Si compie il primo passo di una operazione che, se concretizzata, andrebbe a modellare un nuovo polo fieristico italiano, capace di competere con mezzi e potenzialità adeguate sul piano internazionale. Organizzazione, economie di scala, 'fisico' per aggredire la concorrenza.
Il punto fermo è in ogni caso la capacità aggregativa di Rimini Fiera, figlia di risultati e numeri straordinari nonché di prospettive ben piantate in una programmazione e in piani industriali seri; una capacità aggregativa che sarebbe ancora più determinante nel caso in cui l'operazione dovesse concretizzarsi. Si aprirebbe a quel punto l'ipotesi di uno scenario con un grande polo fieristico del Nord, che potrebbe essere colto come una grande opportunità per un sistema fieristico dell'Emilia Romagna ancora più forte e aperto al resto d'Italia, capace di configurarsi a quel punto come player italiano indiscusso insieme a Milano e leader sugli scenari internazionali.
Le dinamiche del mercato fieristico non rispondono a semplici confini amministrativi; l'ambizione è quella di fare dell'Italia un sistema Paese che con le sue fiere abbia la forza dei tedeschi.
Queste, per ora, sono vision future ma gli indirizzi restano molto seri.
Oggi c'è, ed è quello su cui si deve obbligatoriamente ragionare, la notizia della lettera d'intenti tra i due soggetti fieristici. E' chiaro che se i prossimi step dovessero confermare la convergenza con Vicenza, il percorso di collocamento in Borsa di Rimini Fiera diventerebbe ancor più solido, consentendo un diverso valore della quotazione.