E’ stato l’assessore alle Politiche finanziare Gian Luca Brasini a illustrare questa mattina i due provvedimenti che ora andranno discussi nella prossima seduta del Consiglio comunale.
Tre sono sostanzialmente le azioni che l’Amministrazione comunale prevede - per una spesa di 66.711 euro nel 2018, 130.000 nelle annualità sia 2019 che 2020 – e riguardano l’affidamento in house alla società Lepida del contratto di gestione dei servizi informatici comunali, il GDPR General data protection regulation del Comune di Rimini, l’avvio dell’Ufficio sismica. Tra le spese previste nel primo punto anche la strumentazione informatica per l’acquisizione del servizio di raccolta delle segnalazioni relative a presunti eventi corruttivi. Si tratta del cosiddetto whistlebowling, la nuova piattaforma per la tutela dell’anonimato dei dipendenti che segnaleranno irregolarità sul lavoro.
La tutela del whistleblower, ovvero il dipendente che segnala illeciti o irregolarità nell’ambito di un rapporto di lavoro, era già contemplata tra le azioni dell’Amministrazione. Con l’entrata in vigore nel novembre scorso della nuova legge sul Whistleblowing – che amplia anche al privato e non solo al pubblico queste garanzie – il Comune di Rimini, grazie al finanziamento della spesa realizzato con la variazione di Bilancio, si dota di un canale alternativo di segnalazione idoneo a garantire, con modalità informatiche, la riservatezza dell’identità del segnalante, un software che - nel rispetto della legge e delle linee guida di Anac – potrà garantire il completo anonimato al dipendente che intende segnalare situazioni sospette (come presunti episodi di abuso d’ufficio, di corruzione o di ogni altra condotta illecita) al responsabile anticorruzione.
La Commissione ha anche licenziato favorevolmente il rinnovo del “Patto di sindacato di primo livello” di Hera s.p.a. per il triennio 2018 – 2021.
“Un passo importante – ha sottolineato l’assessore Brasini – per il ruolo che Rimini ha dentro una società capace di contribuire al presente e soprattutto al futuro di questa città. Nel giudicare una società di servizi bisogna stare ai fatti, e non bisogna cadere nella tentazione dl tifo. E restando ai fatti va detto che: Hera restituisce al territorio 103 milioni di euro di bilancio sociale, tra occupazione diretta (37 milioni) e affidamenti a imprese locali per 49 milioni di euro, gestendo servizi pubblici locali fondamentali. 103 milioni di euro tra ricaduta diretta e indotta rappresentano quasi un bilancio del Comune; sottolineo più volte questa cifra perché è un corrispettivo a mio parere molto più abbondante rispetto alla mera partecipazione azionaria di Rimini ad Hera, fissata come è noto all’1,37%. Questa sensibile e positiva ricaduta anche quest’anno passa sotto silenzio da un sistema socioeconomico complessivo, a partire dalle organizzazioni sindacali. Una cosa singolare, specie pensando a cosa avviene in altre realtà territoriali dove la governance attraverso fondi è straniera. Questa ricchezza è di un’intera comunità fondata sul passato, gestita nel presente, a disposizione per il futuro al di là della temporaneità di chi oggi amministra la nostra città.
Questo non significa che non si debba perseguire, con la massima attenzione, l'obbiettivo di economicità ed efficienza di servizi fondamentali per i nostri cittadini e ciò può essere conseguito anche grazie alle imminenti gare.
Il Comune di Rimini va quindi verso il rinnovo del Patto di sindacato per il prossimo triennio congelando 18.506.580 azioni della società ma tenendone a disposizione 1.878.628 nel caso di necessità straordinarie.”
L’assessore Brasini ha poi specificato nel suo intervento come l’attuale patto rispecchi pienamente gli indirizzi del referendum sull’acqua pubblica del giugno 2011, “in quanto tutta la filiera produttiva e gestionale è pubblica, come con Romagna Acque, o governata a maggioranza pubblica nell’ultimo tratto.”
“Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti – ha concluso Brasini – Rimini è per fare le gare non certo per garantire rendite di posizione e lo farà a breve perché ritiene che prima di tutto proprio per la stessa società da un punto di vista di sviluppo industriale del servizio non sia vantaggioso realizzarlo nelle more contrattuali “ dell'obbligo di servizio”."