“Con delibera di Consiglio comunale del 12 aprile 1946 viene ufficialmente ordinato dalla municipalità di Rimini l’insediamento del ‘Giardino d’infanzia Italo-Svizzero al nome di Bordoni Remo’, disponendo come ‘l’amministrazione comunale si assume l’onere del collocamento in opera, della sistemazione dell’area assegnata nella zona dell’ex Anfiteatro Romano, della fognatura, acquedotto, luce ecc colla spesa di lire 2.980.000 finanziata dal Provveditorato regionale Opere Pubbliche’.
Comincia da allora la straordinaria storia di educazione, socialità, relazioni, valori che lega Rimini e la sua comunità a Margherita Zoebeli e al CEIS. Dalle macerie della guerra, questa città è rinata anche grazie all’esperienza educativa senza precedenti in ambito mondiale del Centro italo-svizzero, un patrimonio a tutti gli effetti pubblico e di comunità che con la sua attività e la sua presenza arricchisce da oltre 70 anni Rimini, l’Emilia Romagna e la didattica italiana. La grande scuola della pedagogia attiva, nata in questa regione, ha trovato forza, ispirazione, esempio proprio dall’esperienza unica del CEIS.
E’ per antonomasia ‘lo spazio che educa’, la cui storia e la cui particolare natura architettonica non meritano gli avvitamenti di dibattiti precostituiti.
Questo luogo merita la serietà e la profondità di studi e analisi che vengono riservati a casi analoghi di recupero storico e archeologico. Le campagne di scavi, sovraordinate dalla Soprintendenza, che hanno preceduto la riqualificazione dell’area del castello malatestiano e del teatro Galli dimostrano perfettamente come, prima di ogni cosa o discorso, per procedere in qualsiasi direzione serva prioritariamente capire l’esatta dimensione e sostanza del ‘contenuto’. E’ un elemento questo non aggirabile per trattare adeguatamente la particolare natura architettonica del CEIS che, a detta di studiosi e urbanisti che su questo hanno scritto libri e interventi specialistici, ha garantito nel corso dei decenni, una ‘conservazione attiva’ del posto, rendendolo speciale rispetto ad altre situazioni, a Rimini come in tutte le altre città del Paese, in cui la ricostruzione post bellica ha reso per sempre irrecuperabili aree e beni storici e archeologici. Gli esempi, purtroppo, non mancano anche nella nostra città.
Ogni discorso sul CEIS deve partire da cosa è il CEIS e da quello che rappresenta il CEIS per Rimini e per tutto il panorama internazionale che ruota intorno al tema educativo. E’ bene ogni volta ribadire questo concetto- il ruolo pubblico e di comunità del Centro italo svizzero- allorché ciclicamente si torna a discutere dell’istituto. Sia per il presente che soprattutto per il futuro.
L’amministrazione comunale di Rimini sarà sempre al fianco e sosterrà il Centro e la sua esperienza educativa e didattica per evidente interesse pubblico. Questo semplicemente perché il CEIS costituisce uno dei primi esempi di sussidiarietà che la nostra Costituzione riconosce ed esalta nell’articolo 118. Dove l’iniziativa, la volontà del privato- privato animato da valori positivi- affianca e sostiene l’azione del pubblico. In questo senso la strada da percorrere, e che l’amministrazione comunale percorrerà, nel medio periodo è una: valorizzare il CEIS e valorizzare l’area archeologica su cui dal 1946 insiste legittimamente. E’ esclusivo interesse dell’intera comunità riminese portare avanti questo percorso congiunto. Lo è per dare continuità alla consistente opera di valorizzazione del patrimonio storico in atto che proprio pochi giorni fa, ultimo esempio, ci ha permesso di inaugurare una nuova, grande testimonianza archeologica nell’area sottostante il teatro Galli. Lo è per permettere al CEIS di proseguire e potenziare la sua attività didattica. Su quest’ultimo aspetto viene ribadito come la prossima rigenerazione della vicina area stazione, che passa innanzitutto da un accordo tra RFI e Comune di Rimini ormai pronto per la sottoscrizione, preveda nel suo ambito anche un grande spazio ad uso scolastico. Sul recupero dell’anfiteatro romano abbiamo già dato alla Soprintendenza la disponibilità a ragionare di un adeguato progetto di valorizzazione. Un progetto sul quale dovrà essere lo Stato a fare la sua parte, senza tentennamenti e indugi, visto che per legge la proprietà è ascrivibile al Demanio.
La città coglierà anche questa opportunità, perché di opportunità si tratta, così come sta cogliendo le opportunità di recuperare i contenitori culturali e aprire spazi inediti all’arte, alla cultura, alle relazioni. E’ una sfida che deve essere percorsa, con responsabilità e entusiasmo. E che l’amministrazione comunale percorrerà, sostenendo il CEIS e il suo valore perché ad esso la comunità deve molto e molto ancora è destinata a ricevere. Le attività di verifica e di ricostruzione dell’evoluzione di un vero e proprio giacimento educativo e culturale vanno condotte come la legittima occasione anche di rileggere la storia e l’evoluzione degli ultimi 70 anni di utilizzo del territorio. Mettendo in rilievo l’evoluzione delle norme che disciplinano l’assetto territoriale, le diverse sensibilità perseguite dall’interesse pubblico, e richiedendo riflessione, interpretazione e partecipazione da parte di tutti i soggetti interessati. Verifiche e letture che, procedendo secondo legge, nei tempi e nei modi disposti dalla legge, devono aiutare l’analisi del presente, partendo dalla storia della città.”.