Dichiarazione del Vicesindaco con delega alla protezione sociale del Comune di Rimini, Gloria Lisi

Data di pubblicazione

“Povertà è parola forte, che evoca da sempre disperazione e scenari di deriva sociale estrema. Negli ultimi anni abbiamo assistito nei servizi, accanto ad essa, anche alla nascita di nuove forme di povertà relativa, con caratteristiche di più difficile lettura, ma le stesse nefaste conseguenze psicologiche e sociali. Sono queste oggi le sfide più difficili da affrontare perché obbligano i servizi a ripensarsi, ad affrontare dinamiche sociali in rapido mutamento con servizi nuovi, in grado di intercettare nuovi bisogni. Insieme all’assessore della Regione Emilia Romagna, Elisabetta Gualmini, ci siamo spesso interrogati su come poter intervenire in maniera rapida e concreta rispetto ad anziani soli, famiglie con minori, adulti vittime della crisi lavorativa e giovani coppie tagliate fuori dal sistema produttivo e di welfare. La comune consapevolezza era che fosse necessario scardinare vecchi schemi cercando soluzioni nuove, alternative, inedite.

Tra queste rientra senza dubbio il Reddito di solidarietà (Res), introdotto in Emilia-Romagna dopo l’approvazione - avvenuta nel corso dell’ultima Assemblea legislativa - della legge regionale “Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito”. Uno strumento di welfare in perfetta sintonia con l’approccio attivante che abbiamo introdotto nel welfare riminese, passando da una visione assistenzialistica ad una di coinvolgimento e corresponsabilità di un percorso di accompagnamento ad una progressiva autonomia.

Non è ancora possibile sapere esattamente quante potranno essere, a Rimini, le persone interessate da questa nuova forma di sostegno  - che, ricordiamo, è dedicata a nuclei familiari, anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi, con Isee corrente inferiore o uguale a 3mila euro - tuttavia è ragionevole pensare che un numero potenziale di più di mille nuclei famigliari (corrispondenti orientativamente al 2% del totale dei nuclei famigliari riminesi) possa essere un riferimento valido. Si tratta di risorse ingenti, 35 milioni di euro, che vanno ad aggiungersi ed integrarsi ai ai 37 milioni già stanziati dal Governo nazionale per il SIA (Sostegno inclusione attiva).

Nel caso del SIA, in meno di quattro mesi, sono già state 286 le domande raccolte dai nostri uffici di via ducale, di cui il 35% provenienti da persone non conosciute precedentemente dai servizi (e dunque intercettando un bisogno nuovo con uno strumento nuovo). Non tutte le domande raccolte e inviate all’INPS hanno però avuto esito positivo, anche perché i criteri nazionali, oltre che stringenti, sono tarati su standard diversi da quelli romagnoli e più vicini a quelli delle regioni meridionali. Una discrepanza che avevamo già fatto notare e che, grazie al Reddito di solidarietà regionale, sarà in parte superata, essendo tarato più nello specifico della realtà socio economica emiliano romagnola. Si calcola infatti che più del 74% tra i cittadini esclusi dal beneficio della SIA, potrebbero invece rientrare nella nuova misura del Reddito di solidarietà regionale. A Rimini, in ogni caso, siamo già pronti - in attesa di conoscere nello specifico i requisiti tecnici che verranno emanati entro sessanta giorni dai decreti attuativi della regione  - per integrare anche questo nuovo importante strumento nei nostri servizi di welfare.

Sono consapevole che questi interventi non possano purtroppo essere risolutivi di problematiche così drammaticamente in evoluzione anche nelle nostre case; lo sono però altrettanto di come possano rappresentare un’occasione di riscatto che prima non c’era, un mattone in più sulla strada di un welfare che veda nelle persone non solo il problema ma anche la prima risorsa per affrontarlo nella speranza di poterlo superare.” 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:51