Presenti il Prof. Carlo Lucchesi, Direttore della Biblioteca Civica Gambalunga, il Prof. Gino Ravaioli, R(egio) Ispettore on.(orario) ai monumenti, il Geom. Cesare Mengozzi, assistente presso la civica biblioteca, Mussoni Luigi inserviente della stessa e i muratori Lunedei Cesare e Paci Dino che hanno eseguito il lavoro, si è proceduto al recupero del Crocifisso d’oro della maniera di Benvenuto Cellini.”
E’ il 21 agosto del ’45, la guerra è terminata da alcuni mesi e Carlo Lucchesi, direttore della Biblioteca Civica Gambalunga, ritiene, dopo il dramma del passaggio del fronte e i 382 bombardamenti che hanno devastato la città, sia venuto il momento di recuperare uno dei reperti più preziosi della storia di Rimini, quel Crocifisso d’oro attribuito a Benvenuto Cellini donato al Comune di Rimini dal cardinale Michelangelo Tonti dopo la sua elezione a Vescovo di Cesena il 27 marzo 1612. Un bene preziosissimo che “il Prof. Lucchesi nell’ottobre del 1943 – si legge nel verbale che attestava il recupero depositato negli archivi della Biblioteca Civica Gambalunga sottoscritto dai sei presenti – aveva sotterrato in un angolo del cortiletto della biblioteca suddetta, diligentemente racchiuso in una cassetta di zinco saldata con fiamma autogena.”
E’ una delle tante storie che a 400 anni dalla sua nascita la Biblioteca Civica Gambalunga, la prima biblioteca pubblica d’Italia, conserva tra il proprio patrimonio di conoscenza insieme a tanta parte della storia cittadina. Merito del ricco e colto mecenate riminese Alessandro Gambalunga, che nel 1619 ha destinato alla città il suo Palazzo e la sua biblioteca, affinché fosse aperta a tutti, senza distinzioni di censo e religione, mostrando consapevolezza del prestigio che ne sarebbe derivato per il suo nome, ma anche attenzione per il bene pubblico e fiducia nella capacità di riscatto della cultura. E’ da quattrocento anni, infatti, che in questa Biblioteca batte il cuore della città. Un anniversario, un compleanno che il Comune di Rimini, avvalendosi del contributo di idee e intelligenza di un comitato scientifico d’eccezione, si appresta a celebrare in modo del tutto speciale a partire dal 23 aprile 2019, data simbolo scelta per essere la Giornata mondiale del libro.
Quella raccontata nell’epistolario conservato negli archivi della Gambalunga è solo una delle mille storie che nel corso dei suoi 400 anni di vita la biblioteca ha vissuto, ma sicuramente una delle più emozionanti che rimandano, per argomenti e ambientazioni, al fascino della miglior letteratura o cinematografia, dal “Nome della Rosa” alla “Nona porta”, all’ “Isola del tesoro”. Sì, perché nella storia del “Cristo d’Oro”, come nei migliori thriller, compare anche l’esistenza di una traccia, probabilmente una piantina, nascosta tra gli archivi della biblioteca che Lucchesi tracciò per far sì che in qualsiasi caso, in qualunque frangente rimanesse una traccia che consentisse di recuperare il prezioso crocifisso dopo averlo nascosto in un punto segretissimo e inaccessibile del Palazzo Gambalunga: “Solo ne lasciai cenno, per umana prudenza, negli atti della Biblioteca”. Un accorgimento che oggi può far sorridere ma che letto con gli occhi d’allora, non dovette apparire assolutamente superfluo, anzi. Rimini dal novembre 1943 al settembre ’44 fu sottoposta a 396 bombardamenti aerei, navali, terrestri, il primo dei quali il 1° novembre del ’43 a solo poche settimane dall’avventuroso sotterfugio. Le bombe furono impietose, ben poco della città fu risparmiato e tra questi, fortunatamente, il Palazzo Gambalunga e quella parte del suo patrimonio inestimabile che non era stata portata al sicuro, a Covignano prima e a Torricella poi. Una fortuna immensa se si pensa alla sorte che toccò alla seminario vescovile, solo dall’altra parte di via Tempio malatestiano che lo stesso Alessandro Gambalunga racconta nel suo testamento di vedere dalle stanze da basso della “sua” biblioteca “che sono dirimpetto all’habitazione del Seminario.”
Fu il Commissario Prefettizio Bianchini – racconta Lucchesi rispondendo formalmente al Sindaco Arturo Clari che subito all’indomani della Liberazione, nel dicembre del ’44, chiedeva conto del crocifisso – che, quando la Cassa di Risparmio avvertì il Comune che declinava ogni responsabilità inerente al deposito, “volle affidare personalmente a me il prezioso oggetto affinché cercassi in ogni maniera di salvarlo; e io, chiusolo in una scatola di zinco ermeticamente sigillata con saldatura autogena, lo collocai in un punto segretissimo ed inaccessibile del palazzo Gambalunga, che è rimasto inviolato.”
Un punto segretissimo che Lucchesi condivise prudentemente, oltre con il segno nascosto nell’archivio, con il solo Augusto Campana “col vincolo dell’assoluto segreto”. Scelse così di “sotterrarlo in un cortiletto interno a Palazzo Gambalunga che serve da ripostiglio per i rifiuti della Biblioteca.” E continua – “Fingendo pertanto di dover esplorare le fondamenta del palazzo e usando molteplici accorgimenti, condussi il lavoro in modo che né i muratori da me adibiti, né gli impiegati stessi della Biblioteca seppero o sospettarono mai la realtà della cosa.” Tutte precauzione che consentirono con sollievo di mettere a verbale il 21 agosto 1945 come “aperta la cassetta il Crocifisso fosse apparso integro in tutte le sue parti.”
“Il Cristo crocifisso sulla croce, con il capo reclinato sulla spalla destra ed il perizoma sui fianchi” – come racconta la sua scheda storica - è un oggetto complesso, formato dalla figura di Cristo a tutto tondo in oro, montato su una croce in legno ebanizzato, un cartiglio in oro e una placchetta in oro sbalzato, raffigurante la Deposizione. Sfuggito alle razzie napoleoniche, dal 1916 venne custodito nelle cassette di sicurezza della locale Cassa di Risparmio, tranne il periodo 1943-1945 in cui, allo scopo di salvarlo, venne seppellito nel cortile della Biblioteca Gambalunga. Alla fine della seconda guerra mondiale, è stato nuovamente ricoverato nella casetta di sicurezza della Cassa di Risparmio fino al 1990, per tornare ad essere esposto al secondo piano del Museo della Città di via Tonini.
Gli studi più recenti di Andrea Di Lorenzo, conservatore presso il Museo Poldi Pezzoli di Milano ma che lega le sue origini a Rimini, hanno fatto nuova luce Crocifisso d’oro donato ai “Consoli” della città dal cardinale riminese Michelangelo Tonti nel 1612, riconducendo il Crocifisso esposto a Rimini, l’unico realizzato interamente in oro e già attribuito dalla tradizione popolare a Benvenuto Cellini, a un abile orafo manierista tosco-romano della fine del Cinquecento vicino al Giambologna.