La scomparsa di Marilena, nata nel 1932, lascia nei riminesi un dolore infinito ma anche la consapevolezza di aver avuto l’onore di conoscere una persona straordinaria, meravigliosa nei suoi slanci, nel suo altruismo sobrio, discreto, quotidiano, volutamente lontano dai riflettori. Una vicenda partita da Rimini, dalla provincia, all’interno di una famiglia numerosa, ispirata da una profonda religiosità, maturata nell’Azione Cattolica, poi diventata dal 1963 impegno generoso e testimonianza cristiana attraverso la vocazione missionaria con lo specifico desiderio di aiutare i più poveri. Cristo come ispirazione, i più deboli come ragione di vita, medico il suo mestiere; e proprio nei paesi africani più poveri, Marilena Pesaresi seppe costruire il suo capolavoro di altruismo, realizzando in Zambia e Zimbabwe quelle strutture ospedaliere che là non esistevano, salvando la vita a migliaia di donne, uomini e soprattutto bambini. Ha dato amore, speranze e vita a intere popolazioni, facendo sì che il suo meraviglioso spirito solidaristico si strutturasse fino a diventare fondazione e raccogliendo intorno a sé altri medici, anche riminesi, che ancora oggi prestano il loro servizio nel mezzo di veri e propri inferni, privi di ogni cosa.
Nel 1998, il Comune di Rimini conferì a Marilena il Sigismondo d’Oro. Vale la pena ricordare le motivazioni del riconoscimento: Donna dal cuore grande, come la definisce la sua gente d’Africa, ha tradotto la generosità e lo spirito cristiano vissuti in famiglia e nell’Azione Cattolica in un servizio generoso, altamente qualificato e costruttivo nelle numerose realtà in cui ha prestato la Sua opera come medico missionario; Si è fatta mente attenta e braccio peroso, ottenendo importanti riconoscimenti e coinvolgendo spiritualmente e mentalmente nell’attività missionaria anche la Sua città d’origine, in una catena di solidarietà che ha offerto ai riminesi l’opportunità di crescere ell’attenzione alle realtà socialmente e economicamente più povere. Nello Zimbabwe, la dottoressa riminese era stata soprannominata ‘leone che sa’. Per la sua determinazione, per il suo carisma, per la capacità di coniugare ad ogni istante la conoscenza medica con l’amore verso gli altri. Un esempio senza tempo che adesso, nel momento in cui il cuore soffre per la sua scomparsa, risplende ancor di più in tempi come quelli odierni in cui anche l’altruismo più disinteressato crea indifferenza se non aperta ostilità. Di lei Rimini si ricorderà in eterno, la giovane ragazza dell’Azione Cattolica che un giorno è partita per l’altro capo del mondo, con un bagaglio enorme di amore e speranza, poche certezze se non sapere che il suo posto era là. Per insegnare a noi che siamo qua come si fa e si dovrebbe fare, in Africa, come a casa nostra, a Rimini e in Italia.
Ringraziandola per il tanto che ci ha dato e che, grazie alla sua opera, continuerà a darci, siamo sicuri che il suo cuore non smetterà mai di battere per noi, per gli altri. Leone che sa non se ne è andato, continua a
vegliare sui più deboli, in Africa come nella nostra città.
Grazie, Marilena”.