In seduta solenne e con la partecipazione del Rettore dell’Alma Mater Studiorum Francesco Ubertini, il Consiglio Comunale ieri sera ha conferito la cittadinanza onoraria a Patrick Zaki lo studente dell'università di Bologna da oltre un anno sottoposto a carcerazione preventiva in Egitto.
Un conferimento – votato con 20 voti favorevoli e 9 astenuti - arrivato proprio nel giorno in cui la giustizia egiziana ha rinnovato per altri 45 giorni la detenzione per il giovane, arrestato a il Cairo il 7 febbraio 2020.
La cittadinanza onoraria è stata approvata su proposta del Sindaco e in accoglimento delle sollecitazioni arrivate da diverse realtà del territorio, a partire dall’Associazione “Sarà”, i cui rappresentanti sono stati ricevuti questa mattina in Residenza Comunale per la simbolica consegna dell’attestato che certifica che da ieri Patrick Zaki è un cittadino riminese. Una pergamena nel quale sono riportate le motivazioni alla base di questo atto:
“Per essere divenuto un simbolo della lotta universale contro la privazione dell'insopprimibile diritto alla libertà individuale, la violazione dei diritti umani e l'arbitrio nell'imporre una immotivata e ingiusta carcerazione;
Per essere uno studente dell'Università di Bologna, che ha una sua sede anche nella città dei Rimini, ed essere dunque un nostro studente universitario;
Perché Rimini, città decorata della medaglia d'oro al valore civile, si riconosce nei valori della pace, del rifiuto di ogni violenza e costrizione individuale e collettiva e, quindi, considera ogni persona sottoposta a privazione di libertà un suo concittadino”.
Il presidente di Sarà. Moreno Maresi ha ringraziato il Comune di Rimini, ultima e significativa testimonianza di un impegno che ha visto altre Amministrazioni della provincia ‘accendere una luce’ sulla situazione di Zaki e sulla necessità di tutelare e difendere i diritti fondamentali.
“Il 16 gennaio 1961 – ha sottolineato il Sindaco Andrea Gnassi nel suo intervento in Consiglio Comunale - l’allora presidente della repubblica Gronchi firmò il decreto con il quale Rimini veniva insignita della medaglia d’oro al valori civile perché, si legge nella motivazione: ‘fedele alle sue più nobili tradizioni subiva stoicamente le distruzioni più gravi della guerra e prendeva parte validissima alla lotta di liberazione, attestando, col sacrificio di numerosi suoi figli, la sua purissima fede in una Italia migliore, libera e democratica’. Migliore, libera, democratica. Ciò significa che la nostra città, in tutta la sua storia, ha difeso con ogni mezzo e sacrificio il valore della libertà. E oggi difende Patrick Zaki, studente dell’Università di Bologna, uno dei milioni di studenti che sono venuti all’Alma Mater per conoscere, costruire relazioni, aprire il proprio sguardo. Rimini non può stare ferma, non può tacere. Consideriamo la drammatica condizione di detenzione preventiva di Patrick Zaki incompatibile con il rispetto dei diritti umani. Quei diritti che la nostra comunità sente storicamente, culturalmente e socialmente suoi.
Vengono in mente le parole di un alto giovane studente: “Il nostro cervello, d’istinto, ci invita a distogliere l’attenzione dalle nostre colpe e a proiettarle sugli altri. Lo scontrino che non facciamo, il lavoro che non fatturiamo, la carta che gettiamo a terra, il treno che sporchiamo, sono tutte attività a nostro giudizio conseguenti dell’inefficacia del lavoro dello Stato nel nostro paese… Così si è deciso, magari spinti dall’algoritmo che te lo dice, che siamo schiavi della Germania. Parlandone al bar nessuno riesce a spiegarsi il perché, se non adducendo a Berlino maggior ricchezza e occupazione, come se i meriti altrui fossero sempre la conseguenza di un furto”. Lo ha scritto Antonio Megalizzi, il ragazzo italiano ucciso nel 2018 fa in un raid terroristico a Strasburgo. Erano parole lucide, di libertà. È uno dei tanti ragazzi italiani che ha combattuto paura e rassegnazione con il sogno dell’Europa; è la ‘generazione Erasmus’ che ha nei sogni, nella libertà, nel coraggio, nel rispetto delle regole, nell’assunzione di una responsabilità per migliorare l’Europa e il Paese, la spinta per realizzarsi. Lo stesso oggi vale per Zaki.
Trovo significativo e potente il fatto che sia un’associazione culturale riminese, Sarà., alimentata dalle idee, dalle proposte, dall’entusiasmo di tanti giovani ad avere sollecitato la cittadinanza onoraria di Patrick Zaki. È anche questo un segno distintivo di coraggio e un’affermazione di libertà che va colto dalla politica in tutta la sua purezza. Ed è un segno che rimarca un fatto che troppo spesso dimentichiamo: potere esprimere la propria opinione, senza per questo subire ingiuste conseguenze personali, è cosa tutt’altro che banale e quotidiana. È un valore da tutelare, senza delegare altri nel farlo”.
Il sindaco ha poi ringraziato il magnifico rettore Francesco Ubertini, “tra i promotori sin dall’inizio di una campagna rivolta a tutelare la libertà e la possibilità di studiare e di esprimere la propria opinione. Rimini compie questo gesto simbolico per Zaki e per tutti i ragazzi che studiano e verranno a studiare nella nostra università. Questi ragazzi sono parte di una comunità”.
Il rettore Francesco Ubertini, ringraziando il Comune di Rimini per l’iniziativa, ha ripercorso le tappe della vicenda di Patrick Zaki, arrestato il 7 febbraio 2020 all’aeroporto del Cairo, mentre stava tornando a casa per un breve periodo di pausa prima di iniziare il suo secondo semestre di studi all’Università di Bologna, dove si era iscritto al Master europeo GEMMA in Studi di genere e delle donne. Patrick era arrivato in Italia nel settembre 2019 con una prestigiosa borsa di studio Erasmus Mundus, ottenuta dopo un rigoroso processo di selezione che ha visto quasi seicento domande da parte di studentesse e studenti di tutto il mondo.
“Nei mesi che ha trascorso nelle aule del nostro ateneo –ha spiegato Ubertini - Patrick ha condiviso il desiderio di conoscenza e la volontà di formarsi nella direzione di uno scambio interculturale, senza mai dimenticare la difesa dei diritti della persona, l’inclusione e il rispetto delle diversità come fonte di ricchezza umana, sociale e culturale. Patrick è un giovane coraggioso, leale e forte, ma abbiamo tutti paura che questi lunghi mesi di detenzione e di profonda incertezza sulla sua salute, rendano la situazione ancora più drammatica. All’indomani dell’arresto organizzammo una marcia studentesca, dal cuore della zona universitaria fino a Palazzo d’Accursio. Fu un momento molto toccante e da allora la nostra attenzione è costante, così come è immutata la speranza che la richiesta di Patrick di tornare alla sua vita possa essere ascoltata. Tante associazioni e istituzioni del nostro paese e del mondo intero si sono unite a noi, tanti cittadine e cittadini di tutta Italia ci hanno scritto a testimonianza di quanto sia fondamentale il livello di conoscenza e l’amore per quello spirito critico che è il vero motore di cambiamento e abbattimento di cechi assolutismi. Lasciatemi enfatizzare lo spirito della nostra comunità, che da quasi mille anni protegge i suoi strumenti e che ha il coraggio di alzare la voce e di battersi per loro. Non sempre accade. Il conferimento della cittadinanza onoraria – ha concluso il Rettore - non è solo un atto simbolico. È il modo più alto con cui la comunità riconosce Patrick, e con lui gli studenti, come parte dì sé. È un modo per non lasciarlo solo, per non dimenticare. È un modo per chiedere giustizia, nel rispetto dei diritti umani culturali e civili”.
Il Consiglio Comunale è stato introdotto dalle parole del presidente del Consiglio Comunale Sara Donati, che ha sottolineato come “quando si tratta di verità, di giustizia e di diritti umani, occorre battersi. Rimini è una città accogliente, aperta, legata alle tradizioni così come alle innovazioni. Rimini ha saputo negli anni lanciare segnali forti anche fuori dai suoi confini, attraverso i potenti strumenti dell'arte, simboli di libertà, di espressione di sé, di autodeterminazione. Per questa ragione il conferimento della cittadinanza onoraria a Patrick Zaki non rappresenta un mero riconoscimento. È un grido al quale ci uniamo, che accomuna studenti, studiosi, artisti e attivisti dei diritti umani. Una mobilitazione, un grido che parte in Italia, dalle università e dai Comuni, dalle associazioni, che ha trovato ampia condivisione anche nel nostro territorio, e non si è spento con l'arrivo della pandemia grazie all'impegno di tante realtà. A queste si accompagna la pressione della Farnesina, il lavoro diplomatico che ancora però non ha esordito la scarcerazione di Patrick Zaki, per questa ragione ho sottoscritto anche la richiesta indirizzata al Presidente del Consiglio Draghi e al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la concessione della cittadinanza italiana. Dicono che il peggior incubo per un prigioniero politico sia essere dimenticato. Ecco, a Rimini non dimentichiamo Patrick”.