L’atto, così come deciso di recente in accordo con la Procura, raggruppa in un’unica denuncia gli inadempienti, cioè i gestori che nonostante gli avvisi e i solleciti, non hanno regolarizzato la loro posizione, rendendo più semplice e più efficace il contrasto all’illecito. Nella denuncia a carico dei gestori inadempienti l’Amministrazione indica due ipotesi di reato, sia appropriazione indebita (ex art 646 del codice penale), sia peculato (ex art. 314 c.p). Spetterà poi all’autorità giudiziaria competente decidere l'effettiva fattispecie di reato configurabile.
“L’azione di recupero dell’imposta non versata è fondamentale – evidenzia l’assessore al Bilancio Gian Luca Brasini – perché consente di ristabilire equità ma soprattutto perché consente di far emergere chi si comporta in maniera disonesta, danneggiando la stragrande maggioranza degli operatori che invece operano nel pieno rispetto delle regole. Comportamenti sleali e illegali che oltretutto provocano un danno alla città intera, perché privano Rimini di risorse destinate ad essere investite in opere e iniziative che creano attrattività e benessere diffuso”.
Le ultime dieci denunce si aggiungono alle circa cento presentate in cinque anni dall’Amministrazione Comunale, per un ammontare di circa 700 mila euro di imposta evasa. Le denunce spesso sono un fattore decisivo: circa un terzo della somma non corrisposta, quindi intorno ai 250mila euro, è stata riversata a seguito delle querele avanzate dal Comune. Una sessantina invece i gestori inadempienti nonostante la denuncia e per i quali la Procura della Repubblica ha già chiesto il rinvio a giudizio.