I processi sono stati celebrati e le condanne inflitte; i parenti delle vittime e chi porta con sé ogni genere di cicatrice di quella furia allucinata hanno ricevuto giustizia, anche se non cè mai sufficiente giustizia per la morte di innocenti, a sangue freddo. Quel che resta da dire e da fare, a tanti anni di distanza da quel freddo giorno di fine novembre 1994 allorché si aprì lo squarcio decisivo, è riconoscere il giusto merito nei confronti di chi ebbe la tenacia e lintelligenza di indagare là dove era impensabile. Furono molte donne e uomini, nella Magistratura, tra la Polizia, tra le forze dellordine che comunque con il loro lavoro riscattarono agli occhi dellItalia lonore della divisa e delle istituzioni, sporcate da quella cellula assassina. La città di Rimini le ringrazia , così come ringrazia quelle persone che ebbero la sventura diretta di subire le drammatiche aggressioni della banda della Uno Bianca e decisero di continuare a testimoniare il dolore personale e chiedere ancora per molti anni quella verità che corre insieme alla giustizia, e su cui si costruisce il senso di comunità. Rimini è grata verso lallora sostituto procuratore Daniele Paci e verso i due agenti di Polizia Luciano Baglioni e Pietro Costanza che individuarono la pista investigativa giusta. Rimini non dimentica loro, così come non dimentica gli altri protagonisti grazie ai quali, proprio oggi a due decenni di distanza, è possibile ricordare le giornate tra il 22 e il 24 novembre 1994 come quelle in cui sulle strade della Romagna finì per sempre il folle viaggio omicida di un pugno di assassini.
Ventanni fa, in queste ore, la Romagna e Rimini finalmente si liberarono da un incubo, lungo più di sette anni, chiamato banda della Uno Bianca. Con la sua tragica scia di vittime, rapine, terrore e laltrettanto drammatico finale, allorché si scoprì che dietro a quel gruppo di criminali sanguinari stavano uomini di legge e in divisa.
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