In un Paese normale, la disponibilità delle istituzioni verso altre istituzioni dovrebbe essere/sarebbe la normalità che non fa notizia. Evidentemente oggi, in Italia, così non è, oramai abituati a esponenti di governo a qualsiasi livello che sopra il vestito istituzionale indossano la casacca del proprio partito o schieramento, neanche più celando dietro cortine retoriche la prevalenza di interessi del secondo sul primo. Il risultato civile più che politico di tale ‘confusione di ruoli’ è un clima generale ostile a iniziative di integrazione per il ripristino di condizioni lecite, perché sbatacchiato da innumerevoli strumentalizzazioni anche istituzionali, poco interessato al ‘problem solving’.
La disponibilità del Ministro, che è la disponibilità dovuta da un uomo delle istituzioni al di là della bandiera di partito, evidenzia come su questa e su ogni altra tematica si debba agire secondo le leggi, l’interesse pubblico e la dignità delle persone, rispettando il principio costituzionale che non discrimina nessuno in base all’appartenenza, al sesso, alla religione. Nel caso specifico illustreremo volentieri al Ministro il senso di una iniziativa che sta dentro il solco delle leggi europee, italiane e regionali e vuole risolvere un problema storico di questa città in piena coerenza con disposizioni legislative ad ogni livello, sancendo allo stesso modo diritti e doveri da parte delle sei famiglie aderenti. Niente campi nomadi piccoli o grandi, nessuna via Islanda con quella immagine indecente di campo, ma un’integrazione vera fondata su soluzioni unifamiliari, diffuse sul territorio, con pagamento del canone di locazione e la sottoscrizione di un patto/contratto la cui violazione porta a una revoca del diritto concessorio. Abbiamo detto che questa è la sola, unica soluzione concreta per mettersi alle spalle un contesto di degrado e trasformare una situazione pericolosa per chi vi abita e fuori da ogni legge in una prospettiva di inserimento sociale e civile. Crediamo che una volta spiegato nel dettaglio, ogni uomo che rappresenta le istituzioni e i cui riferimenti siano le leggi e l’interesse della comunità, non potrà che convenire su un percorso che tende a richiedere e a rispettare regole precise da ognuna delle parti coinvolte. Se il Ministro supportasse una procedura già incardinata, saremmo soddisfatti nella misura, come abbiamo accennato prima, che questo in un Paese civile dovrebbe essere la normalità e non l’eccezione. Se invece così non dovesse essere (e ovviamente l’auspicio è che questo non sia), e tutto ciò diventasse l’ennesima palestra per scontro reciproco e propaganda politica, prenderemmo atto che verremmo meno al nostro dovere di donne e uomini delle istituzioni che onorano il Paese e la patria, indipendentemente dalle appartenenze politiche.
Tutto ciò premesso, è chiaro che le istituzioni dialogano e si confronto nelle sedi e con i canali ufficiali. In tal senso il comune di Rimini seguirà istituzionalmente questo percorso per ogni confronto riguardante l’interesse della comunità riminese, che presuppone un coinvolgimento del livello governativo. Nel caso specifico, con il coinvolgimento anche della Regione Emilia Romagna, alla cui legge e progetto d’integrazione il Comune di Rimini ha aderito”.