, lumiltà e lironia che gli avevano permesso di attraversare oltre 90 anni di storia personale e riminese senza mai andare fuori tempo. Titta è Rimini, quella vera, simpaticamente puntuta, che sa coltivare le tradizioni nella maniera migliore: senza nostalgia ma irrorando con esse il presente e il futuro.
Titta e Federico, il grosso (e gras) e Gandhi (così soprannominato per la sua magrezza); luno avvocato a Rimini, laltro mostro sacro della cultura e della cinematografia mondiali. Bambini e giovani assieme nella Rimini anteguerra, poi separati fisicamente ma uniti da un affetto profondissimo nei decenni successivi. Gli aneddoti si sprecano. Tra i più commoventi, confidati da Benzi anni fa a un quotidiano locale, ce ne è uno riferito agli ultimi mesi di vita di Federico Fellini. Sono stati i cinque giorni più belli della mia vita- raccontava lamico-. Federico era tornato a Rimini dopo lintervento subito. Io gli dissi: Ma cosa vieni a fare a Rimini, in agosto... E lui: Ma Grosso, Rimini è la mia città. Sono stati cinque giorni stupendi, a girare per la città, per le colline. Oppure la intrusione della fama internazionale nella loro schietta amicizia, raccontata a un altro quotidiano. Dopo per Federico venne la gloria nel cinema. Da riderci sopra, gli brontolavo in faccia. E Fellini, serio come un colonnello: "Titta, smetti di ghignare. Stai parlando con uno dei più grandi registi del mondo". Poi si sentiva una pernacchia, e tutti e due cominciavamo a ridere..
Titta Benzi è stato tra i penalisti più noti di Rimini e ha rivestito numerosi incarichi pubblici e istituzionali. Al compiere i 90 anni diceva: Io penso che vivrò ancora a lungo. Anche perché la gente mi vuole bene, nessuno può dire male di me. Compresi i miei clienti: ho difeso certe canaglie!. E vero, nessuno poteva dire male di Titta Benzi, e nessuno ne potrà mai dire male. Rimini perde un pezzo del suo cuore ma resta intatto il patrimonio di umanità, ironia e gusto per la vita che ne costituisce la più felice delle eredità.
In questo momento di dolore, in cui la città e lamministrazione comunale, esprimendo il loro cordoglio, si stringono intorno alla famiglia e agli amici, viene da chiedersi come commenterebbe tutto questo Titta dallalto. Una battuta a rendere meno oppressivo il clima e poi accanto lamico Federico a ribattergli Osta te!.
Biografia*
Luigi Benzi è nato a Rimini 1'8 marzo 1920. "Di sette mesi", precisa lui stesso in alcune brevi note autobiografiche.
Studente a Rimini presso le scuole elementari, il Ginnasio e il Liceo Classico, per otto anni è compagno di banco di Federico Fellini e "amico suo anche tuttora", si premura spesso di ribadire.
Anche se l'approccio tra i due non è di quelli entusiasmanti: all'età di due anni, in spiaggia, il piccolo Federico gli rompe un badile in testa. "Voglio credere che prese male le misure", ha raccontato Luigi a Sergio Zavoli in "Diario di un cronista". E mentre al giovane Federico, per eccesso di magrezza, gli affibbiano il soprannome "Gandhi", al robusto Benzi gli va a pennello il soprannome di "Grosso" o "Titta".
Si laurea in Giurisprudenza a Bologna il 2 luglio 1942, è avvocato dal 1946 "per meriti di guerra". Da allora, e sono passati 56 anni, è stato impegnato come penalista in importanti processi in Romagna, nelle Marche e a Bologna, "vincendo o perdendo le cause a seconda dell'illuminazione delle stelle". E' stato Consigliere Comunale per il Partito Repubblicano e Segretario riminese dell'Edera nel 1946. Nel fatidico 1968 è eletto Presidente del Casino Civico di Rimini, carica di cui si fregia con orgoglio anche oggi.
Per diversi mandati è stato membro e Vice Presidente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Rimini.
In ordine sparso le altre cariche appuntate sul petto nel corso del tempo: Presidente dell'Aeroclub, del Cineforo e del Comitato "Più cuore per Rimini". La sua firma è da annoverare anche tra gli autori letterari. Si deve a lui il gustoso amarcord di un avvocato di provincia intitolato "Patachedi". Il segreto della sua inesauribile energia? "La sveglia puntata alle cinque del mattino", risponde con prontezza. Nelle sue chiose autobiografiche conclude: "Tuttora operante come avvocato per vincere la noia della Vecchiezza. Difetti a parte, volutamente ignorati" .
* (biografia letta in occasione dalla cerimonia di consegna del Sigismondo doro nel 2002)