Anfiteatro romano, dichiarazione dell’assessore alle Arti Massimo Pulini:

Data di pubblicazione

“Ho partecipato ieri sera in qualità di relatore all’incontro sulla problematica dell’anfiteatro romano, promosso dall'eurodeputato Marco Affronte Durante l’interessante dibattito ho avuto modo di ribadire la posizione dell’amministrazione comunale di Rimini in ordine al tema, insieme ad alcune novità. Rimini, come gran parte delle città italiane, si sviluppa su stratificazioni storiche. La nostra città è un’antologia di elementi segnici e temporali che ne hanno segnato la storia, da quelli che affondano le radici nell’epoca romana, passando per il medioevo, fino ai periodi più recenti. E tutti hanno una dignità e un’importanza specifica, dettata oltre che dall’antichità dai valori e dal significato di cui questi ‘segni storici’ si ammantano. Da dieci anni a questa parte l’Amministrazione ha scelto di investire con forza sulla valorizzazione e sul recupero di alcuni dei segni del passato più antico: dalla Domus del Chirurgo, riscoperta e riconsegnata al pubblico nel 2007, alla recente inaugurazione del Visitor Center in Corso d’Augusto, all’importante recupero della domus che sottosta al Teatro Galli, che sarà visitabile e frequentabile e, in prospettiva, la possibilità di rendere pedonalizzabile e quindi proteggere un tesoro bimillenario quale il ponte di Tiberio. Segni di una Rimini antica che necessariamente si interfacciano con segni di una città più recente, ma non per questo meno importante: il caso della convivenza tra Ceis e Anfiteatro in questo caso è emblematica, una stratificazione che sovrappone epoche e storie differenti, ma entrambe di grande valore. Qui sta la scommessa, trovare il giusto equilibrio: e non si tratta solo di ‘equilibrismi’ politici, ma di un dato di fatto, di una necessità. Di casi del genere il nostro Paese è pieno, ma ogni caso fa storia a sé. E quello riminese è oggettivamente un caso particolare, dove su un patrimonio della storia, l’Anfiteatro, è cresciuta un’esperienza unica come quella del Ceis, patrimonio educativo della nostra città. Come tutelare e valorizzare entrambe?

Un eventuale trasferimento del Ceis non è un’operazione semplice: non si tratta solo di spostare, come vorrebbe qualche interessato ‘semplificatore’, qualche casetta di legno; qui si sta parlando di un vero e proprio pezzo di città nella città, che ha un valore particolare anche per le modalità e le forme in cui è stata realizzata, essendo una espressione concreta e tangibile di un modo di concepire la didattica e l’educazione, un modello educativo di riferimento e oggetto di studio a livello internazionale. Ogni ipotesi deve quindi tenere conto delle particolari caratteristiche che questa esperienza formativa presenta e che non può essere snaturata. Con questa consapevolezza, e consci della complessità che tale operazione comporta, ho ribadito come esista la disponibilità dell’Amministrazione a trovare un’alternativa valida all’attuale localizzazione. In questo senso si stanno ipotizzando soluzioni che possano rispondere alle esigenze della scuola. Le ipotesi di lavoro su cui l’Amministrazione sta ragionando riguardano l’area dell’ex vivaio Fabbri, soluzione già prospettata tempo fa e percorribile. Un’altra ipotesi su cui stiamo ragionando riguarda il percorso che l’Amministrazione ha avviato con Fs sistemi urbani per la riqualificazione della zona che si sviluppa a ridosso della Ferrovia, zona strategica di cerniera tra il mare e il centro storico. Un’idea di riqualificazione urbana che prevede anche di destinare aree alla realizzazione di un ‘polo formativo-educativo, culturale e scolastico’. Ripeto, siamo sempre nel campo delle ipotesi di lavoro, da verificare nel dettaglio in ogni aspetto in ragione della complessità del’argomento, partendo dal presupposto che lavoriamo per valorizzare e tutelare due ‘pezzi’ della storia della nostra città”.

 

 

 

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Ultimo aggiornamento

15/05/2023, 16:50